Integratori alimentari: costo o risorsa?

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Di Carlo Ranaudo

Si calcola che circa 32 milioni di italiani facciano uso di integratori e che almeno 18 milioni li assumano ogni giorno. (rapporto Censis uso degli integratori in Italia ed 2019) In genere sono più le donne che gli uomini e la fascia di età degli utilizzatori è estremamente ampia. Quasi in ogni casa si possono trovare una o più confezioni di compresse, bustine, sciroppi che appartengono a questo settore. C’è anche da dire che gli Italiani sono i maggiori utilizzatori di integratori in Europa, molto più dei Tedeschi o dei Francesi. I risvolti economici che questo fenomeno comporta sono evidenti e di grande interesse. Il mercato degli integratori ormai si avvia a toccare nel 2022 i quattro miliardi di Euro, e non si sottovaluti che è un mercato alimentato esclusivamente dalla spesa privata. Si calcola che siano oltre 40.000 le referenze presenti in commercio e oltre 2.000 le aziende. Numeri molto alti anche perché il comparto della salute oggi è tra i più appetibili per gli investimenti finanziari. Tanti prodotti e canali di vendita estremamente vari. Si va dalla Farmacia alla Parafarmacia, alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), alle Erboristerie, all’ecommerce, quest’ultimo canale con un’accelerata nell’ultimo periodo pandemico. Alla luce di questa premessa, la domanda che viene naturale porsi è se gli utilizzatori, i cittadini, hanno una conoscenza chiara di cosa siano e a cosa servano gli integratori alimentari e perché il loro utilizzo è così diffuso. È una moda o ci sono motivazioni reali che supportano tali scelte? Senza avere né la presunzione né la pretesa di essere esaustivi si può tentare di fornire degli elementi che possano chiarire qualche dubbio o incrementare le conoscenze su questo settore. Come prima cosa si dovrebbe partire fornendo una risposta alla domanda apparentemente più banale ma che banale non è. Cosa sono gli integratori? La risposta più autorevole è quella che compare nella pagina dedicata del Ministero della Salute : “Gli integratori alimentari sono: “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluri-composti, in forme predosate” “In genere, gli integratori alimentari sono venduti in capsule, compresse, polveri in bustine, flaconcini e simili, e possono contribuire, in base alla loro composizione, a migliorare lo stato di salute e a favorire il regolare funzionamento dell’organismo”. Ora andiamo per ordine. La prima cosa che si evince è che gli integratori appartengono alla categoria degli alimenti. Ce lo dice anche la storia: I primi integratori sono stati i cosiddetti latti artificiali utilizzati per integrare il latte materno e a volte per sostituirlo quando il latte della mamma o non c’era o era insufficiente per nutrire i neonati. Oggi il cambiamento è profondo. L’integratore è quasi sempre associato ad un concetto di salute e benessere e le forme farmaceutiche con cui si assumono (capsule, compresse, bustine, sciroppi ……) sono tipiche delle preparazioni medicinali cioè dei farmaci e ciò facilita l’associazione di idee. Aggiungiamo poi che questa convinzione trova conferma ed avallo in un neologismo ormai diventato di uso comune coniato nel 1989 dal dr Stephen De Felice: Nutraceutico. Termine che oggi sta sostituendo almeno nel gergo comune la parola integratore. Un neologismo cosiddetto sincratico (dal greco: unione e fusione di elementi ideologici già inconciliabili utilizzato per esigenze pratiche…). (f.Wikipedia), che in questo caso mette insieme due concetti diversi: NUTRIZIONE e FARMACEUTICO. La prima cosa da chiarire è che gli integratori che per comodità da ora chiameremo nutraceutici, sono e rimangono degli alimenti e che pertanto soggiacciono alle norme e alle regole dell’alimenta – zione. In primis la sicurezza nell’utilizzo. Per la salvaguardia del cittadino i produttori e le aziende che commercializzano i propri prodotti nutraceutici ne devono garantire la sicurezza d’uso. E allora l’abbinamento con il concetto di salute per la quale il cittadino spende dei soldi propri per avere un effetto un po’ diverso da quello di un normale alimento che si assume con il cibo a cosa è attribuibile? E qui entra in gioco un concetto nuovo su cui aprire un dibattito non solo sanitario ma anche economico e sociale: la prevenzione e soprattutto la prevenzione primaria. La pandemia ci ha avvicinato al concetto di prevenzione ma in modo diverso e forse più drammatico: prevenzione è uguale vaccino. Indubbiamente questo è vero. La vaccinazione antipolio è riuscita a debellare una malattia drammatica come la poliomielite, o la vaccinazione contro morbillo parotite e rosolia solo per parlare di una delle più note che viene somministrata ai bambini per prevenire gli effetti di malattie che prima erano considerate inevitabili, rappresentano solo alcune delle vaccinazioni più conosciute. Un campo su cui si sta concentrando la ricerca. Tutti sanno del Covid ma pensiamo ad esempio alla vaccinazione per l’HPV, il Papillomavirus finalizzato alla riduzione del tumore della cervice uterina nelle donne o al vaccino per il meningococco. Le vaccinazioni rappresentano un caposaldo della medicina preventiva ma qui stiamo parlando di un altro aspetto della prevenzione. In premessa abbiamo detto che la nostra è una popolazione sempre più anziana e pertanto una popolazione fragile e con patologie che si presentano o si aggravano con l’età. Potremmo dire che questo è un effetto collaterale del vivere più a lungo. Proprio per cercare di ridurre l’insorgenza delle patologie croniche o l’aggravarsi di patologie esistenti ci sono linee guida chiare. Esistono fattori di rischio ormai più che conosciuti come ad esempio l’ipertensione o l’ipercolesterolemia o il diabete per le malattie cardiovascolari o l’osteoporosi per la fragilità ossea, solo per citare le più frequenti. Le linee guida per la prevenzione dei fattori di rischio ci dicono di adottare abitudini alimentari con dieta varia ed equilibrata e comportamenti corretti nell’ambito di uno stile di vita sano e attivo. Questo vuol dire che una dieta idonea fornisce tutte le sostanze nutritive di cui un organismo ha necessità, ma è anche altrettanto vero che la prevenzione dovrebbe iniziare molto tempo prima che la patologia si verifiche. E purtroppo sappiamo benissimo che la prevenzione primaria quando la persona sta bene è spesso un miraggio. Pensiamo solo all’alimentazione dei bambini, alla quantità di adolescenti sovrappeso, alla vita sedentaria e allo scarso movimento. La vita reale si imbatte in situazioni patologiche che partono da lontano e che sono legate proprio all’allungamento della vita. Ed ecco dunque che gli integratori che ricordiamo essere sostanze naturali concentrate, tali da fornire una supplementazione di principi attivi utili per vicariare carenze e deficit, possono svolgere un ruolo estremamente importante nella prevenzione primaria, laddove si evidenzino fattori di rischio oggettivi non facilmente gestibili con la dieta o lo stile di vita. Diventa così evidente e semplice comprendere come la parola nutraceutica abbia preso il sopravvento. Un nutriente che serve al paziente a gestire la sua situazione patologica. Il nutraceutico non è sostitutivo del farmaco perché non è destinato alla cura di patologie né può essere presentato come tale ma può rappresentare un valido supporto al farmaco nella gestione di un paziente con fattori di rischio evidenti. È necessario essere molto chiari e addirittura categorici sul corretto utilizzo dei nutraceutici. Sbagliato pensare che i loro effetti nutritivi e fisiologici possano compensare gli effetti di alimentazione e comportamenti sbagliati. Prendiamo un paziente con colesterolo alto. Giacché assume un integratore prescritto per supportare i farmaci al fine di normalizzare il livello di colesterolo nel sangue, continua in una dieta ricca di grassi e fritti!!!!! La prevenzione primaria si ottiene solo se tutti i comportamenti sono idonei verso l’unico obiettivo che rimane quello di migliorare lo stato di salute del paziente. È facile ora comprendere come l’uti – lizzo dei nutraceutici non debba avvenire in maniera superficiale ma affidato a personale competente. Purtroppo i numeri così alti che abbiamo visto in apertura ci fanno riflettere su un aspetto molto inquietante legato alla “prescrizione degli integratori”. Chi consiglia l’utilizzo dei nutraceutici? Non è raro che si assuma un nutraceutico sul sentito dire, sul consiglio dell’amico o del vicino di casa, su una pubblicità o sulla lettura di articoli di stampa laica, sui social. Perché assumerlo! Quando assumerlo! Come assumerlo! Per quanto tempo! Questa serie di domande non può essere lasciata ad una libera interpretazione non supportata in maniera credibile. Siamo inondati da pubblicità che evocano immagini di persone totalmente diverse da chi poi dovrà assumere i prodotti. Siamo spesso colpiti da un prezzo o da uno sconto più che da una corretta informazione. Attenzione!!!! Il fatto che il nutraceutico sia un prodotto naturale non vuol dire che sia banale nella somministrazione. Lo prendo tanto non fa male………. Prendere un prodotto inutilmente fa sicuramente male sia perché induce false convinzioni e conseguenti comportamenti errati sia perché forse più banalmente porta a spese completamente inutili e per questa ragione sicuramente gravose. Come ovviare a questo grande rischio sia per la salute che per le tasche. La ricetta è semplice ed efficace. Evitare il fai da te, evitare fonti non attendibili, e affidarsi a professionisti della salute. È necessario che un nutraceutico sia prescritto da un medico, da un farmacista, da un nutrizionista. Solo un professionista che ha competenze specifiche può essere in grado di consigliare il prodotto più idoneo per la specifica persona. Pensiamo a chi è affetto da più di una patologia, che assume tante sostanze al giorno e che necessita di una guida di fiducia che non può essere assolutamente un messaggio pubblicitario che ha intrinsecamente l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone ed aumentare le vendite in maniera generalizzata. Ed allora alla domanda iniziale: INTEGRATORI COSTO O RISORSA la risposta forse ora è più semplice. Sicuramente un costo se assunto nella maniera sbagliata, Sicuramente una risorsa se messo nelle mani sicure di un professionista della salute.

*Docente Dipartimento di Farmacia Università degli Studi di Salerno