“Com’è bella, com’è grande, com’è sempre nuova la Sinistra!” mi sono trovato a pensare con la ragione e con cuore che si davano reciprocamente argomenti e ragioni, domenica scorsa. Erano i minuti delle proiezioni sui risultati del ballottaggio delle elezioni legislative in Francia. Quasi simultaneamente, l’attesa trepida per l’esito delle elezioni presidenziali in Bolivia diventava quasi certezza che un guerrigliero del popolo più martoriato e oppresso dall’imperialismo americano, dalle sue multinazionali e dai Narcos avrebbe finalmente vinto. E infatti Emmanuel Macron, il presidente francese, con la sua politica autocratica, rivolta a privilegiare i la ricca e benestante borghesia, ha perso la maggioranza assoluta in parlamento e la Sinistra, grazie ad un grande leader come Jean-Luc Mélenchon, ha avuto un brillante risultato. I dati elettorali – pur se contengono l’inquietante avanzata dell’estrema destra lepenista- dicono che la Gauche ha raggiunto il 31,5% dei voti e 133 seggi a fronte dell’Ensemble macroniano che ha pochi punti in più di percentuale (38,5), 245 seggi e, ciò che più conta, è rimasto lontano dalla maggioranza assoluta (288), che cinque anni fa superò d’un balzo con circa 350 deputati. La mattina di lunedì ci ha regalato la splendida notizia che Gustavo Pedro, il succitato ex guerrigliero delle Fargas, economista, 62 anni, era il nuovo presidente della Repubblica della Bolivia, avendo battuto con i suoi compagni del “Pacto Historico” il candidato di destra, un paperone boliviano, degno rappresentante di una ristretta cerchia di superricchi: 11 milioni di voti contro dieci e poco più del suo avversario. Al suo fianco Francia Marquez, la prima vicepresidente afro-colombiana. Così, dopo l’elezione l’11 marzo scorso di Gabriel Boric a presidente del Cile, nel giro di poco più tre mesi un altro paese dell’Ameri – ca latina si è colorato di rosso, Possiamo dunque dire che il sangue di Che Guevara non è scorso invano da quel lontano 9 ottobre 1967 quando, ad appena 39 anni, fu assassinato da uno sgherro dell’esercito boliviano su ordine della CIA Anzi possiamo anche dire che dalla Francia alla Bolivia e, prim’anco – ra, dal Cile di Allende, la Sinistra pare risorgere dalle sue ceneri come la mitica Araba Fenice, risvegliata dal grido delle ingiustizie del mondo. Ma che volete da me! Prim’ancora che un progetto politico, la Sinistra mi fa venire in mente qualcosa che sa di aria pulita, di cose buone, come il pane caldo, croccante con il suo aroma inconfondibile, il viso di un bambino, il sorriso della donna amata, la stretta di mano di un amico, la gente in festa. Dove c’è la Sinistra, il tempo non è più money, danaro, ma vita e solidale fraternità; dove c’è la Sinistra, il vento caldo della libertà spinge in avanti, verso un futuro migliore te e la storia di cui fai parte Se si vuole il simbolo unificatore di questa alba nuova della Sinistra ha il volto giovane, bello e forte di una donna. E’ Rachel Kéké, 47 anni, originaria della Costa d’Avorio, ex cameriera di hotel e leader delle lotta delle sue compagne supersfruttate, candidata della Gauche ed eletta deputato battendo l’ex ministra dello sport. Mai come oggi, di fronte all’inumano ordine sociale che il capitalismo finanziario trionfante cerca di imporre e al suo sistema produttivo che, violentando la natura, sta portando al disastro climatico ed ecologico, c’è bisogno di una Sinistra che difenda la dignità del lavoro, la libertà e salvi il mondo dalla catastrofe.
di Luigi Anzalone