La democrazia e l’universo Occidente

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La pandemia non ci ha ancora lasciato, i suoi effetti stanno per fortuna diminuendo ma non è ancora finita. La preoccupazione più grande oggi è però la guerra esplosa dentro l’Europa. Si combatte in Ucraina da una settimana, tante le vittime e nessuno dei suoi abitanti avrebbe mai immaginato di ritrovarsi a vivere in un bunker senza vedere la luce del sole, eppure sta drammaticamente accadendo. Le cronache ci raccontano di città bombardate e assediate, di gente in fuga che ha lasciato le proprie case e che cerca rifugio nelle nazioni più vicine. Un dramma che tocca anche noi che viviamo a chilometri di distanza e ci svegliamo o andiamo a dormire con la preoccupazione di un conflitto bellico dalle conseguenze imprevedibili. Le nostre speranze sono affidate ai negoziati, alla ragionevolezza, al senso di responsabilità che si è smarrito nei palazzi del potere di Mosca e nel cervello di un autocrate come Putin. In pochissimo tempo la Russia è diventata una sorta di paria internazionale, una nazione enorme messa all’angolo da chi voleva farla ritornare grande. La stessa Cina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è astenuta sulla risoluzione di condanna dell’aggressione all’Ucraina, non ha messo il veto come invece, ovviamente, ha fatto Mosca. Non solo, il Cremlino con la sua strategia d’attacco ha ridato fiato all’Europa da sempre boccheggiante quando si tratta di affrontare il capitolo della politica estera. Ora a Bruxelles c’è unità intorno alle drastiche sanzioni economiche prese contro Mosca e si riparla con insistenza della costruzione di una vera Difesa europea che non potrà che essere interna alla Nato. E c’è soprattutto il risveglio dell’opinione pubblica, in tutta Europa si sono moltiplicate le manifestazioni contro Putin e si è vicini con atti concreti alla resistenza e al dramma che stanno vivendo gli ucraini. L’Europa ha conosciuto, tranne la terribile guerra nella ex Jugoslavia, un processo di pace che è durato oltre settant’anni. Come ha scritto Ezio Mauro “la cifra unificante di questo processo è la democrazia, unica religione civile superstite dopo la morte delle ideologie, riconosciuta come valore supremo ovunque, praticata con ambiguità in più di una capitale, in contraddizione con se stessa nella prova delle crisi, insidiata dalla scorciatoia semplificatrice del populismo, svuotata dagli abusi del moderno autoritarismo: e tuttavia punto di riferimento comune, principio ispiratore e regolatore non solo della politica, ma della vita sociale. Potremmo dire che la democrazia dei diritti e la democrazia delle istituzioni, insieme con lo Stato di diritto e la legalità internazionale è la vera natura del patto di civiltà che lega l’Europa, gli Stati Uniti, Israele e il Giappone in una cultura comune, che chiamiamo Occidente”. L’Europa sognata a Ventotene da un gruppo di intellettuali antifascisti, ideata e realizzata da tre statisti cattolici come De Gasperi, Schuman e Adenauer deve trovare la forza per non far crollare questa difficile impalcatura. Putin con la sua brutale aggressione vuole piegare i valori democratici con l’uso della forza e anche per queste ragioni non tollera nessuno spazio di protesta in patria. Tra i motivi che lo hanno spinto ad accelerare in modo così cruento, l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer pensa che Putin intenda ridare alla Russia il ruolo di potenza prevalente nello spazio ex sovietico. Può essere una spiegazione, Putin però dovrebbe rileggere le parole di un grande scrittore russo Fedor Dostoevskij che nei “Fratelli Karamazov” scrive: “colui che mente a sé stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro sé stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri”.

di Andra Covotta