Il voto e le carte di Renzi

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Tra i modelli di Renzi c’è un toscano illustre Amintore Fanfani grande protagonista dell’Italia del boom economico. Oggi come allora il paese deve risalire la china e per questa ragione il premier continua a ripetere che è tempo di dire basta ai piagnistei. Il Presidente del Consiglio rivendica i risultati ottenuti e spiega che sono state fatte la riforma del lavoro, quella della pubblica amministrazione, la legge elettorale e le riforme costituzionali sono in dirittura d’arrivo. La direzione di marcia dunque – secondo l’esecutivo – è tracciata. I risultati sono evidenti ed è per questo che il nostro paese è considerato solido e in grado di attrarre investimenti stranieri. Eppure le difficoltà restano e gli esponenti di primo piano del PD guardano con una certa apprensione alle prossime amministrative. Nel 2016 si voterà a Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e altre grandi città. Sarà un altro importante test per il governo Renzi. Una battaglia dura ed impegnativa che darà indicazioni chiare anche per la “guerra” delle politiche in programma nel 2018. La grande differenza rispetto al passato è che la partita non ha due protagonisti ma tre. Il partito democratico deve infatti fronteggiare sia il centrodestra come è avvenuto in passato, che il Movimento Cinque Stelle. I grillini sono la vera novità di questi ultimi anni. Giocano un ruolo da comprimari il centro di Alfano e la nuova sinistra di Vendola e Fassina. A differenza del 2013 i cinque stelle non sono più il movimento di Grillo e Casaleggio altri personaggi si sono imposti e l’aver sfruttato la televisione come mezzo per farsi conoscere ha indubbiamente allargato la platea dei consensi. Stanno beneficiando inoltre delle inchieste giudiziarie, a partire da Mafia Capitale, che hanno consolidato nell’elettorato la sensazione che chi vuole davvero cambiare deve votare per l’unico movimento non compromesso con il passato. Nonostante questa percezione favorevole gioca a svantaggio dei cinque stelle l’essere troppo schiacciati sul presente. Vanno pesantemente all’attacco di ogni proposta ma, al di là del reddito di cittadinanza, non propongono argomenti alternativi. Starà a loro dimostrare che non sono solo una forza capace di protestare ma anche di governare. Una ricerca del sociologo Ilvo Diamanti mette in evidenza proprio questo aspetto e sottolinea che “il Movimento cinque stelle non sembra più condannato al ruolo dell’opposizione non alternativa. Certo, due terzi degli elettori pensano che non sarebbe in grado di governare. Ma quasi la metà lo ritiene, al contrario, adeguato, in caso di vittoria, ad amministrare le grandi città dove si vota l’anno prossimo. Un’idea condivisa da quasi tutti gli elettori del Movimento. Due anni fa non era così. I cinque stelle erano percepiti solo come voto di protesta da quasi tutti gli elettori italiani. Ma i tempi cambiano. E il clima di insicurezza, alimentato dal terrorismo, vicino e lontano, contribuisce a modificare, ancora, e profondamente, il nostro sentimento politico. Anzi: i nostri sentimenti”. Dunque in attesa che il centrodestra oggi frammentato trovi davvero l’unità il duello al momento sembra tra PD e grillini. Renzi dovrà fronteggiare le spinte innovative e anti casta dei cinque stelle e per questo punta sulle riforme. Vuole dimostrare che questo governo si sta battendo per ridurre i parlamentari e rendere più moderne le istituzioni. Sarà questa la carta principale che il Presidente del Consiglio calerà sul tavolo delle elezioni che dovrà però viaggiare di pari passo con la capacità di riprendersi il partito che non può funzionare solo come controcanto all’azione di Palazzo Chigi.