Le dimissioni del sindaco di Avellino Festa, prima di lui anche Galasso, Foti e Di Nunno

La notizia ha fatto velocemente il giro del web e della città. Tutti si domandano quale sarà lo scenario che si sta preparando per le elezioni amministrative di giugno. I precedenti illustri sono due: Foti nel 2014 e nel 2017, e prima di lui Di Nunno nell'ottobre del 2003. Ma quella volta i problemi erano di natura squisitamente politica

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AVELLINO – E’ una bomba che esplode in piena (o quasi) campagna elettorale. Le dimissioni del sindaco Gianluca Festa ci hanno messo un nanosecondo a fare il giro del web e della città. Magari erano anche nell’aria, vista la maxi inchiesta in corso sugli appalti del Comune, ma aprono un mondo di incognite lungo il percorso verso le elezioni di giugno. Sulle schede elettorali degli avellinesi quale scenario si presenterà? Questa è la domanda che sta rimbalzando ovunque, e non solo nelle sezioni di partito. Il sindaco (ormai ex) Gianluca Festa a cosa sta pensando in queste ore? A come difendersi dalle accuse o a come farsi rieleggere alla guida della città?

Intanto possiamo chiamare in soccorso la memoria. Per la città di Avellino questo non è un evento del tutto nuovo o eccezionale. Prima di Festa, senza andare troppo in là negli anni, si ricordano almeno tre casi. Le turbolenze che portarono (per ben due volte) il sindaco Paolo Foti a rassegnare le dimissioni, nel 2014 e nel 2017; prima di lui Giuseppe Galasso, dimessosi nell’ottobre del 2012; e prima ancora, il sindaco Antonio Di Nunno, nel 2003.

Questi precedenti furono legati, almeno in apparenza, a questioni di natura prettamente politica, con maggioranze bizzose che facevano a gomitate per avere più visibilità. Foti rassegnò le dimissioni una prima volta già 5 mesi dopo l’insediamento, perché gli avevano praticamente bocciato tutti gli assessori che aveva proposto. Aveva subito iniziato a subodorare quel clima insopportabile che poi, tre anni dopo, nel 2017, lo portò a ripresentare, questa volta in maniera definitiva, le dimissioni.

Galasso si dimise nel corso del suo secondo mandato consecutivo: venne rieletto nel 2009, e anche lui a metà mandato, nell’ottobre del 2012, presentò le dimissioni.

Con Di Nunno la stessa cosa: rimase vittima di un ribaltamento politico che non gli lasciò altro scampo se non quello delle dimissioni. Un attacco politico talmente feroce che venne ribattezzato “operazione canaglia”.