“Le comunità Energetiche”, il cambiamento è adesso

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I principi ispiratori delle “Comunità Energetiche, almeno sulla carta, sono frutto di una visione della società fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione totale tra cittadini, imprese ed istituzioni, diretta ad assicurare l’eguaglianza nella gestione delle risorse energetiche ed un loro utilizzo più equo, più efficiente e più efficace.
Nel 2015 si creano le precondizioni affinché si emanino i principi di base della non più rinviabile transizione energetica. I Paesi Europei con gli accordi di Parigi mettono nero su bianco un piano d’azione a livello europeo per limitare il riscaldamento globale e contenere l’aumento della temperatura media del globo.
L’Onu rilascia i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile con la sua Agenda 2030 che contempla non solo un’energia pulita ma anche un’energia accessibile a tutti, con un impegno comune nella lotta alla povertà.

Sempre nello stesso anno arriva la fortissima denuncia in materia climatica e di ingiustizia sociale contenuta nell’ Enciclica “Laudato si” sul tema della cura della “casa comune” scritta dal nostro Papa Francesco, il quale ci ricorda che il deterioramento della qualità della vita umana derivante dal degrado ambientale, porta irrimediabilmente alla degradazione sociale! Consiglio poi per chi non l’avesse fatto, di vedere il film ispirato a questa enciclica, dal nome “La Lettera”, disponibile gratuitamente su YouTube.
La vulnerabilità energetica, dicevamo, è un problema quindi la cui soluzione non è più prorogabile, le tariffe energetiche oggi impattano su persone più vulnerabili di altre, essendo già in povertà. Questi soggetti, perdono la possibilità di esercitare così alcuni diritti fondamentali che di fatto non sono più tutelati, primo tra tutti il diritto alla salute.
Tra i tanti ambizioso obiettivi fissati dalle varie direttive europee poi recepite gradualmente dall’ordinamenti italiano vi è quello previsto nel 2021 dalla legge europea sul clima, che punta a raggiungere un saldo zero sui livelli di emissioni di gas a effetto serra, ovvero il “net-zero”. Per raggiungerlo si pongono dei traguardi intermedi altrettanto ambiziosi, ovvero che la quota di energia da fonti rinnovabili, nel consumo finale lordo di energia dell’Unione, arrivi alla percentuale del 45%, piuttosto che il precedente 32%.

In Italia in particolare a riguardo delle Comunità Energetiche, il recepimento di tutto quanto sopra visto, avviene con 3 decreti-legge, il primo del dicembre 2019 il DL 162/2019 Art. 42BIS in attuazione della direttiva UE 2018/2001, il secondo il DL 199/2021 sempre in materia di autoconsumo, che lo aggiorna e lo potenzia, emanato nell’agosto 2021, e l’ultimo nel novembre 2021 il DL.210/2021, sul mercato interno dell’energia elettrica in attuazione della direttiva UE 2019/944.
La sintesi è che all’interno di queste nuove norme, si prevede espressamente il sostegno finanziario all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e l’incentivazione delle configurazioni con consentono la condivisione dell’energia elettrica prodotta da tali fonti.
I consumatori così assumono un ruolo focale nel processo di transizione energetica divenendo sempre più attivi e partecipi al mercato dell’energia. Sorge un nuovo approccio dal basso verso l’alto, non più un mercato centralizzato in mano ai grandi distributori di energia quindi, ma si disegna un mercato nuovo, decentrato, più vicino al territorio e nelle mani delle comunità locali. Il cittadino diviene protagonista del cambiamento, da consumer si trasforma in prosumer.
Nelle “Comunità Energetiche” ognuno metterà qualcosa a disposizione qualcosa, il tetto, l’impianto fotovoltaico, e chi non ha nulla se non il proprio contatore, apporterà semplicemente i dati dei suoi consumi.

Nello specifico quest’ultimo soggetto consumerà energia nello stesso istante in cui viene prodotta (dove per istante si intende l’ora), così facendo aiuterà la Comunità energetica di cui fa parte, dato che un maggior autoconsumo farà conseguire a tutti i membri maggiori incentivi economici!
Quando tutti i soggetti facenti parte della configurazione si trovano nel perimetro di uno stesso edificio, non avremo più una “Comunità Energetica” bensì un “Gruppo di autoconsumo collettivo” e non servirà più costituire un soggetto di diritto autonomo potendo utilizzare quale soggetto referente il condominio, sia esso minimo o regolarmente costituito. Poi le norme seguenti hanno rilasciato le definizioni dell’Auto consumatore individuale, delle Comunità energetiche dei cittadini, leggermente diverse da quelle energetiche, ma al momento sono dettagli che non ci interessano, confonderemmo a voler spiegare tutto.
Vediamo invece quali potrebbero essere i maggiori benefici che apporterebbe una “comunità energetica” se divenisse operativa:

1. Benefici economici (sistema di incentivazione)
Per motivare i cittadini che producevano ad auto consumavano energia pulita, il sistema di incentivazione già prevedeva dei vantaggi, oltre agli oramai noti incentivi fiscali anche alcuni di natura non tributaria, ovvero:
• Risparmio in bolletta, in quanto più energia si auto consuma direttamente e più si riducono i costi delle componenti variabili della bolletta (quota energia, oneri di rete e relative imposte).
• Guadagno sull’energia prodotta grazie ai preesistenti meccanismi incentivanti del Ritiro Dedicato (ignoriamo lo Scambio sul posto per semplicità di descrizione)
Alle comunità energetiche poi spettano i seguenti ulteriori specifici contributi economici:
a. Valorizzazione dell’energia elettrica condivisa, mediante la restituzione delle componenti tariffarie previste dalla Delibera;
b. Incentivazione dell’energia elettrica condivisa ai sensi del Decreto del MISE;
c. Sono in arrivo diversi contributi a fondo perduto sull’acquisto degli impianti per produrre energia destinati solo alle Comunità Energetiche, in particolare per quelle che si trovano in comuni con meno di 5.000 abitanti.
d. Diversi incentivi a livello Regionale per la semplice costituzione di una comunità energetica.

2. Benefici Sociali (Contrasto Alla Povertà Energetica)
Se questi benefici si estendessero anche a quelle famiglie meno abbienti, non più in grado di accedere ai servizi energetici essenziali, facendole entrare nelle comunità energetiche, si conseguirebbe un non meno rilevante “beneficio sociale”, dando così il giusto apporto alla lotta avverso la “povertà energetica”, oggi quasi il 15 % delle famiglie italiane non riesce a mantenere la propria casa riscaldata in modo adeguato.

3. Contrasto Allo Spopolamento Dei Piccoli Comuni.
Discorso analogo può essere fatto in favore delle piccole realtà territoriali a rischio di spopolamento, anche in questo caso quindi i “benefici economici”, derivanti dall’istituzione di una comunità energetica contribuirebbero non poco alla causa, soprattutto se questa iniziativa fosse presa di concerto con le istituzioni e gli enti locali.

4. Benefici Ambientali E Riduzione Degli Sprechi.
Consumare energia autoprodotta in loco da fonti rinnovabili, ridurrebbe il consumo di energia prodotta con combustibili fossili e porterebbe ad una enorme riduzione degli “sprechi di energia”. Grazie all’autoconsumo le perdite si eviterebbero quasi del tutto dato che l’energia non arriva più da lontano, quindi non si disperde, in quanto è già presente “in loco”. Si calcola che, per le forniture in bassa tensione, le perdite di rete corrispondano ben al 10% circa della corrente erogata che come sempre paghiamo noi, con addebiti pesantissimi sulle nostre bollette.

5. Indipendenza Energetica Locale E Nazionale
Bilanciare la produzione ed il consumo di energia all’interno di un perimetro geografico determinato, renderebbe quella comunità locale autonoma energeticamente.
Questo bilanciamento si realizza solo a livello contabile/amministrativo non a livello impiantistico, ovvero l’autoconsumo è solo virtuale, dato che in pratica per istituire una Comunità Energetica o un Gruppo di auto consumatori collettivi non c’è più la necessità di realizzare collegamenti, reti ed impianti elettrici, questo a tutto vantaggio delle semplicità e dell’autonomia dei soggetti che ne fanno parte.
La legislazione utilizza un modello di rete “virtuale” che connette le utenze tramite la rete pubblica.
Il risulta positivo sarà comunque che la Cabina Primaria della Rete di Trasmissione elettrica, pareggiando al suo livello l’energia immessa con quella consumata, non chiederà corrente alla rete di trasmissione a monte e soprattutto, non la sovraccaricherà in maniera spropositata.
L’obiettivo di raggiungere l’indipendenza energetica a livello di “perimetro locale”, contribuirà a conseguire la stessa indipendenza per un territorio sempre più vasto, finché tutti questi insiemi concorreranno al conseguimento dell’indipendenza energetica italiana ed europea.

6. Maggiore Resilienza Delle Reti Elettriche, La Generazione Distribuita
Inoltre, le comunità di energia, così come i sistemi di autoconsumo collettivo, rappresentano un passo avanti verso un modello di generazione distribuita dell’energia con una maggiore flessibilità e resilienza delle infrastrutture e delle reti.
Questo modello distributivo essendo quasi “localmente autonomo” è meno esposto ai rischi da eventi metereologici severi strettamente connessi agli attuali cambiamenti climatici, che potrebbero generare danni a cascata sulla intera infrastruttura elettrica di trasmissione del paese.

 

Conclusioni

Oggi, che la riqualificazione energetica degli edifici in Italia rischia di affondare silurata dai recenti decreti è sempre più evidente che la strada della condivisione dell’energia derivante da fonti energetiche rinnovabili quali il fotovoltaico, la più facilmente sfruttabile tra le fonti energetiche pulite, è l’unica rimasta a nostra disposizione e percorrerla ci consentirà di avviare finalmente quella transizione energetica che ci invita a fare l’Onu, Il Papa, l’Europa e soprattutto la nostra coscienza.

Tutto questo potrà sembrare poca cosa, è vero; ho sentito alla recente fiera sulle energie rinnovabili di Rimini uno dei leader di Legambiente dire che l’eolico ed il fotovoltaico non basteranno a risolvere il problema, è anche vero però, che la condivisione dell’energia, è un ottimo strumento che concorre alla causa comune che ricordiamolo è quella di provare a salvare la nostra martoriata “Casa Comune”.
La conclusione va lasciata obbligatoriamente alle saggie parole dell’esploratore Robert Swan il quale ci ricorda che:
“La più grande minaccia al nostro pianeta è la convinzione che lo salverà qualcun altro”

Ciro Troncone