La legalità che passa nella scuola

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La significativa veglia di riflessione e di preghiera del 20 u.s., nel Duomo di Avellino, organizzata da Libera, in occasione della XXII giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie – con la presenza delle tre diocesi irpine, delle ACLI, dell’Azione Cattolica, Misericordia, dell’Agesci e della Pastorale sociale e del lavoro – merita qualche riflessione sulle ragioni profonde della legalità e sulle lodevoli scelte di vita di magistrati, operatori delle forze dell’ordine e tanti giovani e adulti impegnati nelle associazioni di volontariato. Spesso siamo favorevolmente impressionati quando assistiamo a delle testimonianze corali di mobilitazione civile, come quelle recenti di Locri, ma distratti da una quotidianità vorticosa, non riusciamo ad interiorizzare il significato profondo di cittadinanza attiva, alla base del generoso e urgente sforzo di ricostruzione del tessuto sociale. Per raggiungere questo obiettivo è necessario superare anzitutto l’ancora esistente povertà educativa tra i minori, spesso privati delle preziose occasioni di accesso agli strumenti necessari per una idonea formazione, capace di sviluppare le proprie capacità, inclinazioni e aspirazioni. In tal senso sono da considerare lodevoli le iniziative didattiche messe in cantiere dal secondo circolo didattico di Avellino, con la presenza di due magistrati del Tribunale di Avellino nonché mamme di allieve dello stesso circolo. Occorre, frattanto, intendersi su quale legalità occorra puntare sin dalla scuola primaria: non si tratta solo di una legalità espressiva "di conformità alla legge" perché questa, non solo è poco accessibile al mondo cognitivo del minore, ma non esaurisce il senso più compiuto della legalità che affonda le radici in una trama di valori condivisi per una progressiva crescita della misura di una civile convivenza. La nozione di legalità può essere meglio declinata come rispetto delle regole, dalle più elementari – come quelle che regolano il traffico cittadino – a quelle più impegnative come quelle afferenti alla buona amministrazione nella sfera pubblica e in quella privata. La legalità è anche normale esistenza di spazi di pari opportunità, di trasparenza e di giustizia sociale, per una esistenza dignitosa per tutti e non solo per i pochi che hanno protezioni e percorsi preferenziali che suscitano sconforto e poca fiducia nelle regole, valevoli per tutti. Vanno promossi, pertanto, percorsi formativi, che delineano una legalità «creativa» al posto di quella «costrittiva». Occorre, allora, coniugare – sin dalla scuola primaria – la nozione di lex nel significato etimologico di legare, quale capacità di istituire legami, vincoli di appartenenza, relazioni tra chi detta e chi riceve la legge, con quello di leggere, di raccolta di ciò che è disperso per orientarlo a una coesione sociale, attualmente sempre meno forte. Si tratta, alla fine, di ricostruire un rapporto di alleanza in vista non solo di una coesistenza pacifica, ma di una concreta costruzione del bene comune. È lecito chiedersi, comunque, se sia possibile governare l’odierna complessità sociale con regole condivise, capaci di orientare umanamente i processi tecnologici, economici e finanziari, riconducendoli ad autentici strumenti di servizio, rispettosi della dignità di tutti gli uomini, secondo un patto intergenerazionale ed ecosostenibile. La via maestra per sostenere tale patto è tracciata sul connettivo materiale e spirituale della consapevolezza e della responsabilità.
edito dal Quotidiano del Sud