In Italia un nuovo centrismo? 

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In Italia si sta riscoprendo un nuovo centrismo? Un centrismo che si colloca a destra o a sinistra. Movimenti e partitini politici che si richiamano ad una politica centrista stanno sorgendo come funghi, anche da noi in Irpinia. In queste ultime settimane ne sono spuntati già due: uno che fa capo a Ciriaco De Mita e che si posiziona nell’area del centro sinistra, con Lorenzin e Casini (che stavano con Berlusconi!) e l’altro di Gargani, Mastella, Zecchino nel centro destra di Berlusconi, Salvini, Meloni.

Tutti i protagonisti del nuovo centrismo provengono dalla DC e, spesso, hanno cambiato casacca. Si aggiungono a Rivoluzione cristiana dell’on. Rotondi che si ritiene discendente e continuatore della DC e che da tempo è approdato in quel di Arcore! Ma è oggi possibile in Italia una politica centrista? E’ possibile ricreare quella formula politica che ha permesso alla DC di De Gasperi, aggregando partiti minori, come il PRI di La Malfa o il PSDI di Saragat e del PLI di Malagodi, di dirigere ed ispirare tutti i governi dal 1947 al 1963 (inizio della formula di centro sinistra) attuando una politica mediana tra il liberismo di Einaudi/ Pella e il radicalismo marxista di Togliatti? La logica direbbe di no per alcune considerazioni di carattere generale e peculiari del panorama politico di oggi. In primo luogo la DC è stato per un quarantennio il maggior partito italiano non scendendo mai al di sotto del 32% dei voti ed aveva, quindi una funzione di guida; in secondo luogo perché, se i concetti di destra e di sinistra non sono più quelli di una volta, la funzione mediatrice ed equilibratrice del centro non ha più senso né dettare una linea politica, e non solo per la esiguità della sua forza che, al massimo – come è accaduto con Alfano – può mettere qualche veto. Infine, e non da ultimo, con il sistema tripolare che si è venuto a determinare, i movimenti centristi risultano ininfluenti e sono stati completamente svuotati del loro contenuto originario e sono risucchiati da un lato dal PD e dall’altro da F.I. e funzionali solo alla ricerca di un posto in lista. La fine dei partiti a forte ideologia progettuale e la loro trasformazione in senso personalistico ha fatto il resto. Oggi parliamo di Renzi, Berlusconi, Salvini, Meloni, Di Maio e di alleanze del tutto spurie e finalizzate solamente a fini elettorali e una legge demenziale come il Rosatellum ha finito per stabilizzare un ceto politico volto solamente alla ricerca dell’utile collettivo. Nell’ultima legislatura ben 546 parlamentari, su meno di mille, hanno cambiato casacca e molti di loro più volte. Recentemente Panebianco, sul Corriere, ha scritto che oggi possono individuarsi tre categorie di politici: la prima fatta di professionisti politici in senso stretto, di quelli, cioè, che si sono dedicati alla politica, sono nati e cresciuti con essa, hanno acquistato competenza e professionalità. Contro questi è entrata in azione la ruspa renziana della rottamazione, apprezzata da un elettorato distratto, sempre più giustizialista e disaffezionato. La seconda è composta da professionisti, non politici di professione e la terza da politici senz’arte né parte (molti presenti nel M5S ma anche in altri schieramenti). Questi sono “portatori di una doppia incompetenza, politica ed extra politica”. Questa, purtroppo, è la realtà che abbiamo davanti. E’ la politica dei populismi e delle fake news, delle balle e a chi le spara più grosse come il bonus (bebè o cultura) a tutti, dentiere gratis, abolizione del bollo auto e del canone Rai, la sempre ricorrente diminuzione delle tasse (mentre le bollette continuano ad aumentare indecentemente ed ingiustificatamente!), il reddito di cittadinanza da 800 a 1000 euro (quando il salario dei tanti precari non supera take cifra!), un altro milione di posti di lavoro, pensioni di mille euro al mese, pasti per cani. Il tutto declamato da improbabili ed impresentabili candidati premier! Ce n’è abbastanza per spegnere la televisione in questi due mesi di campagna elettorale o, almeno, togliere l’audio e di andare a votare scegliendo le persone, al di là dei partiti che li nominano, dalla loro fedina penale e da quanto hanno fatto di buono nel passato, e -perché no dalla loro faccia.

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud