Corriere dell'Irpinia

Inclusione sociale, sfida aperta

L’apparente clima di distensione degli ultimi giorni nei rapporti tra Roma e Bruxelles, nonostante le precedenti e poco diplomatiche offese verbali tra i protagonisti in campo, ci consiglia di analizzare, comunque, qualche dossier significativo ed oggettivo rispetto alle contrastanti tesi di sviluppo economico. E lo facciamo a partire da quello sui livelli occupazionali attuali della nostra regione, terra di conquista elettorale dil vicepremier Di Maio, con il preannunciato ed enfatizzato reddito di cittadinanza che in realtà – a parte la declinazione terminologica – non è del tutto farina del suo sacco. Difatti, come misura di contrasto alla povertà, già il governo Gentiloni, dal 1° gennaio 2018, sostituì, il Rel (Reddito di inclusione) col SIA (sostegno per l’inclusione attiva). Il Rel si componeva di due parti: un beneficio economico erogato mensilmente e un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa volto al superamento delle condizioni di povertà, predisposto sotto la regia dei servizi sociali dei Comuni. Il nucleo familiare beneficiario doveva soddisfare innanzitutto dei requisiti reddituali, ovvero, doveva essere un possesso congiuntamente di: un valore ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) non superiore a 6 mila euro; un valore ISRE (indicatore reddituale dell’ISEE, ossia l’ISR diviso la scala di equivalenza, al netto delle maggiorazioni) non superiore a 3 mila euro; un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20 mila euro; un valore mobiliare (depositi, conti correnti) non superiore a 10 mila euro (ridotto a 8 mila euro per la coppia e a 6 mila euro per la persona sola). Nei primi nove mesi di quest’anno la Campania è stata la regione italiana che ha realizzato tutti i record assoluti relativi alla misura del Rel, non solo per il più elevato importo medio erogato (335,82 euro), ma anche per il maggior numero di nuclei coinvolti (90.525) e per il maggior numero di persone coinvolte (301.530). Solo la Sicilia è su questi livelli (87.568 nuclei, 271.270 persone, 324,42 euro). Tanto premesso risulta chiaro il tentativo di Di Maio di raddoppiare l’importo medio già preventivamente erogato e la conseguente crescita del consenso. Il problema di fondo però non è stato e non sarà risolto, ossia l’obiettivo dell’inclusione sociale e lavorativa per il superamento della condizione di povertà. Non è stato e non sarà risolto almeno per due motivi: il primo l’insufficienza degli investimenti pubblici e la non sufficiente diminuzione del costo del lavoro a favore delle imprese del tessuto produttivo ( nella manovra bocciata da Bruxelles tali investimenti sono ben poca cosa), il secondo è la mancanza di una professionalità, umana e sociale, all’interno dei servizi sociali dei comuni prima e dei Centri per l’Impiego attuali che andrebbero radicalmente riformati per vincere le non poche sfide del mercato del Lavoro. In sintesi la conoscenza di questo quadro socioeconomico di riferimento – almeno per la Campania, ma in altre regioni le questioni accennate sono non del tutto dissimili da quelle campane – ci dovrebbe far capire, con cognizione di causa e serenità di giudizio, che Bruxelles conosce perfettamente la reale situazione socioeconomica italiana e probabilmente non sarà sufficiente la patetica mediazione di Conte a bloccare le procedure preannunciate o a convincere i mercati. Il popolo italiano, noi tutti, a nome del quale parlano demagogicamente i due vicepremier, credo stia prendendo non poca consapevolezza che con il debito pubblico che non diminuisce, la sfiducia dei mercati e le pesanti sanzioni finanziarie previste, non diminuirà la distanza da un non auspicabile baratro. Non è più pensabile che le favole destinate a chi crede, non per sua colpa, in buona fede, che l’Europa sia nemica dell’Italia e gli attuali due protagonisti della politica italiana siano i nuovi salvatori della Patria.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud

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