La brutta piega del pensiero

0
1095

Sono preoccupata della brutta piega che sta prendendo il pensiero.

Gli strateghi bifolchi della parola registrano un aumento.

Si fa increscioso il clamore della grossolanità, lo scalpiccio dell’approssimazione, la volontà lesta di decimare a morsi la pratica dell’approfondimento e dell’analisi.

Un’escalation desolante ad aguzzare il baratro che separa l’amore per la conoscenza dalla paura o rifiuto della conoscenza.

Il corrusco primato del sapere non somministra più la propria superiorità da troppo tempo. Al suo posto regna la superbia da cui cresce, come il tronco dalla radice, l’insolenza sfacciata delle opinioni urlanti.

La più feroce barbarie espressiva trova il proprio sfogo sui social, dove i punti di vista cercano credenti convinti, vassalli e fedeli appassionati.

Sotto le rispettive insegne di appartenenza pullulano le lotte di fazione, le grandi e piccole dispute, le piccate chiose dei vendicatori.

Nella vita reale ci si infiamma pure per meno e quasi sempre per frivole questioni. Sappiamo bene che l’ovvio e il futile hanno il potere di sollecitare il dibattito mobilitandone i motivi, mentre il profondo lo fiacca e lo scoraggia.

Il dato triste è che i commenti pro e contro non scaturiscono quasi mai dalla previa informazione dei fatti.

L’effetto di questa lacuna si trasferisce nel cuore collettivo del discutere. Ognuno diventa tifoso più o meno fanatico di una o dell’altra squadra.

Il confronto smarrisce due elementi fondamentali: il senso civico e la disponibilità a capire. Certo, l’esaltazione da stadio nacque nell’antica Roma, nelle arene, nei circhi e negli anfiteatri.

Oggi i fan, come allora, influenzano pure la politica.

Ogni provincia ha il proprio auriga preferito. Non mancano fantini improvvisati a galoppare i cavalli del Governo.

Ma cosa importa? Perché un’idea funzioni è sufficiente uno slogan o una campagna di lancio promozionale.

Perché un’idea funzioni è sufficiente indovinare la casacca da indossare, quella che piace a molti, quella vestibile, che fa bella impressione, quella che sembra più degna di fiducia anche se pende da un lato, anche se al primo lavaggio si restringe, anche se poi nasconde tagli, difetti e scuciture.

Monia Gaita