Inchiesta Consip e istituzioni

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Intorno alla clamorosa inchiesta Consip e ai suoi sviluppi si è messo in moto un implacabile frullatore di notizie e di (false) impressioni. Esso viene alimentato da tentativi vari di utilizzare e strumentalizzare il sistema dei mass-media. Con il risultato, però, di produrre un gioco pericoloso per la stessa credibilità delle nostre istituzioni. In ballo, infatti, c’è ben altro che la sorte dei singoli indagati. Le accuse formulate dai magistrati inquirenti delineano un quadro estremamente preoccupante, per i cittadini, dello stato delle nostre istituzioni. Corruzione diffusa. La conferma o la smentita a questo po’ po’ di cose è la vera posta in gioco di questa oscura vicenda politico-giudiziaria. Da Tangentopoli in poi, da più parti si è detto che la magistratura, avendo assunto un ruolo di “supplenza”, avrebbe cercato di dettare le scelte del Parlamento e dei partiti. A questo nervo scoperto della politica si aggiungono, in questo caso, pesanti sospetti su illecite commistioni tra mondi diversi (perfino quello, secondo qualcuno, su qualche “manina” dei servizi segreti). E le diversità di valutazione tra la magistratura partenopea e quella romana sono apparse stridenti. Quelle sull’operato del Noe dei Carabinieri hanno già provocato la richiesta di informazioni da parte del ministro Orlando (concorrente di Renzi alla segreteria Pd) al P.G. di Napoli, titolare dell’azione disciplinare sulla polizia giudiziaria). Esse, nonostante le smentite rischiano, se non chiarite con fatti conseguenti, di innescare pericolosi meccanismi di delegittimazione. E di fare perciò il gioco delle forze interessate a ridimensionare la portata dell’indagine. La stessa discussione del caso nel Csm può accrescere l’impressione di una magistratura divisa. Perciò inadeguata a portare avanti una inchiesta così dirompente per il mondo politico. Oggi sembra che i principali partiti facciano a gara nel piegare ai propri interessi gli sviluppi di questo clamoroso affaire. La guerra tra M5S e Pd è esemplare di come si possano trarre avventatamente conseguenze frettolose e distorte. Gli ambienti renziani hanno tentato fin dall’inizio di ridimensionare l’inchiesta. Fino a trarre con eccessiva frettolosità, dal venir meno di un indizio a carico di Renzi sr, la conseguenza della sua estraneità e lo sgonfiarsi dell’intera vicenda. I grillini, invece, hanno alimentato scenari colpevolisti anche per arginare l’impatto dell’inchiesta palermitana sulle firme false e delle proteste di alcuni parlamentari, poi sospesi dal M5S. Tattiche miopi. E’ probabile che le “interpretazioni” politiche dei singoli passaggi dell’inchiesta si dimostrino poi, come già accaduto, esagerate o infondate. Oltretutto, le loro stesse strategie rischiano così di essere o di apparire ancora più dipendenti dalla magistratura. Molto più cauta la posizione di FI, garantista soprattutto però a difesa di Berlusconi (e di eventuali futuri Nazareni). L’inchiesta, comunque, si va ampliando. Sotto la lente, ora, non solo il gigantesco appalto Consip (e in tutti i suoi lotti), ma addirittura quelli precedenti. Con prevedibili sviluppi anche clamorosi, contro cui cozzano le interpretazioni riduttive. Rischiamo così di trovarci di fronte a un doppio danno. Dover affrontare eventuali conclusioni comprovanti episodi corruttivi di notevolissima portata. E aver pagato, già prima, un prezzo altissimo per questo continuo gioco politico al massacro!
edito dal Quotidiano del Sud