La città oltre i soliti noti 

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Se il giovane segretario del Pd, Giuseppe De Guglielmo, avesse avuto maggiore tempo a disposizione, forse avrebbe potuto evitare “l’operazio – ne gattopardo” che si è consumata con la presentazione della lista del partito di Martina nella città di Avellino. Perché sia chiaro: al di là della candidatura di Nello Pizza a sindaco, ( della quale dirò più avanti), la maggior parte della lista Pd si compone di personaggi che hanno contribuito a segnare il profondo degrado della città. Ma questo è il segno dei tempi.

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 Intanto, qui ed ora, ritengo opportuno consegnare al lettore alcune considerazioni. Paolo Foti, sindaco uscente, è, come già ho avuto modo di dire, persona onesta e trasparente. Si è fatto travolgere dalla sua colpevole bonomia. Altri hanno deciso per lui, lo hanno imprigionato nella malacatena del clientelismo e dell’opportunismo, privandolo di quella autorevolezza e del potere decisionale di cui la città aveva urgente bisogno. Di più. Il partito che lo aveva espresso, il Pd, gli ha regalato grande solitudine, a causa delle profonde lacerazioni delle bande che si sono confrontate per il controllo del partito. Soprattutto in vista dei posizionamenti per le elezioni politiche del 4 marzo. Oggi Paolo Foti va via con mestizia, ferito e deluso. Andiamo oltre. Il Consiglio comunale uscente ha fatto segnare, salvo qualche rara eccezione, la negazione del ruolo istituzionale a cui era stato chiamato. Per anni si è assistito ad un mortificante teatrino nel catino di Piazza del Popolo, diventato sfogatoio verboso di problemi irrisolti. Assenze, rinvii, bisticci, spurie contestazioni ne hanno decretato una fine ingloriosa. Questo stato di cose ha dato spazio ai cosiddetti comitati di affari. Del tutto accantonata la questione morale. Così è stato per i cantieri ereditati e mai portati a compimento, per le assunzioni precarie e non solo, per i limiti di una burocrazia che ha agito quasi sempre con criteri discriminatori.

Infine non ha fatto bene al governo della città il continuo cambio degli assessori che ha dato corso ad interruzioni fortemente dannose. Sul passato mi fermo qui, anche se ci sarebbe ancora da dire molto. Enucleando, ad esempio, i singoli problemi: dalla vicenda allucinante del Teatro Gesualdo al vergognoso ritardo del recupero della Dogana.

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 Ora è tempo di esaminare le liste appena presentate e guardare al futuro. C’è davvero un centrosinistra o come invece appare c’è nelle liste una promiscuità che è figlia della vecchia politica e di un compromesso al ribasso dettato dalla paura di perdere il controllo della città? Qui è il punto. Nicola Mancino, coerente con il centrosinistra storico, non si è mai iscritto al Pd. Ciriaco De Mita ha rinnegato ed è stato rinnegato dal Pd. Non solo. Per lui è un partito senza pensiero e inesistente sul piano della prospettiva politica. Tuttavia, soprattutto a livello regionale, rappresenta il potere gestionale, come evoca la scelta consumata con il patto di Marano. I due, Mancino e DeMita, distanti tra loro, attraverso la mediazione di Maurizio Petracca, acuto presidente della Commissione regionale Agricoltura, si sono ritrovati casualmente nella scelta del candidato a sindaco. Nello Pizza. Spetta ora a quest’ultimo, se mai dovesse essere eletto, dimostrare che egli non è l’uomo “di paglia” scelto a cui va messo il cappello in testa, come sempre è avvenuto per il passato. Sulla sua autonomia, la capacità di scelta, l’ interesse per la resurrezione della città, oltre padroni e padrini, si gioca la partita del futuro di Avellino. E’ una sfida di non poco conto. Personalmente penso che Nello Pizza, forte del suo vissuto, della professionalità e del senso di grande equilibrio, potrebbe anche vincere queste elezioni. Se dovessi rivolgergli un appello – mi sia consentito – è di mantenere sempre la schiena diritta e discernere loglio dal grano, ponendosi come fine supremo il bene comune. Sempre e solo i soliti ignoti? No. C’è qualche espressione significativa in altre liste a sostegno di Pizza. Penso all’ulivista Paolo Mascilli Migliorini, ad Adriana Percopo o Armando Pirone.

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 Nel centrodestra le esasperazioni delle divisioni interne presentano un quadro di non facile interpretazione. La scelta di Morano a candidato sindaco, da sempre esponente della destra storica, è avversata da Fratelli d’Italia. Il partito della Meloni ha scelto di correre in soccorso di Dino Preziosi, indiscusso manager, con grandi successi ottenuti nella guida dell’Air. Non solo. E’ stato, tra i pochi in consiglio comunale, a costruire un’opposizione credibile, studiando di volta in volta i problemi relativi al capoluogo.

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 Senza una vera e propria collocazione partitica è la lista che vede candidato sindaco Luca Cipriano, ex presidente del “Gesualdo” e attualmente alla guida del Conservatorio ” Cimarosa”.A scorrere i nomi che compongono la sua lista è indiscutibile lo sforzo compiuto per rinnovare il consiglio comunale. Una scelta coraggiosa, con profili che propongono la discesa in campo di una fetta della borghesia cittadina e di rappresentanti di parte del ceto medio delle competenze. Limitato sembra, invece, l’apporto operaistico. La lista della sinistra propone la sola donna candidato a sindaco: Nadia Arace. Tra gli altri candidati Roberto Montefusco, giovane e coerente esponente della sinistra irpina, decisamente elemento di spicco di una nuova classe dirigente. In lista anche Giuseppe Carillo, già segretario della federazione irpina dei Ds quando il partito espresse il massimo dell’impegno nella vicenda politica cittadina. Non sarà, invece, della partita l’ex deputato Giancarlo Giordano che ha voluto mantenere le distanze da scelte complessive non condivisibili sul piano del rinnovamento. Significative, infine, le testimonianze delle liste di “I cittadini in movimento ”, con alla guida Massimo Passaro e di Casapound che vede candidato a sindaco Giuliano Bello.

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 Grande attenzione è rivolta alla lista del Movimento 5 stelle che esprime candidato a sindaco Vincenzo Ciampi, non nuovo al confronto elettorale. In realtà, dopo il grande successo ottenuto alle elezioni politiche del 4 marzo, con la elezione in Parlamento di ben cinque esponenti ) il Movimento guidato da Carlo Sibilia sembra aver appannato la sua posizione nella politica cittadina. Si è limitato più a denunciare i mali che a fare proposte per il cambiamento. Vedremo nel corso della breve campagna elettorale se questa impressione sarà cancellata dai fatti. Fin qui, sperando di non aver fatto omissioni, il quadro che si presenta al nastro di partenza per il rinnovo del Consiglio comunale di Avellino e l’elezione del primo cittadino. Uno scenario che pone una domanda: si risolverà tutto a l primo turno o si andrà, invece, come é prevedibile, ad un ballottaggio? E chi saranno i competitori? Molto dipende anche dal tipo di campagna elettorale che vivremo e che ora entra nel vivo.

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 Certo, l’ eredità che lascia la giunta Foti è pesante. La città oggi ha raggiunto un degrado civile e morale come mai era accaduto prima. Le ferite aperte sono profonde e difficilmente rimarginabili nel breve periodo. Occorre un grande impegno e la elaborazione di un progetto con priorità e scadenze. Notevole deve essere il rapporto con la Regione che, fino ad ora, è stato marginale con punte di ritardi sullo sviluppo provinciale e cittadino. Questo nonostante città e provincia siano rappresentate al massimo dei livelli istituzionali. Necessario e urgente, a mio avviso, è imprimere una svolta culturale con la creazione di punti di riferimento e di aggregazione sociale che sono stati latitanti in questi ultimi anni. Penso al ruolo del Teatro Gesualdo, alla funzione di laboratori di idee e di progettazione che salvaguardino l’ambiente e rilancino lo sviluppo con l’occupazione, soprattutto giovanile. E’ per questo che il voto del 10 giugno assume un significato di notevole e di auspicata svolta. Non un cambiamento di facciata, ma assunzione di responsabilità per il bene comune e il recupero dell’identità perduta. Ci sono valori da rimettere in pista: la militanza politica come spirito di servizio per la comunità e la solidarietà tra i gruppi consiliari e le forze sociali per sconfiggere quella malapolitica che è stata la radice del male di Avellino. Si può fare, si deve fare. Ed è in questa prospettiva che seguiremo con grande partecipazione la campagna elettorale.

di Gianni Festa edito dal Quotidiano del Sud