Irpinia pilota? Uno “scaccione” che fa storia

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Da tempo, per esaltare una vocazione antica e più apprezzata degli irpini , spesso si ricorre a una felice sintesi: pane e politica.
Un binomio che rimanda a una serie di lungimiranti scelte “anticipatrici”. Impossibile stilare l’ elenco degli “anticipatori”, talmente lungo da rischiare, oltre che degli abbagli, anche più di qualche dimenticanza. Ricorderemo, a proposito di primogeniture, un precocissimo “centrosinistra” nel 1956”, rispetto a quello organico di Moro del 1963, e addirittura il compromesso storico in ambito amministrativo, nei primi anni ’70, frutto di tesi meditate e dibattute in infuocati confronti. Una qualità genetica, che ha trovato conferma in questi giorni anche nel clamoroso “scaccione” sferrato in Irpinia da Cosimo Sibilia, di Forza Italia, alla Lega, messa alla porta dal centrodestra locale. Avellino, nuovamente “pilota” e profetica ? Certo. Potrà essere una labile scintilla ma, da quando il Carroccio ha preso altre strade, questa è la prima volta, che, nel nostro Paese, s’accende un serio auspicio di chiarezza in seno alla coalizione di centrodestra, dove si è fatto “buon viso al cattivo, sleale gioco” della componente “padana”. Altro particolare sul positivo “scaccione” irpino è che esso si alimenta di alte motivazioni: il dovere, su tutte, di chiudere con un partito, da delirio di onnipotenza, che incassa voti, supera ogni record e recalcitra sempre contro la “casa madre”. Abbandonata, senza scandalo, e poi, nel mirino, addirittura per demolirla. In un paese normale, in cui c’è ancora tanto buonsenso, il cosiddetto “centrodestra vincente” non può più essere, allo stesso tempo, “vincente” e “morente”, secondo gli opportunismi salviniani. E’ un’ambiguità che sta truccando la politica italiana, soprattutto del centrodestra, roba da “Parenti serpenti” e da “Stanno tutti bene”: una sequenza di veleni e di ipocrisie, da cui bisogna uscire. Salvini è convinto che il centrodestra è morto? Sia allora consequenziario, dica subito da capo della sua ex coalizione: “Rompete le righe”. Non può più tenere il piede in due staffe: condizionare così il socio grillino di Palazzo Chigi e logorare il maggiore alleato tradizionale. La base del popolo di centro destra liberale è nauseata dalla sua doppiezza. Se il M5S, uno dei due maggiori donatori di voti alla Lega, che ha contribuito a trasformare Salvini – da ruvido Brenno in una vincente parodia di Cavour- è preoccupato solo di restare il più a lungo possibile nel “palazzo” , l’altro “donatore”, Forza Italia, non può più temporeggiare. Il test elettorale in Basilicata ha confermato che il leader leghista, ormai da “Vacanze romane”, è un “gigante dai piedi d’argilla” senza Forza Italia, la cui opposizione deve essere più decisa, staccando la “spina delle convenienze”. Una cosa è dirlo, altra è farlo. Lo “scaccione” irpino alla Lega, venuto da una terra “pane e politica” e condiviso in molti altri territori, è un segnale molto interessante da approfondire nel ristretto sinedrio di Arcore. Fino a quando Berlusconi continuerà a incassare le “sberle” a ripetizione da parte del leader della Lega? Il suo sdoppiamento come quel divertente Pasquale del comicissimo siparietto di Totò, che prende sganassoni da un tizio e si intestardisce a dire che lui, dopo tutto, non è il Pasquale che si sarebbe voluto colpire, non è più tollerabile. Una politica, imbastardita e senza idee, ha fatto perdere di vista che c’è un’ immensa platea di moderati in attesa di un saggio “timoniere”. La fine di questo governo trascinerà, nel suo gigantesco fallimento, con i Cinquestelle anche il prode Salvini, che si illude, se pensa il contrario.

di Aldo De Francesco