La relazione di Todisco sul degrado dell’Alta Valle dell’Ofanto

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Andrea Ricciardiello

A distanza di qualche giorno, cioè da quando avevamo progettato di preparare una relazione sul degrado e l’abbandono di alcuni Beni culturali presenti nell’Alta Valle dell’Ofanto, da mandare per conoscenza al consigliere Todisco, come da lui richiesto dopo che ebbe letto il mio articolo pubblicato su questa testata qualche settimana fa, siamo passati dalle parole ai fatti. Infatti, ieri a tarda sera, tramite, ormai, il mio canale privilegiato, Stefano Carluccio, abbiamo, di comune accordo, mandato la relazione al Consigliere regionale via e-mail.

Essa, ora, in vista delle prossime elezioni regionali di primavera, ben si adatta come risposta alle tante domande, presentazioni di progetti, proposte, più o meno validi, che da vari mesi vengono messi nero su bianco, nelle assemblee pubbliche come utili risoluzioni  ai tanti problemi che affliggono tutti noi, che viviamo nei territori delle aree interne: scuole del turismo, treni turistici, nuove ferrovie, ampliamento di nuove strade, fondi al Progetto Pilota, piani di Vivibilità, politiche sull’acqua, etc., etc., senza, però capire che prima di passare a progettare, promuovere, e avviare nuovi progetti bisognerebbe, per prima, finire di portare avanti i vecchi, o di ripristinare i nostri beni culturali e paesaggistici che, in alcuni casi, vengono lasciati in stato di abbandono, al degrado e alla vandalizzazione altrui , o chiusi al pubblico, ma soprattutto stiamo facendo i conti senza l’oste.  A cosa serve, mi chiedo ormai da qualche tempo, spendere centinaia di migliaia di euro per organizzare eventi come Irpinia Madre Contemporanea, lo Sponz Festival, viaggi turistici su antichi treni per far arrivare turisti in zone come le nostre, in cui delle 111 biblioteche pubbliche ne funzionano solo una decina, non ci sono servizi turistici ricettivi, che non siano solo quelli gestiti da volontari, o guide che accompagnano i turisti a visitare i centri storici, e per far visitare cosa? Il Parco storico e archeologico di Compsa, ha il museo che  presenta pareti con infiltrazioni d’acqua per esempio, le finestre spalancate o con i vetri infranti da cui sono visibili le cassette piene di reperti archeologici riportati alla luce nel 2003. Aperto e in pessime condizioni è l’edificio che ospita il sismografo, gli ingressi secondari sono aperti, e la cripta con il portone spalancato e visitabile solo al buio perché l’illuminazione è un optional, per non parlare del sito archeologico di Cairano, con l’immenso tesoro dei corredi funebri ritrovati nelle necropoli e nella cittadella arcaica riportate alla luce tra gli anni ’60 e ’70, di cui  quest’ultima, una città sepolta si sono perse addirittura le tracce. A Sant’Andrea di Conza, invece, troviamo il complesso seminariale con la splendida Chiesa seicentesca di San Michele Arcangelo chiusa da quarant’anni e ora adibita a magazzino, che custodisce numerosi reperti archeologici e che custodiva fino al 23 novembre 1980 opere d’arte come una decina di tele e i 2500 volumi della biblioteca Costantiniana che partano dal ‘600 di cui se ne sono perse le tracce. Per non parlare dei tanti siti archeologici, opere antropiche  individuati nella vallata nei decenni passati da archeologi come Rea, Barbera, Johannowsky, etc., e che se non fosse stato per il sottoscritto rischiavano di essere dimenticati per sempre, ma che per legge essi dovevano essere catalogati, e messi in rete in modo tale da attrarre più gente possibile, quindi portare ricchezza: ovvero tutelare, promuovere e valorizzare il nostro Patrimonio Culturale e Paesaggistico: Patrimonio  perché i beni sono di interesse pubblico e costituiscono la ricchezza economica  di un luogo e culturale della relativa popolazione.

Io penso, che bene sia il nostro interessamento verso i problemi che affliggono le nostre comunità, ma ognuno di noi deve fare ciò che gli compete, e lasciare fare agli altri cose per cui sono stati istituiti per legge. Ai sindaci compete il portare sviluppo economico, fare gli interessi di tutti i cittadini e salvaguardare l’incolumità e salute pubblica, alle provincie è dato curare gli interessi e ne promuove e ne coordina lo sviluppo delle proprie comunità, alle Comunità Montane spetta il ruolo di valorizzare il territorio montano, alle soprintendenze e alla Regione tutelare, valorizzare promuovere i Beni Culturali e Paesaggistici secondo i criteri propri di un buon e equo padre di famiglia.