La politica finita in un sacchetto 

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Anche se siamo appena agli inizi della campagna elettorale, e il clima festivo di questi giorni suggerisce un approccio superficiale, non si può dire che la lettura della “pagi – na bianca” evocata dal Capo dello Stato nel suo messaggio di fine anno agli italiani induca all’ottimismo. In una fase di passaggio come l’attuale, ha avvertito Sergio Mattarella, “occorre preparare il domani, interpretare, e comprendere, le cose nuove”, sviluppare l’impegno politico come “capacità di misurarsi con queste novità, guidando i processi di mutamento”. E ancora: “Il dovere di proposte adeguate – proposte realistiche e concrete – è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese”.

Ora, è vero che alla vigilia del voto la responsabilità delle scelte compete in primo luogo agli elettori, ma è altrettanto vero che associandosi liberamente in partiti i cittadini-elettori concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale, come recita l’articolo 49 della Costituzione; e quindi è insieme ai partiti e ai cittadini che bisogna guardare per valutare la qualità del dibattuto politico in corso.

Il pessimismo nasce proprio da qui. Dominanti nella campagna elettorale dovrebbero essere, tra gli altri, i temi dello sviluppo sostenibile (rapporto uomo-natura, mutamenti climatici), e dell’Europa, del suo ruolo negli equilibri mondiali come protagonista di cooperazione e costruttrice di pace. Ne parla anche il presidente Mattarella, e probabilmente nessuno dei partiti che si apprestano a contendersi il consenso popolare ignora queste priorità, che certamente sono presenti anche nella consapevolezza dei cittadini; eppure è sconcertante la banalizzazione che ne è stata sinora fatta, al limite della grossolanità. Il dibattito sull’inquinamento ambientale si è trasformato in una rissa sull’obbligo di utilizzare, per l’acquisto di determinati generi alimentari, buste di plastica biodegradabili, che hanno un costo sia pur minimo. La polemica che ne è seguita ha del tutto trascurato il dato, ovvio, che si pagano anche i sacchetti inquinanti o le confezioni pre-sigillate, il cui smaltimento è oneroso e produce scarti che compromettono l’ecosistema; e il risultato è che, almeno fino a questo momento l’esigenza della salvaguardia dell’ambiente è rimasta molto sullo sfondo, se non proprio espunta dal confronto pubblico, soffocato, si direbbe, dai sacchetti, la cui irruzione sulla scena sarebbe addirittura in grado, si è detto, di condizionare il risultato delle elezioni. Da notare che in questa palese distorsione di un argomento di per sé importante, i partiti non sono stati da meno dei comuni cittadini che frequentano, spesso con molta superficialità, i social network; il che dimostra solo che la strumentalizzazione dilaga, a danno della corretta informazione.

Il tema dell’Europa è, se vogliamo, ancor più delicato, perché qui ne va del nostro futuro immediato. Come si sa, nei prossimi mesi fra Bruxelles, Berlino e Parigi si prenderanno decisioni importanti, che riguardano le strutture di comando dell’Ue, le politiche di bilancio dei singoli Paesi, il rapporto fra crescita, sviluppo e redistribuzione della ricchezza, per non parlare della politica estera, dell’immigrazione, dei rapporti con gli Usa, la Russia e la Cina. L’Italia, Paese fondatore dell’Unione, rischia di esser tagliata fuori da questo confronto, non solo perché la campagna elettorale ci distrae, ma anche perché, alle sue prima battute, è stata monopolizzata dalle vicissitudini di una lista che si richiama all’Europa (anzi si definisce “più Europa”), ma che in realtà maschera il ricorrente tentativo dei Radicali di partecipare alla competizione politica non solo evitando di rinunciare alla propria specificità (il che sarebbe legittimo) ma condizionando vita, programmi e consistenza dei partiti scelti di volta in volta come veicolo per l’ingresso in Parlamento. Era così con Pannella, lo è ancora con Emma Bonino, la cui decisione di presentare una lista ha spaccato i radicali in due tronconi, riducendo di molto un appeal elettorale, già limitato. Oggi il partito cui i radicali di Emma Bonino hanno rivolto la loro interessata attenzione è il Pd, l’anello più debole della catena: in passato fu Forza Italia, ma l’obiettivo è lo stesso: non tanto stare in Europa, quanto alla Camera. Per poi riprendersi piena libertà di azione.

di Guido Bossa edito dal Quotidiano del Sud