In ricordo di Carlo Alleva a 30 anni dalla morte, l’omaggio dell’Archeoclub e dei Dogliosi

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Una mostra convegno “In ricordo di Carlo Alleva”. E’ l’appuntamento in programma sabato 4 febbraio, alle 17, presso il Circolo della Stampa, promosso dall’associazione culturale Archeoclub d’Italia Avellino, in collaborazione con l’Accademia dei Dogliosi, presenta la Mostra – Convegno “In ricordo di Carlo Alleva”. L’evento, organizzato per celebrare l’artista irpino a trent’anni dalla sua scomparsa, vuole essere un viaggio attraverso le testimonianze di quanti hanno avuto il privilegio di conoscere la profondità d’animo e la notevole sensibilità artistica di Carlo Alleva, fondatore e caposcuola del Neofigurativismo Interverranno la Prof.ssa Ilenia D’Oria, presidente dell’Archeoclub di Avellino,  Pasquale Luca Nacca, socio Archeoclub Avellino e promotore dell’evento, il Prof. Michele Miscia, docente presso l’Università di Castel Sant’Angelo in Roma, Romeo Alleva, figlio dell’artista e responsabile della Fondazione, l’Ing. Raffaele Della Fera, artista e pittore. Modera il giornalista Gianluca Amatucci. L’evento sarà arricchito dalle musiche dei maestri Elsa Nigro, Sergio De Castris e Giuseppe Giulio Di Lorenzo; la professoressa Ilde Rampino (Accademia dei Dogliosi) curerà i commenti poetici a corredo di un percorso dalla forte carica emotiva e che si propone di far emergere la il potere dell’arte di restituire eternità. La mostra resterà aperta al pubblico fino al 10 febbraio, giorno in cui si terrà la cerimonia di chiusura che vedrà la partecipazione del Sindaco Gianluca Festa, del Vicesindaco Laura Nargi e di Sua Eccellenza Mons. Arturo Aiello, vescovo di Avellino. “L’Archeoclub – spiega Ilenia D’Oria – vuole condividere uno spazio emotivo e culturale nel nome e nel ricordo di un uomo che ha dedicato la propria vita all’arte “vestendo le proprie opere di emozioni vissute”. Originario di Lacedonia, Carlo Alleva (Lacedonia, 5 settembre 1932 – Avellino, 9 gennaio 1993) è stato attivo  in Italia e in Germania, dove sue opere (serie de “La via Crucis”) sono conservate nello Stadtmuseum di Lindau. Con l’opera la “Notte Nuda” del 1960 fissa i canoni del Neofigurativismo, movimento del quale sarà fondatore. Sempre negli anni sessanta incontra Emilio Notte e Domenico Purificato e partecipa alla collettiva tenutasi all’Accademia Albertina di Torino. Nel giugno 2004, dopo la sua scomparsa, gli è stata dedicata una retrospettiva antologica presso il Complesso Monumentale ex Carcere Borbonico di Avellino, con il patrocinio della Soprintendenza per i BAPPSAD (Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico) delle province di Avellino e Salerno, del comune di Avellino e della Fondazione Alleva. Nel 1982 gli viene conferito a Bologna il titolo di Accademico d’Onore a Vita dell’Accademia di Lettere, Arti e Scienze. Nel giugno 2004, dopo la sua scomparsa, gli è stata dedicata una retrospettiva antologica presso il Complesso Monumentale ex Carcere Borbonico di Avellino, con il patrocinio della Soprintendenza per i BAPPSAD (Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico) delle province di Avellino e Salerno, della Provincia di Avellino, del Comune di Avellino e della Fondazione Alleva.   “Non ho la memoria attenta per ricordare periodi e momenti della sua arte – ricorda Pierino di Gruttola in un contributo su avellinesi.it – so di certo, però, di aver goduto di centinaia di sue opere, in tante mostre presso i locali dell’Associazione della Stampa, nel glorioso Palazzo di Governo, e rammento la forza, la dolcezza dei suoi colori, l’irruenza dei suoi cavalli con le chiome al vento, le sue albe, i notturni di donne in amore, gli angoli di marine e le sue figure e il plastico tormento di un uomo che aveva vigorose cariche emotive. Di certo so che suscitava forti e struggenti emozioni e se la pittura, per un neofita come me, è tale se appunto crea intense suggestioni, il maestro Alleva, che si definiva caposcuola del Neofigurativismo, causava certamente sensazioni forti e memorabili”.  “E’ uno di noi – spiega Raffaele Della Fera – che non si è arreso davanti alla ipocrisia, davanti all’invidia, davanti all’egoismo, davanti alla cattiveria. Il suo testamento è bellissimo: non rinunciare mai al sogno. Il sogno è quello che ognuno ha nel proprio cuore e tutto quello che viene dal cuore non è mai brutto”.