La lezione di Masullo, guardare al mondo ogni giorno con una luce nuova

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La scomparsa dell’intellettuale dei nostri tempi Aldo Masullo, del quale ricorrerebbe ora il centesimo compleanno e’ stata’ una grave perdita per la nostra comunita’. Forse non e’ un caso che ando’ via solo alcuni giorni dopo Sepulveda, riconoscendo e ricordando sempre sino alla fine quanto sia importante valutare la ” situazione” in cui si vive, nella convinzione che ogni uomo, con il suo “punto di vista” vive tra infiniti “punti di vista”, che rendono inevitabile il riconoscimento dei diritti universali di ogni uomo, i cui bisogni primari, come quello alla salute, vanno sempre riconosciuti e rispettati.

Onorato di averlo incontrato piu’ volte ad Avellino, per il legame sempre forte con la sua citta’ natale, mi piace ricordarlo accanto ai ragazzi della sua citta’ quando, in occasiome dei lavori preliminari del bicentenario desanctisiano, non si sottrasse alle domande dei redattori di Eos, giornale di istituto del Convitto, ai quali auguro’ , in una dedica speciale, di guardare al mondo, ogni giorno, con una luce nuova…Dobbiamo continuare a farlo per non tradire la generosita’ dell’ insegnamento di un grande maestro!

Era nato ad Avellino nel 1923 e più volte aveva sottolineato il legame forte con l’Irpinia. “E’ un legame – aveva spiegato in numerose interviste – che si nutre del ricordo dei miei genitori avellinesi, delle memorie dei giorni trascorsi in Irpinia, delle visite nel capoluogo cittadino e nei comuni delle aree interne. Sono nato ad Avellino e con i miei ci trasferimmo a Torino. Mio padre era impiegato alle ferrovie. Quando andò in pensione tornammo al Sud, nel 1939. I miei genitori scelsero Nola non perché fosse la patria di Giordano Bruno, ma perché c’era un ramo della famiglia, composto da piccoli industriali del vetro”. E più volte era venuto in Irpinia a tenere conferenze, presentare i suoi libri, ospite fisso della rassegna “Il Borgo dei filosofi”, socio della Società filosofica Italiana- sezione di Avellino. Nel 2013 aveva ricevuto dal sindaco Paolo Foti la cittadinanza onoraria sottolineando il valore di quel riconoscimento: “Oggi, oltre al presente e al futuro, mi restituite anche il passato”. A chi gli chiedeva di cosa avesse bisogno il Sud per rinascere rispondeva “C’è bisogno che riesca a scrollarsi di dosso la sottomissione a un potere sociale di stampo quasi feudale che impedisce lo sviluppo delle singole personalità. Al tempo stesso si avverte la necessità di una maggiore attenzione da parte della Regione ai problemi dei territori meridionali, che non possono non essere risolti in chiave politica, c’è bisogno di riportare il Sud all’attenzione nazionale”.
Era stato lui a presiedere nel 2017 l’insediamento del comitato per le celebrazioni del bicentenario di Francesco De Sanctis, sottolineando la centralità della sua lezione: “Non esitò a gettarsi nella mischia per testimoniare la forza di un’idea e i bisogni di una nazione che si andava ricostruendo. In un momento di frantumazione civile e culturale, diventa fondamentale fecondare i semi degli insegnamenti di Francesco De Sanctis per ricostruire un sistema di formazione ideale del paese”. Aveva sostenuto con forza anche la battaglia del Centro di documentazione Poesia del Sud per restituire ai poeti meridionale il ruolo che spettava loro nelle antologie scolastiche. “L’ostinazione del MIUR – scriveva – a ignorare, nelle Indicazioni nazionali per i Licei, tutta la ricca e assai significativa letteratura di autori meridionali novecentesca, si chiama ignoranza programmatica”. Nelle ultime settimane prima della morte, intervistato sul difficile momento che viveva il paese, aveva lanciato un appello forte a non arrendersi, a resiste, a trovare dentro di noi la forza per reagire. Era stato insignito della cittadinanza onoraria di Napoli. Si è spento il 24 aprile del 2020, all’età di 97 anni

Pellegrino Caruso