Italia a favore delle sanzioni contro Cuba

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Di Matteo Galasso

Tutti ricorderanno quando, poco più di un anno fa, il 22 marzo 2020, su tv e giornali nazionali appariva la foto di una piccola brigata di 53 medici e infermieri specializzati nel trattamento delle malattie infettive, che sventolavano bandierine cubane e italiane. L’Italia, allora epicentro mondiale della pandemia, si trovava in quello che si può definire uno dei momenti più bui della sua storia: i morti erano centinaia al giorno, il sistema sanitario era al collasso, gli infermieri e medici – alcuni dei quali persero la vita combattendo contro il virus – erano allo stremo: a causa della mancanza di personale sanitario, le stesse persone erano costrette a passare ore ed ore sotto tute quasi spaziali ad un lavoro estenuante. Era il caos, ma alcuni Paesi, solidali con l’Italia, hanno iniziato a inviare aiuti sanitari, mentre il virus iniziava a diffondersi anche nel resto del mondo.

Alcuni Paesi, tra i quali i nostri alleati, come Germania e Stati Uniti, preferirono preservare tutte le risorse umane per la loro battaglia che avrebbero dovuto affrontare di lì a poco nel proprio territorio, voltandoci di fatto le spalle. Cuba che – come sappiamo – non ha un sistema sanitario a tal punto efficiente da potersi permettere di mandare medici all’estero, né una situazione economica che consenta di aiutare altre nazioni, rispose alla richiesta di aiuto italiana. Così la brigata Henry Reeve, composta da medici e infermieri selezionati atterrò a Milano Malpensa per poi essere destinata all’ospedale da campo di Crema, dove ha operato per più di due mesi, alleggerendo, di fatto, la pressione sui colleghi italiani. Peccato che la solidarietà che Cuba ha dimostrato nei nostri confronti e in quelli di altri Paesi occidentali non sia stata ora ripagata con altrettanta fiducia e umanità, ma con un ben servito.

Pochi giorni fa si è riunito a Vienna il Consiglio dei Diritti umani dell’Onu, dove all’ordine del giorno era prevista una discussione riguardo una risoluzione presentata da stati come Cina, Azerbaigian e la Palestina a nome dei Paesi non allineati, che prevedeva la revoca delle sanzioni che gli Stati Uniti e l’Occidente hanno per anni imposto su tutti quei Paesi mal considerati dall’opinione pubblica. Le sanzioni, il cui obiettivo – secondo alcuni– sarebbe quello di indebolire la classe politica e dirigente di quel Paese, in realtà va invece ad affamare ancora di più la popolazione meno agiata, già di per sé in gran difficoltà. Chiaramente non è questo il migliore strumento che la comunità internazionale possa utilizzare per venire incontro ad uno Stato in difficoltà o nel quale non siano rispettati i diritti umani. Chiaramente le pochissime risorse che arrivano in un Paese sanzionato non sono destinate al popolo affamato, ma questo può capirlo chiunque.

Di fatto, però, il Governo Italiano, per conformarsi agli altri Paesi Occidentali, ha voltato le spalle a Cuba, votando “no” alla risoluzione, che è passata con 30 voti favorevoli contro 15 contrari. Di fatto, però, le sanzioni non favoriscono in alcun modo lo sviluppo di una democrazia compiuta nei Paesi sanzionati, ma al contrario contribuiscono ad aumentare le disuguaglianze sociali e la povertà, creando un terreno ancora meno adatto per gettare le fondamenta di una democrazia. Dove c’è povertà e ignoranza proliferano regimi totalitari, che sempre in più nazioni si stanno sostituendo agli esperimenti democratici post-coloniali. A dimostrare l’inefficacia delle sanzioni è lo stesso popolo de L’Avana che si è riversato sul lungomare della città per chiedere di revocarle.

Da parte nostra, sicuramente un gesto immotivato e incompreso, intrapreso nei confronti di chi ci ha aiutato a superare un momento così difficile, come quello della pandemia, che tutt’oggi continua a uccidere centinaia di persone al giorno. Contribuire ad aiutare il popolo cubano a riprendersi economicamente e socialmente dalle sanzioni imposte dall’Occidente da più di cinquant’anni sarebbe stato un gesto opportuno, anche per essere in qualche modo riconoscenti e ricambiare il piccolo ma grande favore che ci è stato fatto e aiutare i più deboli. A quanto pare, però, si parla di solidarietà e fratellanza solo di convenienza.