Una cabala capricciosa, o forse meglio la nevrosi ricorrente di una politica sempre alla ricerca di stabilità, ha fatto sì che una parziale tornata elettorale amministrativa che ha assunto valenza prettamente politica, cada mentre già infuria la campagna per il sì o il no alla riforma della Costituzione, e proprio a ridosso della celebrazione dei 70 anni della Repubblica, quando, per la prima volta gli italiani, uomini e donne, sanzionarono col voto l’ingresso nel novero dei paesi democratici. E’ quasi come se nell’arco di pochi mesi, da questa stentata primavera al prossimo autunno, fossimo chiamati a rinnovare l’impegno assunto allora, giungendo però all’appuntamento col fiato grosso e gli ideali sfioriti. E allora vale la pena di trarre incoraggiamento proprio dalla riflessione sui 70 anni della nostra storia repubblicana, seguendo il filo del ragionamento del Presidente Mattarella, che invita a sollevare lo sguardo dalla cronaca per individuare nello scorrere dei decenni le ragioni di quello che definisce “un patriottismo più maturo”. Dice il Capo dello Stato di aver ricavato negli incontri al Quirinale e in giro per il Paese la sensazione che l’Italia, “nel suo complesso, è molto migliore di come noi stessi, a volte, la dipingiamo”, un’Italia che sa rispondere alle “sfide globali” del nostro tempo restando saldamente ancorata alla “cornice repubblicana” e alla “cornice europea” nella quale, con decisione irrevocabile, ha scelto di collocarsi. Una visione essenzialmente ottimistica della realtà, che quasi suggerisce di abbassare il tono delle polemiche, superando le tensioni e le insofferenze che sono proprie di un confronto ravvicinato, fatalmente tentato di trascurare le regole che “presidiano la democrazia”, prima delle quali è quella di “non superare i limiti delle proprie competenze”. Un responsabile invito, insomma, a ricondurre il dibattito di questi giorni entro limiti fisiologici. Vale per le amministrativa di domenica e per i successivi ballottaggi; vale anche, e soprattutto, per il prossimo referendum, all’esito del quale il presidente del Consiglio ha voluto legare il suo futuro politico: scelta legittima, che ne fa un vero e proprio spartiacque, ma che, inevitabilmente ha contribuito a drammatizzare la vigilia elettorale. Sta ora ai partiti e ai loro leader misurare i propri comportamenti sul metro dello spartito quirinalizio. Certo è che la posta in gioco è alta, e i principali contendenti si presentano al voto amministrativo in affanno e con la consapevolezza di giocare una partita ben più importante della poltrona di qualche sindaco. Mentre i Cinque Stelle sono chiamati a dimostrare la propria capacità di esprimere una vera classe dirigente in grado di superare il limite della protesta e di affrancarsi da ingombranti tutele esterne, per il centrodestra e per il centrosinistra a Milano e a Roma si mettono alla prova consolidate alleanze politiche e formule di governo. Da una parte Salvini e Berlusconi si contendono la leadership dei moderati e la stessa collocazione di un’area di opinione che negli ultimi decenni è stata spesso maggioritaria in Italia: se vince l’ex presidente del Consiglio la via da seguire sarà quella conosciuta e rassicurante dei popolari europei, sia pure interpretata con qualche licenza mediterranea; se prevale il Matteo milanese, e con lui Giorgia Meloni, si spalanca l’avventura del nazionalismo alla Le Pen o del populismo alla Trump, con esiti imprevedibili. A sinistra il futuro non è meno a rischio: se Renzi supera l’insidia delle urne, e soprattutto se vince il referendum di ottobre, sarà legittimato a portare a termine il suo progetto di ammodernamento del campo dei progressisti (magari facendo tesoro della raccomandazione presidenziale a non debordare dalle proprie competenze); se perde, si apre uno scenario pieno di incognite, visto che saranno in molti a volersi intestare il risultato di aver rottamato il rottamatore. In ogni caso, comunque, di qui alla fine dell’anno, la scena politica italiana è destinata a cambiare; e mai come questa volta tornerà a contare il voto degli elettori.
edito dal Quotidiano del Sud