Anche Mario Draghi potrebbe scivolare sul bagnato. Il premier sta combattendo la sua guerra su diversi fronti: economici soprattutto, sociali e politici. Le insidie gli vengono dall’interno (l’Italia) e dall’estero (Europa, Russia e Stati Uniti). Autorevolezza e prestigio sono messi a dura prova. Era partito con il vento in poppa mister Draghi, accolto come il salvatore della patria. Oggi la sua popolarità è problematica. Chi lo sostiene lo fa anche per paura del peggio, senza avere il coraggio di denunciarne i limiti. L’inflazione viaggia in un mare tempestoso. La nave va verso il naufragio con un dato record pari all’otto per cento che ci riporta a ben trentasei anni fa. Lo spread segue a ruota. L’economia, conseguente alla guerra dell’Ucraina, rotola verso il baratro. Il potere di acquisto delle famiglie diminuisce sempre di più: pane, pasta, frutta, rischiano di diventare un bene di lusso. E che dire delle risorse energetiche che caricano le bollette in modo scandaloso tra costo reale e spese infinite per assicurare il servizio? Così se il consumo, per fare un esempio, è pari a dieci, le spese accessorie raggiungono la cifra di venti. I “carrozzoni” devono pure lucrare profumatamente. Altro che politica di rigore. Appare finanche irrisorio il benefit-bonus dei duecento euro per alleviare il peso della crisi. Non diversamente Mario Draghi non vive un buon momento nel rapporto con le forze politiche. La scissione nel Movimento Cinquestelle è oggettivamente un “casus belli” anche per il governo. Sostenere l’esecutivo partecipando nel suo percorso o rivendicare mani libere uscendo dalla maggioranza? Spesse nubi si addensano sul futuro. Soprattutto perché la campagna elettorale per le politiche del 2023, già ora in pieno svolgimento, con le sue regole per l’acquisizione del consenso, potrebbe riservare sorprese con prese di distanze da una maggioranza che sembrava coesa e, invece, potrebbe diventare molto fragile.
di Gianni Festa