L’ambiente violentato

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Dopo il disastro, la paura. E la giusta preoccupazione per la contaminazione del suolo, con la reale probabilità di conseguenze sui prodotti della terra. Uno scenario che evoca la “terra dei fuochi” con i roghi che incutono terrore e uccidono. La fabbrica tra fiamme e fumo esplosa a Pianodardine non è il primo caso in quella realtà. Alla concentrazione degli insediamenti industriali non ha fatto seguito una politica di sicurezza, di vigilanza attiva. Chi è responsabile di tutto questo, a cominciare dalla Regione, oggi sale sulla cattedra con la pretesa di insegnare ciò che non è stato fatto. In attesa dei risultati dell’Arpac, che dirà quali effetti si sono avuti dallo sprigionarsi della nube nera che ha coperto la città e molti comuni dell’hinterland, è la riflessione a rendersi necessaria oltre la cronaca. Io penso che tra i temi fondamentali da affrontare con immediatezza quello della tutela dell’ambientale debba avere priorità. Troppe sono le emergenze in Irpinia, molte sono le disattenzioni da parte delle Istituzioni, mentre dietro l’angolo si affaccia la criminalità organizzata che, senza scrupoli, è pronta a gestire il grande affare dei rifiuti, della speculazione edilizia, dello scempio dei fiumi. Molte di queste operazioni che generano inquinamento dell’ambiente avvengono anche con la complicità di sprovveduti amministratori, solo in parte ignari del danno che recano alla comunità. Non è solo il “caso Pianodardine” a creare allarme. A Solofra da decenni è noto che lo sversamento di prodotti chimici nella Solofrana determina una forte insorgenza di tumori. Nella Valle del Sabato elementi di tossicità sono denunciati con grande impegno da comitati per la difesa dell’ambiente che non trovano ascolto; il Calore sta diventando il cimitero dei pesci avvelenati e ora anche l’Ofanto entra nel mirino degli speculatori. Stiamo andando oltre il tollerabile. Di qui un forte appello alle istituzioni e non solo: fate presto prima che sia troppo tardi. La difesa dell’ambiente è un dovere comune. In più, l’immagine dell’Irpinia è fortemente legata alla storica salubrità della sua aria, alla prelibatezza dei suoi prodotti agricoli, alla bontà dell’acqua (peraltro già scippata): e l’immagine è un patrimonio immateriale di per sé. Intaccarlo, infangarlo sarebbe un’altra nube nera che non si diraderebbe facilmente.

di Gianni Festa