La lega e l’autonomia differenziata

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Uno dei primi obbiettivi dell’agenda della Lega è l’autonomia differenziata. C’è un patto tra Salvini, Meloni e Berlusconi per concedere l’autonomia differenziata alle regioni che vogliono soprattutto i governatori Zaia e Fontana, che si coniuga perfettamente con il Presidenzialismo che vuole la Meloni. Il modello della Lega sono le Regioni che “dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i relativi statuti speciali” delle della Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna. In più, ma ora omettono di dirlo, vorrebbero che una parte delle risorse prodotte nelle regioni (gettito Iva) rimanessero alle stesse che le gestirebbero per migliorare i propri servizi (scuola, sanità, trasporti).

Il guaio è che anche alcuni governatori del sud, in primis De Luca la vorrebbero: “La Campania è tra le Regioni che l’hanno chiesta ma nel rispetto della Costituzione cioè dei principi di unità e solidarietà. Se qualcuno pensa che l’autonomia differenziata significhi compartecipazione alle entrate fiscali sulla base delle risorse che si producono nelle diverse regioni, questo per noi è inaccettabile.”  Al sud ci sono meno flussi fiscali e sarebbe condannato a morte. De Luca vuole invece più materie da gestire e più soldi anche se la sua gestione- come quella di altre regioni del sud- è un esempio di sprechi, familismo, clientelismo e cattiva gestione del denaro pubblico (vedi Sanità e rifiuti urbani!).

Ben altro disegno quello delle regioni del nord che si distaccherebbero ancora di più dal “profondo sud”! In più ci sarebbero evidenti rischi per l’unità nazionale e per le disuguaglianze che verrebbero a determinarsi con probabili riflessi di incostituzionalità ai sensi dell’art 117 3° comma che disciplina le materie a legislazione concorrente. Secondo l’emerito costituzionalista Gaetano Azzariti: “Ove si realizzasse l’obbiettivo, consegneremmo la Repubblica ad un altro sistema costituzionale”. Ed ancora: “Il presidenzialismo non è un male in sé, ma la sua introduzione in Italia comporta necessariamente la rinuncia ad uno dei due organi di garanzia: il Presidente della Repubblica come garante”.” E’ un indebolimento della democrazia e una delegittimazione del Parlamento.” (Rosy Bindi)

Il presidenzialismo senza pesi e contrappesi, come semplicisticamente vorrebbe la meloni, comporterebbe, di fatto, una modifica della Costituzione in senso più autoritario e l’addio ad una repubblica parlamentare. Meloni – in un confronto con Letta al Corriere della sera TV- ha detto: “Io punto ad un sistema stabile per 5 anni che leghi il cittadino all’eletto”

L’autonomia regionale è un vantaggio per il Sud – ripetono i leghisti- che punirebbe chi non è in grado di governare e premierebbe i buoni amministratori. Ma al Sud, purtroppo, non funziona così: C’è scarsa partecipazione dei cittadini che, spesso hanno poco senso civico, tirano a campare arrangiandosi, protestano ma poi si affidano a uomini sbagliati nella vana speranza che cavino per loro le castagne dal fuoco. Cristo non si è fermato a Eboli ma sicuramente non è andato oltre Gaeta.

De Luca, che ha ridotto la Campania ad un feudo familiare e che ha dimostrato di non sapere amministrare i fondi europei per fare, almeno, quelle strutture che consentissero di smaltire i rifiuti che sono ancora stipati nelle campagne del casertano e del napoletano e che ha portato la sanità tra gli ultimi posti e che aggiunge alla sua incapacità gestionale grande arroganza, osa dire – come i governatori del Nord- che l’autonomia differenziata è un vantaggio per il sud, sottovalutando il rischio che, aperto il varco, sarebbe più facile arrivare a ben più pericolose conseguenze.

di Nino Lanzetta