La cura arriva dai guariti

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In momenti drammatici come questi, nel pieno della più grave crisi della nostra storia repubblicana, pari solo a quella della seconda guerra mondiale, non è tempo di polemiche.

Se qualcosa si impara dalla storia, tutta l’Italia uscita dalla guerra, Togliatti in testa – che frenò i suoi seguaci più “rivoluzionari” –  seppero trovare, in nome della Patria, (prima la Patria, poi il partito!) l’unità e la compattezza necessaria per uscire dalle devastazioni materiali di una nazione in ginocchio e regalarci una tra le più belle Costituzioni del mondo. Oggi, purtroppo, quei politici non ci sono più e quelli che si atteggiano a statisti, senza averne le qualità, agiscono più per fini di bottega che nell’interesse nazionale. Non rappresentano la stragrande massa dei cittadini che hanno accettato gravi sacrifici all’insegna del “Ce la faremo”, manifestando ottimismo e speranza, uscendo sui balconi per esporre striscioni e manifesti ad indicare una solidarietà e una fiducia costruttiva. Molti dei nostri politici, fuori e dentro il governo, non sono degli di tutti quei lavoratori: medici, infermieri, personale sanitario, volontari, o semplicemente addetti ad attività che non possono essere fermate, che con il loro impegno e, a volte, con il sacrificio della vita stanno consentendo all’Italia di andare avanti.

Non è tempo di polemiche, ma di rinserrare le fila e ritrovare il senso dell’unità, perché solo insieme si vince. E’, invece, tempo di dare una mano al Governo rimandando a dopo le critiche, nella consapevolezza che solo stando uniti – come ammonisce il Presidente Mattarella- ce la faremo a superare la crisi. Il Presidente del Consiglio Conte, i ministri Speranza, Gualtieri, Lamorgese, Boccia e tutti gli altri ce la stanno mettendo tutta con abnegazione e impegno. Invece ci sono, anche in occasioni come queste, quelli che remano contro; i soliti sobillatori; quelli che soffiano sul fuoco aizzando gli animi; che vorrebbero che il Governo mettesse a disposizione di tutte le famiglie, degli imprenditori, piccoli e grandi, delle partite iva, centinaia di miliardi, che non abbiamo e naturalmente a debito, senza aumentare le tasse, o farle pagare a chi non le paga o mettendo (guai solo a pensarlo!) una qualsivoglia patrimoniale.

Salvini, che è il loro capofila, dice che 400 milioni per le prime esigenze dei più poveri, sono troppo pochi: meno di sette euro a persona, contando anche lui invece di passarsi una mano sulla coscienza e restituire i 49 milioni che la Lega ha truffato allo Stato. Non potendo più prendersela con i migranti (che non hanno portato il virus in Italia con i barconi e, pare, non ne siano neanche colpiti e oggi risulterebbero utilissimi per l’agricoltura e per far ripartire le industrie del Nord!), se la prende con Conte e – tanto per non smentirsi –  con l’Europa, riproponendo insieme ai condoni fiscale e edilizio il referendum per uscirne. Vuole riaprire anche le Chiese per Pasqua! Non vede l’ora di rientrare in gioco e propone un governo di salute pubblica guidato da Draghi. (Ve lo immaginate Draghi trattare gli affari del governo con Salvini e Di Maio?)

Il suo sodale, il governatore della Lombardia Fontana gli tiene bottone accusando, ad ogni piè sospinto, il Governo centrale di averlo lasciato solo e dimenticando di aver rivendicato, fino al giorno prima, la massima autonomia per la sua Regione che, in fatto di sanità e di sicurezza, ne ha tutti i poteri per prendere decisioni che non ha preso lasciando scoppiare, nella pur bellissima Lombardia, focolai di contagio per non aver adottato in tempo le misure necessarie a fronteggiare la pandemia e invocando respiratori, e prescrivendo di indossare mascherine che non ha. La Regione – ormai lo ammettono tutti- ha sottovalutato il virus di cui il primo caso sarebbe scoppiato proprio a Milano, ha creduto di risolvere il tutto con l’ospedalizzazione ed ha fallito clamorosamente sul territorio lasciando, tra l’altro, al proprio destino le case degli anziani dove il virus fa strage di vecchi. Gli fa eco la Meloni che, quando parla cambia il suo viso di un passerotto in quello di un corvo. Per carità di patria non parliamo del bullo di Rignano che si crede ancora uno statista e spara sentenze e critiche al governo di cui fa parte e non si sa se stia tirando la volata a Salvini o mirando allo scasso generale!

.  “Adda passà ‘a nuttata! sperando che si faccia piazza pulita di simili personaggi e che dopo sia tuto un’’altra musica!

di Nino Lanzetta