L’artista partenopea Chiara Dynis di scena a Milano

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Un miracolo non solo cromatico, quello dell’alba, che modifica la realtà, la percezione, il senso del futuro: questo il tema al centro della mostra dell’artista partenopea “Chiara Dynys. Aurora”, ospitata da Luca Tommasi a Milano dal 14 Novembre. La mostra ruota attorno ad una riflessione sul concetto di unicità che ogni alba rivela: benché si tenti di ricondurre ad alcune desinenze la colorazione che pervade il cielo sul far del giorno, ogni alba è di fatto unica ed irripetibile. Ma lo è anche perché è un nuovo inizio, un mistero aperto sul futuro: l’aurora di un nuovo giorno è la speranza nell’oggi che deve ancora venire, in quello che il mondo ci porterà, e in quello che sapremo fare noi per la vita che si rinnova. Per fare questo l’artista ha costruito una grande macchina prospettica sul modello di rinascimentali concatenazioni piramidali, una specie di ziggurat rovesciata di novanta gradi, composta da cinque grandi gradoni aperti l’uno dentro l’altro, elaborazioni tridimensionali di forme da sempre al centro dell’indagine di Chiara Dynys. Gli stessi differiscono per colore, ma sono legati dalla parziale sequenza cromatica dello spettro solare, dal magenta al rosso. All’interno, ogni forma colorata è rivestita di superfici laccate e specchianti che mescolano i colori, pur così definiti, come avviene durante l’aurora. Infine, in fondo alla piramide cromatica che viene a comporsi, un video digitale dell’artista mostra in loop il lento susseguirsi di camere identiche l’una all’altra, irrorate però di luce colorata, ognuna corrispondente al colore delle diverse finestre. Il video, e le diverse desinenze cromatiche che ne emergono, tracimano all’interno delle “camere”, dando vita ad uno spettacolo immersivo in cui l’architettura della struttura confonde lo spettatore, in un’aurora cromatica mai uguale a sé stessa. Ma non è solo il gioco cromatico: a questo si deve aggiungere il senso del futuro che ogni aurora porta con sé, l’idea di passaggio – da un colore a un altro, ma anche da una sensazione ad un’altra – che l’aurora, e il nostro trascorrere dei colori significa non per gli occhi, ma per una mente sentimentale.

Completano la mostra sei teche di vetro, argento specchiante e colore, allestite a coppie a creare un dialogo tra di loro e consolidare una tensione tra le diverse pareti della galleria. Le opere, teche che ingannano la percezione del fruitore, assumono un atteggiamento simile: esse stesse contengono diverse cromie, che rilette tutte insieme ricreano quell’ “Aurora” cui Chiara Dynys mira.