Il trionfo del populismo

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E’ il momento del populismo e non solo in Italia. Salvini e la Meloni cavalcano alla grande l’onda lunga del favore delle masse (quelle che affollano le piazze e utilizzano i social) accarezzandone i sentimenti meno nobili, infondendo paure, denigrazione per il diverso, l’ebreo (sintomatico il disprezzo –nel recente episodio del Senato – per l’ottantanovenne senatrice Segre, scampata miracolosamente al lager nazista), l’immigrato che “ruba loro agli italiani e minaccia la loro sicurezza. Tutto a colpi di selfie, di slogan di paure, nascondendo l’ odio razziale, l’antieuropeismo, l’anti euro, il nazionalismo che li costringerà all’isolamento in una società globalizzata nella quale l’Italia da sola e con una economia basata su un enorme debito pubblico, non andrebbe da nessuna parte.  Abbassare le tasse a tutti, senza toccare i servizi, chiudere i porti, fare leggi di bilancio sull’aumento del deficit e del debito pubblico è il loro vero obbiettivo. La loro comunicazione politica è fatta di gesti di selfie di contatti con gli elettori, di comizi Solleticano le masse invece di guidarle e orientarle, confondendole con il Popolo dal quale- dicono- traggono consenso e legittimazione. Il potere che si fonda sulle masse, come la storia ha dimostrato, non dura a lungo. Esse possono passare dalle grida osannanti di piazza Venezia al Duce che dichiarava la guerra, all’oltraggio del suo corpo in piazzale Loreto. E, storia più recente e meno drammatica, sono caduti in poco tempo, Berlusconi, Renzi e, Di Maio. Il contesto degradato ed umiliato nel quale agisce la politica, oggi ridotta a cinica e falsa propaganda, alimentato da una televisione che gli fa da coro (con molti giornalisti schierati e succubi dei potenti alla Bruno Vespa) che spesso dimenticano l’eticità professionale invocata dal filosofo Popper, e dalla esultanza di grandi masse che si affidano all’Uomo nuovo capace –secondo una convinzione fideistica- di tirarli fuori dai guai, li favorisce anche perché il PD ha perso il rapporto con i suoi elettori tradizionali (come nelle acciaierie di Terni) i lavoratori e il mondo del lavoro, anche per colpa di Renzi che lo ha stravolto e il resto della sinistra continua a essere diviso e a differenziarsi  e Forza Italia, che pure rappresentava una destra moderata,sta seguendo Berlusconi nella sua caduta verticale.

Il passato insegna che gli uomini del destino, fanno immensi danni e durano poco. I populisti ancora meno. Berlusconi con tutta la sua potenza di fuoco delle sua ricchezza, delle sue televisioni e di quelle controllate, è durato meno di venti anni; Renzi, che pur aveva ingenerato una forte speranza di cambiamento dentro e fuori il partito, ancora meno, anche se non domo, ci riprova, non avendo la stoffa di un Fanfani (il RIECCOLO dei ritorni), né un grande partito alle spalle. Non parliamo di Di Maio, altro populista che crede di governare con gli slogan e che si è dimostrato assolutamente inadeguato alle funzioni che riveste e ha fatto perdere al suo movimento i due terzi del consenso.

Purtroppo questi due continuano a far danni e a comportarsi in modo irresponsabile, come le vicende sulla legge di bilancio ampiamente dimostrano. Renzi mette in discussione tutto, perfino Conte, come se fosse l’ago della bilancia e il vero premier, pur non avendo voti e legittimazione. Di Maio vuole fare come faceva Salvini nel governo giallo verde: governare e fare opposizione e sfiora il ridicolo quando minaccia elezioni che lo cancellerebbero dalla scena politica.

Il PD deve dire basta. Deve contrastare Renzi e mettere a tacere Di Maio. Sfidarli a votare contro invitando Conte a mettere sempre la fiducia. Ma deve fare di più: andare oltre e ritrovare la sua identità ed i suoi valori tradizionali: proporre un progetto di società, e promuovere vere riforme e riunificare l’intera sinistra, parlando il linguaggio della verità. Forza Italia è finita e, con essa, una destra moderata e liberaldemocratica. Non resta che Il mondo cattolico che, con il beneplacito della Chiesa più avveduta, sta riorganizzandosi. I centri cattolici (Politica Insieme, Rete Bianca, Costruire Insieme) hanno lanciato un manifesto e si accingono a formare un partito di centro che non si riconosce nella destra di Salvini né nel PD che – dicono – ha abbandonato il collegamento con il mondo del lavoro.

Se il PD ritrova se stesso, l’alleanza con il centro dei cattolici e quella parte della società civile che ragiona ancora con la propria testa, si può fare e in Italia e le cose potrebbero cambiare. Ma bisogna fare in fretta. Di tempo ne è rimasto poco. Solo in questa logica ha senso il governo Conte.

di Nino Lanzetta