“L’arte sia sempre impegno etico”

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Nuria Nono Schoenberg ospite del Conservatorio Cimarosa

 

E’ nell’impegno etico che deve farsi imperativo di ogni artista il legame profondo tra la lezione di Arnold Schoenberg e quella di Luigi Nono, autentici innovatori dell’arte musicale del Novecento. Lo sottolinea con forza Nuria, figlia di Schoenberg e moglie di Nono, accolta in Conservatorio da un fragoroso applauso. A fare gli onori di casa il presidente del Gesualdo Luca Cipriano, il musicista Mario Cesa, i docenti Antonio Caroccia e Gianvincenzo Cresta, il direttore Carmine Santaniello. Ad ascoltarla c’è la folla delle grandi occasioni. Un confronto in cui costante è il richiamo all’indimenticabile stagione di Musica Incontro, organizzata dall’Arci di Gaetano Vardaro, che vide Luigi Nono tra i grandi ospiti. E’ Cipriano a sottolineare il valore di cui si caricano gli esempi in una città e in un tempo “ sempre più sospesi” come quelli che viviamo oggi, "La sfida – ricorda – è quella di far accadere di nuovo in Irpinia ciò che accadeva nel mondo, annullando le distanze e le barriere,  quello che era il sogno da cui è nata ‘Musica incontro’. La storia di Nono è quella di un’esperienza di impegno tradotta nell’arte. Il suo esempio deve stimolarci a mettere in gioco professionalità e competenze anche in una piccola città come Avellino". Caroccia si sofferma  sulla forza della lezione di Schoenberg e di Nono,  vero momento di rottura nella storia musicale e poetica del Novecento, nel segno della centralità delle dissonanze. Era il 15 giugno 1978 quando nell’auditorium del Cimarosa Nono tenne una lezione su musica e masse popolari "Fu la prima – ricorda Cresta – di tre visite in Irpinia nell’ambito della stagione di Musica incontro, capace di portare ad Avellino concerti legati a sonorità innovative. Ma la vera novità era nell’idea di cui si faceva promotore di pensare creativamente, di condividere i segreti dell’arte compositiva. La sua concezione di musica non conosce dogmatismi ma procede attraverso l’esperienza, sono i materiali a suggerire i processi compositivi. Comporre significava per lui tracciare un’ipotesi, il silenzio è per Nono l’origine e destino finale del suono, l’ascolto diventa così condizione necessaria per incontrare il pensiero. Nono sceglie di partire dal suono delle campane che si rifrange nell’acqua, dai rumori della natura per ribadire come l’opera composta sia solo una delle possibilità". Cresta ribadisce più volte come le visite di Nono in Irpinia abbiano lasciato una traccia indelebile: "Ci ha consegnato un metodo basato sulla cultura della differenza, sull’idea che si può sempre uscire dal consueto e inventare l’opposto, come testimoniano i concetti di trasformazione del tempo e del suono fino all’invenzione del suono puro, all’idea di una musica in cui il suono si forma con lo spazio. A lui insieme al Maestro Mario Cesa abbiamo voluto dedicare un volume "L’ascolto del pensiero" e una mostra nell’ambito di "Musica in Irpinia" altra pietra miliare della storia culturale irpina. Per Nono essere compositore significava impegnarsi e partecipare, nel senso più ampio del termine, convinto che non si possa seperare l’etica dall’estetica. Siamo grati a Nuria per essere qui, segno della volontà di continuare l’opera cominciata da Gigi". Cesa ricorda la grande umiltà dell’artista Nono: "E’ stato lui ad a spalancare i miei orizzonti, a fornirmi consigli preziosi, a farmi dono della sua amicizia. A voi giovani dico di impegnarvi non solo come musicisti ma anche politicamente per fare sì che torni in città l’idea di realizzare grandi cose, cercando di modificare ciò che è oggi la cultura". E’, infine, Nuria a prendere la parola, non nasconde la propria emozione e non smette di ringraziare il Cimarosa per averla voluta invitare in Irpinia. Sottolinea il legame forte del suo Gigi con la città di Avellino e con Gaetano Vardaro "che chiamava ogni due, tre giorni e parlava per ore con Gigi del mondo intero". Quindi ricorda, in un momento così delicato per l’intera Europa a causa dell’emergenza migranti, come " anche mio padre era un migrante, costretto a lasciare la Germania nel 1933 quando Hitler prese il potere. Si trasferì a Parigi e poi in America, dove si ritrovò ad insegnare in una piccola scuola di musica, dove nessuno lo conosceva. Poi, approdò all’Università della California. Certamente, è stato un uomo fortunato, non a tutti era concesso di entrare negli Stati Uniti, in tanti scrivevano alla nostra famiglia, chiedendoci di aiutarli a fuggire negli Usa. Quando sento le tragiche notizie dei migranti morti in mare non posso non pensare che il loro destino avrebbe potuto essere anche il mio e quello di mio padre, ecco perché sono inaccettabili i toni di Trump e di alcuni politici estremisti italiani, quando parlano di chiusura delle barriere". Si sofferma sugli elementi che hanno sempre accomunato i due artisti, "Non conoscevano egoismi o forme di opportunismo, amavano condividere, collaborare, confrontarsi. Mi sembra che sia quello che manca, invece, anche ai grandi artisti dei nostri giorni,  chiusi nella propria torre, senza mai aprirsi agli altri". Non ha dubbi Nuria “La parola che li accomunava era l’etica. Per loro fare musica significava promuovere il bene di tutti". Tanti gli aneddoti consegnati al pubblico irpino "L’improvvisazione era parte del suo metodo compositivo, suonare ciò che non si può suonare implicava fatica, tensioni, come quando chiedeva alla tuba di emettere suoni acutissimi. Tuttavia, ricorderò sempre una sera con Fabbriciani e Scarponi in cui ci ritrovammo tutti a suonare bottiglie vuote di vino". Nè Nuria si sottrae alle domande del pubblico ricordando anche vicende amare per Shoenberg, come nei rapporti con Thomas Mann. "Mio padre era profondamente dispiaciuto che Mann avesse attribuito a Leverkühn, il protagonista del romanzo, l’invenzione della dodecafonia, offeso che il suo sistema fosse stato, nella finzione narrativa, ideato da un uomo malato di sifilide, pazzo, ambiguamente sceso a patti con il demonio. Temeva che in tanti potessero credere che  quanto narrato da Mann corrispondesse al vero". E’, infine,  il maestro Carmine Santaniello a consegnarle una targa, a nnunciando la firma di un protocollo tra il Conservatorio e la Fondazione-Archivio Nono, diretta da Nuria, che consentirà agli allievi del Cimarosa di seguire master e seminari.