La triste fine dei partiti

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Le dimissione di Zingaretti, persona per bene, da segretario del PD, perché oggetto di un continuo stillicidio e il suo sfogo: “Mi vergogno che nel PD si parli solo di poltrone anche in una pandemia che fa migliaia di morti”, rappresentano l’ennesimo prova della fine dei partiti così come furono disegnati dalla Costituzione  e che negli anni della ricostruzione del dopoguerra, del miracolo italiano, pur con molti difetti, hanno rappresentato il pluralismo della società italiana e sono stati il motore del progresso economico e morale dell’Italia, conservando la democrazia e impostando un efficace stato sociale.

Con la caduta del muro di Berlino caddero le ideologie e i partiti, che si erano già qualificati sempre più come “partiti pigliatutto” in grado di ampliare il proprio elettorato attorno a diverse anime, finirono per diventare sempre più partiti personalizzati che ruotavano intorno alla figura di un capo carismatico alla Berlusconi che fece da apripista, curando molto di più, o esclusivamente l’interesse personale e delle proprie aziende che quello generale. I partiti che, secondo l’art. 49 della Costituzione, avrebbero dovuto concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale, con la globalizzazione finirono per essere condizionati se non diretta espressione del poteri economici e finanziari. Altro che collegamento tra la società civile – che avrebbero dovuto rappresentare – e le Istituzioni.

I partiti di oggi si sono profondamente trasformati perdendo i caratteri originali e dando sempre più spazio ai sentimenti meno nobili dell’animo umano, facendosi guidare dai sondaggi e dagli egoismi sempre più individuali in una società di disuguali e di furbi. Già nel 1946, al IV congresso della DC, in piena Costituente, F. Sullo ammoniva:” I partiti incanalano la pubblica opinione, per uno o per un altro sentiero, perché educano, perché istruiscono, perché raggruppano le varie tendenze. Un giorno in cui un partito manca a queste funzioni diventa una camarilla, una massoneria, una clientela, cioè una formazione politicamente eterogenea di persone che si spalleggiano per fare strada nella vita, per ottenere un posto di comando, per diventare deputato e per arricchirsi.” Come lo sono diventatati i partiti di oggi! Con un aggravante che “i politicanti” che li guidano sono sempre più ignoranti di economia, di storia, di scienze politiche, non sanno le lingue, hanno poca dimestichezza con i congiuntivi ma una grande boria, che viene dalla loro limitatezza, ed una grande arroganza di poter dire le bestialità più madornali..Il Governo Draghi è una ulteriore conferma di come i partiti abbiano abdicato alla loro funzione di dare un governo all’Italia e si siano abbandonati alla propaganda, a far prevalere gli interessi di parte e ad agire in funzione dei poteri forti.

Concludiamo con una riflessione del filosofo Luciano Canfora tratta dal suo ultimo volumetto: (“La metamorfosi” Laterza 2021): “Ora lo spazio politico è diventato sempre più un business economico, e la prateria spalancata davanti agli aspetti personalistici degli arrivisti senza principi vastissima. Lo spazio politico è sempre più lo spazio di chi <ha soldi> mentre le corporazioni sono sempre più settorializzate e, in tale prospettiva, agguerrite. L’americanizzazione della politica procede come una marcia trionfale, mentre la tenuta e la serietà dei corpi portanti dello Stato (la burocrazia in primo luogo) vengono fortemente intaccate da un lobbismo ‘all’americana’ sempre più sfacciato. La nascita di volgarità assolute come <Movimento 5 Stelle> o <Lega Salvini>, o, in paesi più chic, di formazioni a denominazione ginnica come <En Marche>, è la controprova, se non il coronamento, della disintegrazione della politica in direzione affaristico- plebiscitaria.”

Riusciranno Letta e Conte a rallentare la “disintegrazione” del PD e del M5S?

di Nino Lanzetta