La diagnostica integrata: una vera novità?

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Di Graziella Di Grezia

I grandi progressi negli esami diagnostici permettono di ottenere una diagnosi sempre più accurata con migliori risultati clinici. Tuttavia, la mera esecuzione dei test diagnostici risulta sempre più impegnativa e frustrante per gli operatori; il volume e la diversità dei risultati possono sopraffare la capacità diagnostica anche dei clinici più dedicati ed esperti. Uno dei maggiori rischi è quello di ottenere risultati ultradettagliati ma frammentati perché ogni disciplina rimane isolata rispetto ad un’ altra creando dei veri e propri “SILO”; l’utilizzo della cartella elettronica per quanto possa semplificare l’accesso ai dati e la loro gestione, non è uno strumento in grado di sintetizzare e rendere le informazioni globali fruibili agli specialisti. La semplice digitalizzazione dei dati non rappresenta un cambiamento culturale; questo può passare attraverso una diagnostica integrativa in cui i dati diagnostici, insieme ai dati clinici del Fascicolo Sanitario Elettronico, vengono aggregati e contestualizzati da strumenti informatici per indirizzare l’azione clinica. Il progetto, appena pubblicato su Insight of Imaging (2023), è a cura della Società degli Studi Strategici in Radiologia. La diagnostica integrativa ha il potenziale di identificare le terapie corrette più rapidamente, modificare il trattamento quando appropriato e interrompere il trattamento quando non è efficace, riducendo in ultima analisi la morbilità, migliorando i risultati ed evitando costi inutili.

La diagnostica per immagini, la medicina di laboratorio e l’ anatomia patologica svolgono un ruolo essenziale nel processo diagnostico. Gli specialisti attraverso l’utilizzo di questi strumenti possono ottimizzare i processi diagnosticoterapeutici con vantaggi per il paziente, se ben guidati dal punto di vista clinico, nonché etico. La diagnostica integrata progettata al giorno d’oggi si pone come una nuova realtà che per corsi e ricorsi storici, si delinea come l’ approccio medico integrato a cui ogni studente si è avvicinato nel corso degli studi e che prevede l’ interesse per il malato prima ancora che per la malattia.