La difficile arte di governare

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Il Premier Conte è sotto il fuoco incrociato di opposizione e pezzi della stessa maggioranza.  Meloni gli fa la guerra da sempre, Salvini da quando si è tirato fuori dalla maggioranza convinto di andare a elezioni. Sulla pandemia dicono tutto e il contrario di quanto avevano detto il giorno prima. Nella stessa maggioranza non mancano le voci critiche, a cominciare dal Pd che butta la pietra e nasconde la mano, lasciando andare in avanscoperta Renzi, il presunto statista di Rignano che, da tempo gli vuole fare le scarpe ed ora gli ha recapitato un documento (ennesimo ultimatum!), minacciandolo apertamente di togliergli la fiducia. Un vero e proprio programma di governo: dal MES, al Recovery Fund; dalla sanità, alla scuola, alla giustizia fino all’ambiente. In sintesi un nuovo governo. “Parliamo di cose serie –ha detto al corriere- e vediamo se siamo d’accordo. Se si governiamo, se no, il Governo va a casa.” Un nuovo Governo?  Ma con chi e con quale maggioranza? La Bellabona, fulminata sulla via di Damasco, ha scoperto che la vera anomalia è Conte, prima a capo di un governo di centro destra, poi di uno di centro sinistra Padellaro, sul Fatto quotidiano, ha invitato il Premier a sfidare Renzi in Parlamento per fargli assumere, di fronte al Paese, le sue responsabilità. Nel pieno di una pandemia che non accenna a diminuire (siamo già a 70.000 morti!) è pazzesco e irresponsabile il solo pensare ad una crisi di governo né è eticamente sopportabile che per qualche miserabile interesse di bottega si possa giocare allo sfascio così “catafottendosene” (come avrebbe detto il commissario Montalbano) dell’interesse generale del Paese

Se non avessimo un Conte che mantiene il sangue freddo e tenta di mantenere insieme una maggioranza così eterogenea e rissosa, senza perdere di vista l’interesse generale, dovremmo inventarcelo. Invocano Draghi anche quei politici e partiti che bocciano i tecnici sulla pandemia, dicendo che “pretenderebbero” di sostituirsi ai politici. Insieme con i poteri forti vogliono far fuori Conte per “spartirsi” i 209 miliardi del Recovery Fund. Conte non viene dalla politica ma sta imparando in fretta ottenendo buoni risultati anche in campo europeo e godendo del consenso dei cittadini (più del 60% secondo l’ultimo sondaggio di Pagnoncelli)? Certo non è un De Gasperi o un Moro, ma di statisti del loro livello non se ne vedono in giro. Scalfari – su Repubblica del 15 scorso-  dà un buon giudizio del suo operato: “La sua politica è accettabile” aggiungendo che è più libero nelle sue mosse e agisce in parte in autonomia; ed è per questo che ha attirato parecchie critiche. Non risponde ad alcun partito e si è affrancato anche dal M5S che lo aveva proposto. L’essere senza un partito, al quale riferire e ubbidire, è un punto di forza o di debolezza? Per i partiti, che vorrebbero imbrigliarlo, è un punto di debolezza, per i cittadini, che hanno in uggia la politica scaduta pericolosamente in questi lustri, è un punto di forza.

I partiti scaricano sul Paese la propria incapacità di costruire vero sviluppo anteponendo la propria fortuna politica a quella del Paese. Il comportamento del bullo di Rignano né è l’ultimo esempio e la timidezza del Pd, che non riesce a ritrovare i suoi ideali sotto la guida incolore di funzionario di partito come Zingaretti, una conferma L’unico politico serio e con le idee chiare- Bersani- è tenuto ostentatamente da parte come i suoi consigli di creare un nuovo soggetto, aperto e pluralista, europeista ancorato ai valori di una società in evidente trasformazione.

Conte ha capito perfettamente che la politica nazionale – e la pandemia l’ha confermato – non può prescindere da quella europea nella quale deve muoversi, e che il completamento del progetto europeo e la sua integrazione è un obbiettivo comune dei singoli Stati che ne fanno parte cedendo un po’ della loro sovranità. I sovranismi sono antieuropei e anti euro e costituiscono la palla al piede del progresso delle nazioni. Berlusconi è una anomalia della storia: più satrapo e difensore delle sue aziende e pieno di conflitti di interessi, che statista, seppur modesto, inventore della finanza creativa con Tremonti e contornato da molti collaboratori finiti in galera e pregiudicato anche lui che molti addirittura vedrebbero al Quirinale! Il M5S non riesce a risolvere le sua ambiguità e le sue contraddizioni.

In questo contesto il Premier Conte è l’unica garanzia che ci resta fino a quando in Italia non cambia lo scenario politico. Ci auguriamo solo che riesca a mantenere ancora la barra dritta!

di Nino Lanzetta