La democrazia e la gestione del potere

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I tempi attuali sono segnati da una fortissima contrapposizione tra le forze politiche.  Gli argomenti di polemica non mancano e sono oggetto di tensione permanente. Frasi durissime tra partiti e leader che usano spesso e volentieri anche i social. Una sorta di odio permanente che caratterizza la società e la politica dei nostri tempi.  Un clima che con accenti diversi si respirava anche settant’anni fa quando si svolgono le prime elezioni del Parlamento italiano. La frattura ideologica divide nettamente comunisti e cattolici con il partito democristiano che vince nettamente quelle elezioni. In piena guerra fredda l’Italia è ancorata all’Europa occidentale e agli Stati Uniti. In questo quadro comincia la stagione della DC perno del sistema. Una continuità che durerà per oltre 40 anni. L’opposizione è affidata al PCI che è fuori dal governo ma dentro le istituzioni. I comunisti sono tra i protagonisti dell’Assemblea Costituente e un esponente di spicco del PCI, Umberto Terracini  nel ’47 ne diventa Presidente e sarà lui a firmare la costituzione insieme a De Gasperi presidente del consiglio e a De Nicola capo provvisorio dello Stato.  Insomma grande antagonismo ma anche grande rispetto. E’ in questo clima che il 14 luglio del 1948 il leader del PCI Palmiro Togliatti viene ferito dai colpi di pistola sparati dal giovane studente Antonio Pallante. Sul paese lo spettro di una guerra civile. La rabbia del popolo di sinistra si scarica in una serie di manifestazioni e si vivono ore di paura. E’ lo stesso Togliatti però dal letto d’ospedale a placare gli animi. Il segretario comunista è consapevole  che il principale leader dell’opposizione può anche subire un attentato ma nella democrazia bisogna riconoscersi. Ad allentare la tensione contribuisce anche una passione degli italiani, il ciclismo. Fanno storia le imprese di Gino Bartali al Tour de France. Si narra che lo stesso De Gasperi si preoccupò di incoraggiare personalmente Bartali, prima della gara, convinto che una sua vittoria avrebbe ricondotto gli italiani ad un sentimento di unità nazionale. De Gasperi e Togliatti hanno segnato il 1948 e gli anni del dopoguerra. Il leader comunista è l’interprete della linea sovietica e stalinista in Italia. Un uomo realista e pragmatico. Così dopo la fine del rapporto di collaborazione con la DC per il Partito Comunista si apre una fase nuova. Un rapporto conflittuale ma di leale collaborazione istituzionale con la Democrazia Cristiana che durerà fino alla fine della cosidetta prima Repubblica. Nel 1989  la caduta del muro di Berlino chiuderà definitivamente l’era della guerra fredda. De Gasperi quarant’anni prima comprende che gestire il potere è indispensabile in un mondo diviso per blocchi ma non basta, occorre coinvolgere gli altri nella costruzione della democrazia . Come mette in evidenza lo storico Agostino Giovagnoli : “De Gasperi e Togliatti hanno avuto un rapporto intenso anche se a distanza come si usava allora. Perché entrambi avevano una grande visione internazionale. Questo li rendeva consapevoli del fatto che non si poteva prescindere dagli equilibri internazionali, bisognava costruire una via italiana all’interno di quel contesto. Lo scontro si è sempre mantenuto nei limiti, non è mai strabordato. Nel senso che anche se De Gasperi è sempre stato un anticomunista, non ha avuto dubbi sul fatto che i comunisti dovessero partecipare liberamente alle elezioni. Dovessero eleggere i loro rappresentanti. Insomma che in parlamento i comunisti avessero la loro voce perché rappresentavano il 30% almeno in certi momenti, del popolo italiano. Rappresentavano cioè delle istanze troppo importanti: quelle dei contadini, degli operai, dei poveri. Dunque il problema era coinvolgerli nella democrazia. E malgrado il rigore e la durezza anticomunista bisogna riconoscere che De Gasperi ha sempre perseguito questo disegno”.

di Andrea Covotta edito dal Quotidiano del Sud