“La chiusura un duro colpo per il territorio”, Mari porta la vertenza IIA in Parlamento

La proposta del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra: "Soggetti affidabili e capaci di varare un piano industriale di rilancio che preveda il proseguimento dell’attività e la maggioranza delle quote societarie resti in mano pubblica

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La vertenza dell’Industria Italiana Autobus ha fatto irruzione nell’attualità locale, ma anche nazionale. Il rischio della privatizzazione, e di una possibile chiusura, hanno portato i sindacati e gli operai a mobilitarsi e far sentire la propria voce.

Un “aiuto” è arrivato dal deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra Franco Mari, che si è fatto promotore di un’interrogazione parlamentare: “L’Industria italiana autobus S.p.A. (Iia) è l’unica azienda italiana che  produce autobus nel nostro Paese; Iia è una società a controllo pubblico, le cui quote di maggioranza oggi sono detenute da Invitalia e Leonardo; complessivamente sono più di 500 i lavoratori interessati, presenti  nello stabilimento di Flumeri, in provincia di Avellino e in quello di Bologna”.

Mari va subito al sodo della questione “in questi mesi è in corso una trattativa, avviata da Leonardo per cedere  la propria quota ad un gruppo imprenditoriale di Caserta, il gruppo Seri, ritenuto dai sindacati «poco affidabile» anche alla luce di  precedenti iniziative imprenditoriali avviate e chiuse con licenziamenti in provincia di Avellino dallo stesso gruppo come la Fib Sud fallita nel  2020 e la Ics il cui stabilimento è andato in fiamme nel 2019 senza mai riprendere l’attività; i lavoratori, insieme alle organizzazioni sindacali e ai sindaci dei  comprensori coinvolti stanno chiedendo un intervento del Governo per fermare la trattativa in corso e affinché vengano poste almeno due condizioni all’ingresso nella società di imprenditori privati: che siano  soggetti affidabili e capaci di varare un piano industriale di rilancio che preveda il proseguimento dell’attività in entrambi gli stabilimenti e che la maggioranza delle quote societarie resti in mano pubblica”.

Il rischio concreto, aggiunge il deputato,  “è che si perdano posti di lavoro e più in generale la produzione made in Italy di autobus e ciò rappresenterebbe un duro colpo per i territori coinvolti e per la capacità del nostro Paese di pianificare un rinnovo del parco autobus nel trasporto pubblico locale, resosi indispensabile vista la quantità di mezzi vetusti e inquinanti che circolano nelle nostre città nella transizione verso un sistema di trasporti sostenibile e green; si rende dunque indispensabile, ad avviso dell’interrogante, che la società continui ad operare sotto il controllo di un soggetto pubblico che, con rinnovato e maggiore impegno, permetta un serio rilancio della Industria italiana autobus”.

La protesta si trasferisce il 23 aprile sotto le finestra del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Adesso, si può dire, che nessuno potrà più far finta di non aver sentito gli appelli di aiuto dalla Valle Ufita.