La politica e la sanità

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Quando tutto questo sarà finito (speriamo al più presto) e clausura e angosce saranno solo il ricordo di un pericolo scampato, occorrerà mettere mani sul rapporto politica-sanità e darsi da fare per ripensare sulle cose al posto giusto. La via crucis che stiamo attraversando impone una scelta decisa Non fosse altro che per onorare la memoria di chi (medici, infermieri, personale sanitario e quanti sono in trincea) ci ha rimesso la vita per salvare quella degli altri. La improvvisazione che ha colto il nostro Paese nell’affrontare il coronavirus grida vendetta. Assenza di mascherine e di tamponi, reparti di rianimazione non attrezzati a sufficienza o del tutto assenti, ossigeno che scarseggia, ventilatori e quanto altro ancora è emerso in questa triste vicenda denuncia la brutta faccia della sanità in Italia Essendo essa uno dei veicoli più importanti che ha fatto ingrassare la politica è bene allora che finalmente si operi un distinguo. Per anni, e soprattutto nel Mezzogiorno, i tagli lineari hanno mortificato la sanità pubblica. Non nelle nomine dei manager o nella promozione di primari (a volte senza merito). Questa è stata prerogativa della politica affaristica e clientelare utilizzata senza scrupoli da una classe dirigente compromessa e nemica del bene comune.
Ciò che è avvenuto in questi anni ha reso la sanità pubblica un pozzo senza fondo fino a giungere, come i fatti oggi dimostrano, a livelli indecenti. Il privato, da parte sua, si è ingigantito, sia grazie ad una migliore qualità dell’offerta, sia speculando sulle risorse pubbliche tra cui quelle del convenzionamento regionale. Oggi, davanti al premier Conte, al governo che guida e, soprattutto, al ministro Speranza, i limiti emersi contro il mostro che uccide sono un severo monito. La politica si attrezzi a soddisfare, attraverso il potenziamento del pubblico, a saper dare risposte ai bisogni del cittadino e tolga le man dalla sanità. Essa trovi la strada di una seria programmazione fatta dai meritevoli.

di Gianni Festa