La Chiesa e il ruolo dei laici

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I grandi temi della politica internazionale ed europea dell’ultima settimana – gli avvertimenti Usa all’Iran e i non facili rapporti del nostro governo con la Commissione Europea per evitare la procedura di infrazione – hanno collocato in secondo piano la visita di Papa Francesco alla sezione San Luigi della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. La visita del papa avviene in un momento che coincide con una decisa fase di rinnovamento degli studi ecclesiali nell’orizzonte del dialogo e “nuova” teologia. Il tema del convegno che ha determinato la visita del Papa “La teologia dopo Veritas Gaudium nel contesto del Mediterraneo” dimostra chiaramente che il nuovo orizzonte teologico della Chiesa italiana interseca il più vasto orizzonte ove si gioca la partita del dialogo suggellato dalla carta di Abu Dhabi sulla fratellanza umana e la convivenza comune. E la nuova teologia costituisce l’humus fecondo per costruire l’auspicato dialogo, a partire dalla fine dei conflitti e delle drammatiche migrazioni di etnie che dovrebbero trovare nella terra di provenienza le condizioni socioeconomiche minimali per la sopravvivenza. Ma, all’interno di questo vastissimo orizzonte teologico, è stata significativa la lettera a Francesco di venticinque studenti laici della sezione San Luigi della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Questi giovani studenti – uomini e donne – nella lettera a Francesco si dicono “fortemente interpellati, nella propria coscienza, a dover rispondere alle sue continue battaglie contro l’indifferenza”. Nelle sei cartelle intitolate “Prima che gridino le pietre” i giovani laici scrivono che “oggi la comune opinione dequalificante e declassante del fedele laico, mette fine troppo in ombra la precedenza delle relazioni comunionali, prediligendo la mera subordinazione ai capi, logica che in realtà è del tutto estranea al messaggio evangelico, che antepone il servizio a qualsiasi altro tipo di condotta”. Un messaggio chiarissimo, questo, che reclama con coraggio e coerenza teologica la consapevolezza del laicato cristiano nello sforzo di cooperazione per la costruzione di una Chiesa in cammino con il popolo di Dio, cosciente e protagonista di una autentica gioia evangelica. È da sottolineare che questo appello non è più il desiderio, più volte espresso anche dalle pagine del nostro quotidiano attraverso le mie modeste riflessioni, dalle tante associazioni laicali di ispirazione cristiana presente nelle diocesi meridionali, ma è un pregnante messaggio di giovani laici impegnati negli studi del maggiore livello teologico ed accademico. L’idea di questi giovani è scaturita da laboratori condivisi, convinti che “in un mondo globalizzato e foriero di un moderno e ostentato edonismo, che propone prima i soldi e poi le persone” occorre anteporre queste ultime e poi i mezzi per concretizzare il benessere collettivo. Sono giovani che vogliono sporcarsi le mani per assumersi la responsabilità di essere testimoni della verità. Poi una proposta concreta: “una scuola di formazione politica riconosciuta dal mondo accademico internazionale, aperta ad eventuali collaborazioni con università estere e qualificate”. A fronte di questi orizzonti di futuro per una “Chiesa in uscita” ci conforta ricordare che la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Avellino, già da alcuni anni, ha proposto questo percorso di impegno socioecclesiale: è auspicabile che il nostro vescovo, mons. Artuto Aiello, accompagni questo sforzo con la sua unanimemente riconosciuta sensibilità pastorale.

Gerardo Salvatore