La lezione dei Maestri

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Domenico Pisano, docente di italiano e latino, nonché apprezzato poeta e narratore, va in pensione. Alcuni allievi lo ricordano come un vero “fuoriclasse”.

Gustavo Zagrebelsky due anni fa dava alle stampe un arioso saggio dal titolo evocativo “Mai più senza Maestri”, interrogandosi sull’azione e sul nevralgico ruolo delle “guide di spirito”.

“Per noi il Prof. Domenico Pisano ha rappresentato, a tutti gli effetti, un Maestro. È difficile condensare in poche battute il fondamentale apporto che il Professore, nel corso degli anni, ha dato al nostro percorso di crescita personale e professionale”, sottolineano Antonia e Stefano Acierno.

“In classi ed insegnamenti differenti, abbiamo avuto entrambi modo di apprezzare il suo assoluto rigore metodologico, l’incrollabile serietà, la salda professionalità e la giusta dose di severità contemperata con un sagace, e mai banale, senso dell’umorismo. Preservando, sempre, il prezioso valore della meritocrazia, ci ha impartito importanti insegnamenti che spaziano dal latino alla letteratura italiana. Sono nitidi i ricordi delle sue meravigliose lezioni”. Quest’ultimo aspetto è caro anche a Samanta Marino. “Ricordo ancora limpidamente i suoi appassionati discorsi durante le lezioni e in particolare l’amore per la poesia e la letteratura del Novecento che ci hanno da sempre accomunato. Lui, che vedeva nella semplicità il suo modus vivendi, puntualizzando come fosse facile essere orchidea, ma difficile essere margherita, è stato un grande esempio di umanità. Ha da subito creduto in me, dandomi la possibilità di crescere intellettualmente e culturalmente, seguendo i “miei tempi” e non “quelli degli altri”. Se sono infatti stata all’altezza di proseguire agevolmente nell’ambito degli studi umanistici, riuscendo a districarmi persino nelle più difficili situazioni, è anche grazie ai suoi insegnamenti. Mi ha sempre spinta a riflettere, ad aver spirito critico, a tenere accesa in me quella lanterna alimentata da una perenne sete di conoscenza e da un’instancabile curiosità”.

Emozionante è anche il ricordo di Chiara Staffa. “Quando entrava in classe lui, eravamo tutti contenti. La lezione iniziava come un gioco: si scherzava con le parole, con i cognomi, con le situazioni, con gli autori. Il modo di stare con gli alunni del Professore Pisano non toglieva nulla all’autorità del suo ruolo, ma mi pareva piuttosto sposare il principio a cui tanto teneva il filosofo Aldo Masullo: qualunque cosa si faccia ha alla sua base il gioco simbolico. Le sue spiegazioni erano tutte costruite su un gioco simbolico: ci presentava gli autori in modo che diventassero i nostri confidenti, perché che amore fa rima con dolore (citazione celeberrima del prof.) lo hanno sperimentato i più grandi della letteratura, ma lo vivevamo anche noi tra i banchi, con le nostre prime pene d’amore, a cui lui pareva partecipare e dare una chiave di lettura con le sue lezioni. Il professore Pisano c’era nei momenti più formativi, che la scuola mi ha offerto, come il viaggio ad Auschwitz. Quel viaggio nei luoghi della memoria è sicuramente uno di quegli eventi, che bussa forte e con insistenza al campanello della coscienza, tira fuori domande, fa sentire inadeguati e impotenti”.

A 40 anni Federica Tarantino, stimata psicoterapeuta, augura ai suoi due figlioletti di avere la fortuna che ha avuto lei: “un professore poeta e scrittore non capita a tutti. Con emozione ricordo l’enfasi delle spiegazioni, pagine e pagine di appunti di letteratura conservate a distanza di anni e custodite gelosamente. Le lezioni su De Andrè, Guccini, Springsteen accanto a Dante, Pirandello, Moravia e tutti i grandi autori sono solo un esempio del viaggio culturale, che ci regalava a scuola. Una guida importante, che resta come modello operativo interno nel percorso individuale. O Capitano! mio Capitano!”.

Anche Stefano Vetrano, che lo ha conosciuto soprattutto come storico “vicario” del Liceo “Virgilio” ne sottolinea “la forte personalità, l’autorevolezza, l’empatia, la sensibilità e la raffinata cultura, l’educatore di notevole spessore umano, una validissima guida e un compagno di viaggio”. “Quando lo si incrociava nei corridoi, si provava una sensazione di sicurezza e fiducia, a dimostrazione di come la scuola fosse davvero presente”, ricorda Davide Renna. Questa presenza, questo esserci con passione e senso alto del dovere sono oggi sempre più perle rare.

Cosa auguragli, in questo tempo orfano di riferimenti e di umanità? “A lei, che mi ha insegnato a non avere paura del giudizio altrui; a lei, che mi ha confermato che stare con i vinti è la vera vittoria; a lei, che mi ha trasmesso la bellezza dell’ossimoro. A lei auguro di affrontare questo nuovo periodo nella maniera in cui l’avrebbe augurato a me, a noi suoi alunni e compagni: vivendo e amando al di là degli schemi, delle convenzioni e delle scadenze”. E questo auspicio di Andrea Barbati è anche il nostro.