La grande occasione per il governo

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Incassata la fiducia delle Camere il Conte bis è pronto alla navigazione. Tra i punti che il nuovo esecutivo dovrà affrontare c’è immediatamente quello della manovra economica e poi il capitolo immigrazione. Si vedrà da queste due tematiche se la discontinuità con il passato c’è e in che misura si può manifestare. Ci sono poi due punti meno appariscenti e uno dei due nemmeno dichiarato che saranno però il vero termometro della legislatura. Il primo è la legge elettorale come conseguenza dell’annunciato taglio dei parlamentari. La ragione è che mantenendo il sistema elettorale così com’è si produrrebbero alcune distorsioni iper maggioritarie. Una ragione indubbiamente valida accompagnata però da un non detto. Un sistema proporzionale in cui alle elezioni nessuno vinca o perda davvero è il miglior anestetico ad un eventuale successo dei sovranisti. Ma anche in questo caso va fatta una considerazione. Il centrodestra attuale, stando ai sondaggi è compreso anche di Forza Italia, che sovranista non è, viaggia tra il 40 e il 45 per cento dei consensi. Dunque se PD, sinistra e Cinque Stelle trasformassero l’alleanza di governo in una intesa elettorale potrebbero competere per il governo del paese. Si darebbe cioè vita ad una sfida tra forze europeiste ed euroscettiche e non è detto che il risultato sia così scontato. La seconda ragione che spinge il vento della legislatura è legata ad una data: gennaio 2022. E’ il mese e l’anno della scadenza della Presidenza della Repubblica. Se il governo va avanti sarà questa maggioranza ad eleggere per i prossimi sette anni il successore di Mattarella. In questi tempi di crisi delle Istituzioni e di fragilità del sistema politico il Capo dello Stato è stato l’unica àncora per un Paese in balia degli eventi. Una ragione dunque fondamentale per stabilizzare il percorso della legislatura. Ma se questo è l’appuntamento chiave per il futuro nel presente la vera sfida è quella di dare un obiettivo concreto ad un governo e ad una maggioranza inedita. Nel nostro paese dal ’94 ad oggi si è sempre ragionato e costruito alleanze solo in funzione negativa. L’anti berlusconismo è stato il vero collante delle coalizioni di centrosinistra, oggi per PD e Cinque Stelle lo stare insieme è giustificato soprattutto dall’antisalvinismo. Il leader leghista è passato in poche settimane dal ministero dell’Interno a ruolo di capo dell’opposizione. Una funzione forse a lui più congeniale perché adesso ha le mani libere da impegni di governo che sono spesso gravosi mentre scaricare le colpe delle cose che non vanno è più semplice e cattura consensi maggiori. Ma quello da cui tutti dovremmo uscire è questo eccesso di personalizzazione che ha caratterizzato tutti questi anni. Non è più possibile per una alleanza di governo definirsi solo come alleanza contro qualcuno e anche per chi fa opposizione è giunto il momento di fare proposte alternative e non giocare sempre a sfasciare. Entrambe queste maggioranze la prima giallo-verde e la seconda giallo-rossa sono figlie di un sistema che non concede agli elettori il diritto di scegliere l’esecutivo ma sono frutto di maggioranze parlamentari assolutamente legittime. Questa maggioranza nata da una necessità ha oggi una grande occasione perché come scrive la politologa Nadia Urbinati “la sfida al populismo si gioca sul terreno della prudenza e della lungimiranza che sono virtù politiche ardue perché richiedono attori che sappiano vedere l’utile oltre il loro naso, oltre i numeri dei sondaggi e la propaganda quotidiana oltre lo stillicidio del presentismo mediatico. Si dice che la necessità aguzzi l’ingegno, questo governo non ha altra scelta che essere un buon governo, diversamente sarebbe una palla al piede in un Paese paralizzato ed instabile”.

di Andrea Covotta