In scena al Partenio “La valigia” di Battiston, i pensieri di un emigrante

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Quando si parte per non tornare mai più, come si guarda ad ogni oggetto che si lascia? E soprattutto, come si guarda ad ogni oggetto che si porta con sé? E’ l’interrogativo da cui muove “La valigia”dello scrittore-giornalista russo Sergei Dovlatov, in programma  il 18 e il 19 febbraio al Teatro Partenio. Uno spettacolo tratto dall’omonimo romanzo autobiografico che ripercorre la sua esperienza di esule migrante. Protagonista l’amatissimo Giuseppe Battiston, per la regia di Paola Rota. La regista si interroga sui pensieri di un emigrante alla vigilia di una partenza.  Lo fa a partire da un gioco, una sorta di test psicologico, che si avvicina a quella simulazione impossibile. Si devono scrivere su un foglio 12 cose che si porterebbero con sé, per sempre. Una volta fatta la lista, ad ogni due cose va associato un ricordo. Ad ogni due ricordi, un sentimento. Il sentimento dominante indica quello stato d’animo. Ci troviamo così di fronte a una carrellata di personaggi che riemergono dalla memoria; uomini e donne raccontati con il filtro della distanza, della distorsione e della comicità. La valigia, diventa metafora della condizione umana, del costante sentirsi emigranti dello spazio e del tempo da parte dell’uomo. Poichè tutti siamo destinati ad emigrare dalla nostra giovinezza, da un passato fatto di persone, di immagini, di episodi e sentimenti. Ad alternarsi presente e passato, a partire dall’evocazione di uno studio radiofonico, in cui un presentatore si aggancia al mondo sonoro per evocare la propria storia. Un testo per provare a dissacrare il sacro, per imparare a rispettare ciò che rispettabile non è, per capire che, a dispetto di ogni logica, i valori umani esistono solo al di fuori delle convenzioni. Nella valigia, Dovlatov raccoglie tutti gli oggetti che intendeva esule, portare via da Leningrado: a ogni oggetto corrisponde un episodio e un personaggio della sua vita vagabonda