La rottamazione del Pd 

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Le recenti elezioni amministrative siciliane e di Ostia ci inducono a qualche riflessione. La prima è che l’astensionismo è cresciuto e si è consolidato: in Sicilia si è astenuto un elettore su due, a Ostia due su tre. Se si considera che del resto dei votanti quasi la metà esprime un voto di protesta (per il M5S o per la destra di Salvini e della Meloni, ed ora anche per i fascisti di Casa Pound – che ad Ostia hanno lambito il 10%) ed a questi si aggiungono i voti controllati dalla mafia o malavita organizzata e quelli comprati, (ad Ostia sono ricomparsi anche i pacchi viveri alla Achille Lauro!) si deve ammettere che i voti “ragionati”, si vanno estinguendo. La seconda considerazione è che si sono fatte le prove di alleanze per le prossime elezioni generali di marzo, con la nuova legge elettorale, con il risultato della resurrezione di Berlusconi (il “rieccolo” di fanfaniana memoria!) che, ringiovanito nei capelli e nel sorriso e con l’immancabile foglio bianco piegato in mano, ha ripreso a tessere accordi e a federare, cosa che gli riesce ancora bene a dimostrare che 25 anni di politica fallimentare per l’Italia sono passati invano e che ci ritroviamo al punto di partenza con un personaggio squalificato, pregiudicato, non candidabile e privo del diritto di voto, con il quale Renzi pensa di poter fare accordi! E questo sarebbe un paese normale? La terza considerazione è come qualificare l’autore del Rosatellum e chi l’ha imposto, con ben otto voti di fiducia? Sono solo degli sprovveduti ed incapaci o veri e propri “bischeri”, visto che la nuova legge favorisce platealmente Berlusconi ed è stata fatta per penalizzare Di Maio e Bersani e che si sta rivelando un boomerang contro lo stesso PD la cui alleanza con il centrismo di Alfano e Verdini si sta dimostrando fallimentare? Non appare realizzabile l’obiettivo di Renzi di raggiungere da solo il 40” né appare credibile che voglia stipulare una coalizione con la sinistra, anche solamente tecnica, alle sue condizioni. Si ha, invece, netta la sensazione che Renzi voglia forzare la mano ed impostare una campagna elettorale personalissima all’insegna di porsi come il nuovo Macron della politica italiana ed alla guida di un partito dell’uomo solo al comando che faccia piazza pulita degli attuali partiti che sono da rottamare. Intanto ha cominciato dal suo e ci sta riuscendo in pieno. Non parla mai dei veri problemi del Paese, della cause che ne frenano lo sviluppo (corruzione, criminalità organizzata, rapporto malsano politica/burocrazia con il sistema delle nomine) né delle vere ragioni della marginalizzazione di interi ceti sociali e dell’astensionismo che nei giovani sta sfociando in una indifferenza assoluta nei riguardi di tutta la politica e di tutti i politici: Un’ultima considerazione: il dialogo della sinistra con il PD è impraticabile perfino per un politico moderato e riflessivo come Bersani e non per le ragioni, addotte con superficialità di analisi da molti giornali, di rancore, risentimenti, desiderio di rivincita o di inimicizia personale, ma per motivi più profondi che attengono alla natura di un partito, pur moderato, ma che proponga un progetto alternativo di società in discontinuità con il PD di Renzi ed anche di Gentiloni. Una nuova sinistra –come ha detto D’Alema ad Avellino- che vada al di là di quella tradizionale e si ponga come forza progressista, erede della parte migliore del centrosinistra e dell’Ulivo e che comprenda, quindi, anche i cattolici. La sinistra interna non sembra aver compreso appieno dove Renzi li stia portando e si illudono di poterlo ancora frenarlo. E’ invece l’ora delle scelte coraggiose: di liberarsene in qualsiasi modo o uscire dal partito come, da ultimo, ha fatto Grasso ed aiutandolo nella composizione di una grande lista unitaria di sinistra. Non c’è una terza via.

di Nino Lanzetta edito dal Quotidiano del Sud