In 35.000 per lo Sponz e ora si guarda a Matera 2019

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Una settimana di albe e di notti vive come giorni, di concerti e di lezioni ripetute, di performance e di installazioni artistiche, nel segno del rovesciamento e della ri-creazione del mondo tra i vicoli e le grotte di Calitri, sulle sponde del lago delle canne, a Borgo castello o all’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi. E’ stato ancora una volta un successo lo SponzFest, alla sua quinta edizione, conclusosi domenica 27 agosto sotto la direzione artistica di Vinicio Capossela, che dalla data del suo inizio – lunedì 21 agosto – ha toccato cifre record e raddoppiato le presenze rispetto alle passate edizioni: secondo le prime stime, sono circa 35.000 coloro che hanno abitato questo folle mondo al rovescio, urlando il grido di battaglia “All’incontrer!”. Un flusso continuo di persone di ogni età e provenienza geografica che ha riempito il corso e le piazze di Calitri, rendendo brulicanti di vita spazi spesso vuoti per gran parte dell’anno. Tutto esaurito, già parecchi giorni prima dell’inizio del festival, nelle strutture ricettive di Calitri e dei paesi limitrofi come Bisaccia, Aquilonia, Andretta, Melfi, Caposele, Pescopagano e Sant’Andrea di Conza mentre da capogiro sono i numeri registrati nel web: nel solo mese di agosto, 116.000 visitatori sul sito ufficiale, poco meno di 150.000 visualizzazioni dei video nella pagina facebook e oltre 265.000 interazioni per una copertura complessiva che supera la quota dei 370.000. Le poesie di Majakovskij e le letture sonorizzate di Massimo Zamboni hanno aperto lo Sponz Fest 2017 e preparato gli animi al primo dei tre concerti all’alba, dove il magico duo Xylouris White ha fatto sorgere il sole al suono di batteria e liuto. Ma le altre serate non sono certo state da meno: la magia della musica antica di Federico Maria Sardelli , il concerto all’alba del “figlio del vento” Fabio Mina, la travolgente Notte del tamburo con lo sciamano Antonio Infantino. E poi, la serata resistente con la chitarra rovente di Marc Ribot e il sax rivoltoso di Daniele Sepe, a cui è seguita l’irrefrenabile quadriglia del centenario della country star Tonuccio and his Pink Folk. Sabato sera è stata poi la volta della Gran Parata del ’17 con Vinicio Capossela, Emir Kusturica & The No Smoking Band e la fanfara russa dei Dobranotch, seguita dal concerto a sorpresa, a notte fonda, del violoncellista Mario Brunello e dal commovente omaggio a Jeff Buckley di Alessio Franchini al sorgere del sole. La domenica, si è compiuto il rovesciamento finale, con il raggiungimento del mondo infero con Marco Martinelli ed Ermanna Montanati del Teatro delle Albe* e il sovvertimento della musica sacra medievale di Giovannangelo De Gennaro per la conclusiva Festa dei Folli. Pienissime di attività le giornate “sponzanti”: laboratori, proiezioni, le installazioni di SponzArti, la sezione dedicata all’arte contemporanea. E fra i grandi punti di forza di questa edizione, la grande novità della Libera Università per Ripetenti, con lezioni gremite di “allievi”: basti pensare alle piazze piene per Erri De Luca e Gianni Mura o agli sguardi incantati sulle proiezioni di Gian Luca Farinelli. Ma anche, in piena notte, le grotte di tufo nei vicoli di Calitri, teatro di vino e di vita, casa per performance spontanee e organizzate nel Grottoski Theatre, popolate da installazioni artistiche, concerti di russi e mariachi insieme e danze festanti che accolgono le luci del mattino. Perché “Calitri è il meridione che s’illumina a festa. In cima a una collina, lontano dal Tirreno quanto dall’Adriatico, sta in disparte dalle grandi vie di passaggio. Riceve solo ospiti felici di raggiungerla” come ha scritto Erri De Luca. Un festival reso possibile grazie all’enorme forza collettiva che lo alimenta: dagli abitanti stessi di Calitri alle decine di volontari. E nel penultimo giorno, mentre si avviava alla conclusione, già lo Sponz si proiettava nel futuro grazie alla convenzione firmata fra il comune di Calitri e l’Università della Basilicata nell’orizzonte di Matera 2019. “Abbiamo dedicato questa edizione al mondo al rovescio” – ha spiegato Vinicio Capossela dopo la Festa dei Folli – “e voglio citare le parole di *Piero Camporesi per esprimere la convinzione che ‘nel mondo alla rovescia, al di là della satira e della caricatura, c’è pur sempre, nelle sue raffigurazioni, la protesta dell’uomo che vorrebbe vivere in mezzo a una comunità migliore, la quale non è tale perché il servo è diventato padrone, il cacciatore cacciato e il cavalcatore cavalcato. Ma perché essa può riabbracciare in una fattiva armonia gli uomini tutti, i servi e i padroni, gli animali e le cose’”