La lunga notte del lavoro narrato

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Covid-19 non ha fermato la Cultura. Al chiuso di una stanza,
l’Associazione “Il bucaneve”, presieduta dalla sociologa e poetessa
Maria Ronca, ha risposto, come ogni anno, all’invito dell’amico e
sociologo, Vincenzo Moretti che ha ideato il contest hashtag lavoro
narrato. Ogni anno, il 30 aprile, a partire dalle ore 20:30 parte la
maratona dei lavoratori che narrano storie di lavoro ben fatto, di
lavoro negato e di lavoro futuro.

Quest’anno l’idea iniziale è stata sconvolta, ma lo spirito
d’iniziativa non è mancato agli organizzatori. Tanti gli interventi e
le forme espressive giunte da Avellino, Atripalda, Montoro, Mercogliano
e Vallata.

Il lavoro attraverso l’autore Giovanni Moschella, Il ritorno alla
normalità, Ritorno alla vita, ed. Scuderi, Poesia e giornalismo, Paola
De Lorenzo, Prisma, Un tuffo nel passato nelle emozioni e nella vita
contadina di Mirabella Eclano, con i ritmi lenti della campagna, i
sapori e sentori di ragazza, Anna Ansalone, Il lavoro precario. Il sogno
del giornalismo, Elvira Albina De Maio, il lavoro poetico nella cura
alle dipendenze, ed. Il Saggio.

Il lavoro in Smart working, Il lavoro agile del geologo, Luigi Ammirati.

Ritorno al sud di Giovanni Paolo Nufrio di Vallata e l’esperienza del
suo trasferimento da Rimini, dopo aver perso il lavoro e la riscoperta
della cultura territoriale, nell’ottica delle eccellenze irpine, per
riattivare una ricerca di lavoro in linea con attitudini e prospettive.
Non facile ma possibile.

Con Carmen de Vito approfondiamo il discorso sulla scuola, insegnare con
le attività a distanza ai disabili è un’esperienza ricca di umanità e
di vicinanza.

L’arte di ricrearsi con l’artista Dorotea Virtuoso che ha realizzato
mascherina personalizzate, in poliestere 100% idrorepellente (interno) e
cotone 100% lavabili (interno), che ha destinato parte del ricavato
all’associazione MISSIONE SORRISO ONLUS Clown Terapia Avellino.

L’arte nelle mani con Silvia Brigitte del Gaudio, impiegata al Comune
con la passione dei particolari, tisane e tea con abbinati di biscotti,
di composizioni floreali, pizzi e merletti a corredo di una colazione e
una merenda in perfetto stile inglese e parigino.

La musica non poteva mancare, con il maestro Carmine D’Ambola e il Coro
Hirpini Cantores hanno posto l’attenzione della necessità di proporre
rassegne dei cori polifonici nazionali e internazionali, manifestazioni
che creano ponti verso, per e danno valore alla musica e alla città.

Conclude Ronca: bisogna essere positivi. Parlo di Economia Culturale,
del dopo Covid-19, perché nessuna esperienza negativa interferisca nel
pensiero creativo. Sperimentiamo eventi all’aperto, generiamo
l’itinerante programmazione dei luoghi abitati, work in the city,
Sociologia alternativa e rigenerativa. Vicini alla comunità per un
futuro prossimo, perché non sappiamo quando tutto finirà, però
nell’immediato è possibile l’ascolto attivo e ripensare a superare
i limiti imposti nel rispetto del distanziamento fisico, non mentale che
alza muri, barriere, ostacoli. Andare verso il lavoro di tutti, in rete.
Il settore cultura che si riappropria dei luoghi dimenticati, fuori
programma.

La rivoluzione culturale che sostanzia il modo di fare e di pensare.

Avellino in versi, giunta alla VI edizione, conta i giorni, per proporsi
con uno dei tanti eventi per la ripresa. Lo spirito di condivisione
anima la consapevolezza di utilizzare le risorse e i talenti di questa
terra, straordinaria che ha in sé il germe per risollevarsi. Le idee
resilienti che resistono al disfattismo, alla paura e alla chiusura. Non
si ha voglia di mollare.

La Cultura è un tassello da rimettere in circolo perché significa
cultura della prevenzione, cultura della programmazione, cultura della
condivisione, cultura della comunità, cultura della responsabilità,
cultura e tanta buona volontà a spingere verso l’umanizzazione degli
sforzi comuni. Si può. Ingloba tutti e il ritorno è sensazionale se,
ci crediamo. Buon primo maggio.