La settimana sociale dei cattolici 

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Dalle conclusioni emerse dalla 48ª Settimana Sociale dei Cattolici italiani di Cagliari, tra le piste progettuali da attuare, consegnate al Presidente del Consiglio Gentiloni – il primo dei Presidenti direttamente presenti ai lavori di una Settimana Sociale – quella del rilancio innovativo dei percorsi formativi assume particolare importanza. Un nuovo paradigma formativo è indispensabile sia per far fronte alla urgente domanda della nuova rivoluzione industriale, sia per conferire organica finalità occupazionale alla corposa miriade degli interventi volta alla promozione del lavoro.

All’interno di quest’ultima va considerata l’Alternanza scuola-lavoro. È uno degli istituti previsti dalla legge 107 del 2015, la Buona Scuola. Con l’inizio dell’anno scolastico 2015 decollava la nuova normativa, apprezzata da quasi il 70% dei cittadini intervistati. Tra gli studenti, direttamente interessati dal provvedimento, si registrava un’approvazione del 75%, mentre anche il 57% degli insegnanti approvavano la novità: questo largo favore nasceva dall’esigenza di avvicinare le distanze tra scuola e mondo del lavoro. A due anni dalla nuova normativa, da parte degli stessi studenti, sono venute delle manifestazioni di critica e avanzate alcune proposte migliorative.

Tra gli aspetti costitutivi delle proteste emerge la debolezza dei sistemi formativi nei confronti di un mercato del lavoro fortemente mutato a causa della forte innovazione tecnologica e dalla sempre più complessa domanda formativa collegata alle esigenze di un mercato sempre più competitivo e globalizzato. In sostanza, le attese per una relazione sempre più stretta tra scuola e mercato del lavoro sono sempre vive, è la concreta attuazione di questa relazione che delude. Il dibattito delle ultime settimane sull’Alternanza scuola-lavoro ha reso visibili alle istituzioni nuovi spazi come il Maker Space, luogo di persone con interessi comuni spesso riguardanti computer, tecnologia, scienza, arte digitale ed elettronica, dove ci si incontra, si socializza e si collabora. Al posto di una singola azienda, spesso non sufficientemente attrezzata per accogliere studenti in formazione si tratta di spazi commerciali o accreditati studi professionali che accolgono studenti per metterli a contatto con il nostro tessuto imprenditoriale.

Le amministrazioni più attente hanno colto queste opportunità: il comune di Milano fa da apripista a livello nazionale per questa esperienza. Difatti all’inizio dello scorso settembre, ha siglato un protocollo d’intesa con il ministero dell’Istruzione, in cui, tra l’altro, si impegna a “promuovere percorsi di Alternanza scuola-lavoro presso incubatori, acceleratori, communityhube (è occasione di rigenerazione urbana e di innovazione sociale), operatori dello sharing economy (economia della condivisione) e di altri attori dell’innovazione tecnologica e sociale, sia pubblici che privati, ricosciuti dal comune di Milano ed iscritti in albi ed elenchi qualificati”.

Non mancano iniziative concrete di nuove pratiche del lavoro dalla parte opposta dello stivale, a Partanna, in provincia di Trapani: laboratori offerti ai ragazzi in formazione nel campo della robotica, dei droni, dei multicotteri. Due aspetti positivi emergono dalle iniziative formative e innovative delineate: viene riconosciuto il valore persona del giovane allievo e viene valorizzata e promossa l’esperienza sociale del “noi”, in un quadro di sforzi formativi di gruppo, finalizzati ad un unico progetto.

Queste esperienze, certamente inquadrabili nelle finalità della Buona Scuola, sono nate dalle risorse umane del territorio, dalla disponibilità eccezionale di imprenditori capaci, dallo spirito di collaborazione di studenti, docenti, mondo imprenditoriale, enti locali attenti e capaci: dal vivo, cioè di un tessuto socioeconomico con una diffusa e concorde visione etica del lavoro, con sforzi tesi a costruire speranze concrete e futuro per i nostri giovani.

di Gerardo Salvatore edito dal Quotidiano del Sud