La comunità parrocchiale di Sant’Ippolisto celebra il 1720° anniversario del martirio dei primi cristiani. Aiello: facciamo memoria delle nostre radici

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La comunità parrocchiale di Sant’Ippolisto si prepara a celebrare il 1720° anniversario del martirio dei primi cristiani di Abellinum. Una celebrazione per ricordare il sacrificio del presbitero Ippolisto, primo evangelizzatore e primo martire in terra irpina, prima voce del Vangelo in questi luoghi. Nello Specus Martyrum di Atripalda affondano le radici di fede della Chiesa di Avellino. “Da qui – spiega don Luca Monti, parroco di Sant’Ippolisito – la storia dei primi martiri ricomincia a fluire come il sangue che versarono per Gesù Cristo. Sarà il vescovo Ruggero a raccontarci la storia di Ippolisto che qui sarà seppellito, insieme agli altri martiri, Ireneo, Crescenzo, Fabio, Querulo, Eulogio. Nel VI secolo la presenza del vescovo Sabino è fondamentale per la crescita della fede. Qui sarà seppellito Sabino come il diacono Romolo. Questo luogo continua ad essere un riferimento per trovare un nuovo slancio di fede. I primi segni dei martiri hanno lasciato il posto ad affreschi legati all’arte barocca. Nel 1798 viene realizzata la cappella del tesoro affrescata dal maestro Ricciardi,  quella che era una grotta è diventata un capolavoro di arte barocca”. Di qui il valore forte di cui si carica il giubileo “A 1720 anni dal martirio, celebrare il ricordo di Sant’Ippolisito e dei primi martiri con il giubileo, che prenderà il via il primo maggio con l’apertura della porta santa, significa lanciare un messaggio forte di gioia che coinvolge tutti i fedeli”

“Vogliamo fare memoria delle nostre radici di fede – sottolinea il vescovo Arturo Aiello – E’ il motivo del giubileo indetto per la chiesa di Sant’Ippolisto. Un’intera comunità, dal 303 al 312, vive una testimonianza così forte da affrontare il martirio con gioia, a partire dal presbitero Ippolisto che il primo maggio, nel corso di una festa pagana, interviene per proclamare la sua fede. Quell’intervento decreta la sua cattura e morte, viene trascinato da un toro infuriato lungo le rive del Sabato e la sua testa è lanciata nel fiume. Nella notte due suoi fedeli vanno a raccogliere il corpo e lo depositano in una grotta che è l’origine dello Specus. Anche questo gesto ottiene per i due fedeli il dono del martirio.  Da allora quel sangue dei martiri è diventato seme di nuovi cristiani. Di qui il valore di questa celebrazione, legata ad una grazia di indulgenza per l’intero anno giubilare”