Le guerre e il pericolo missili

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Oggi le guerre si combattono con i droni. Generalmente utilizzati per operazioni di ricognizione e sorveglianza, da un po’ di tempo a questa parte anche e soprattutto per il disturbo e l’inganno nella guerra elettronica. Se ne è parlato molto ultimamente al seguito dell’incidente corso sul mare di Crimea.

Ma il dato più grave, a mio modesto parere, proviene dal recente annuncio di Putin, di posizionare i suoi micidiali missili con testata nucleare tattici in territorio bielorusso; annuncio che i media internazionali ed anche nazionali non si sono fatti sfuggire; nelle varie trasmissioni succedutesi, infatti, abbiamo visto e ascoltato esperti del settore che cercavano di spiegare possibili ed eventuali catastrofici scenari di guerra che finirebbero non solo per completare la distruzione dell’intero territorio ucraino, cosa che stanno sistematicamente facendo, quanto il mondo intero.

Si è ovviamente parlato dell’impiego di questo missile nucleare tattico, comunemente detto “missile intelligente”. Avendo, negli anni passati, conseguito l’abilitazione in guerra elettronica, mi sono sentito quasi in dovere di delucidare alcuni punti non ben chiariti durante questi dibattiti.

Due righe, quindi, giusto per aggiungere, sempre con modestia, che il missile in questione viene definito intelligente in quanto elabora artificialmente tutta una serie di dati, di cui necessita per poter poi raggiungere il bersaglio; allo stesso tempo, però, consente all’uomo di ragionare col suo cervello ciò che gli consente di elaborare, di connettersi, di interagire alla pari col computer posto in cima alla testata del missile.

Facciamo alcuni esempi.

Il missile nucleare tattico si compone sostanzialmente di propellente atomico in più di un computer posizionato sulla testata che ne determina le funzioni. A monte abbiamo una base di lancio e prima ancora un sistema radar per l’acquisizione dei dati, il classico “guida missile”, cioè, un sistema capace di guidare il missile verso l’obiettivo, controllarne la rotta, l’altitudine, la distanza, etc. E non è detto che sia poi il reale bersaglio da perseguire, da individuare, da agganciare, e infine da colpire. Per questi motivi, il missile, un secondo dopo il lancio, necessita del supporto esterno, che a secondo i casi, potrebbe arrivare da un elicottero o da un aereo solitamente equipaggiato di apparecchiature elettroniche, tipo ultima generazione EC-37B, oppure da uno dei satelliti  telesystem posizionati in orbita intorno alla Terra; un tipo di supporto esterno che però cessa le sue funzioni una volta che il missile raggiunge l’area d’incidenza; questo significa che da quella posizione in avanti dovrà lui missile farsi carico di cercarsi l’obiettivo sensibile da perseguire, su cui poi agganciarsi e colpire. Per obiettivi sensibili intendiamo palazzi di governo, centrali atomiche, istallazioni militari come possono essere caserme, navi da guerra, aeroporti, gli stessi aerei, elicotteri, carri armati e così via dicendo… Sul versante opposto, ci si accorge di essere sotto minaccia soltanto dopo che l’operatore addetto agli intercettori viene abbagliato dal classico segnale del missile e ciò accade nel momento in cui, il segnale, passa da una posizione variabile a Stady; ciò accade esattamente nel momento in cui, questo segnale, scarica sul bersaglio, in modo continuo, un interminabile fascio di elettroni, tecnicamente detto, appunto, passa in “posizione stady”, fissa! Da quel momento, la vittima predestinata, bersaglio, cerca con ogni mezzo a sua disposizione di contrastare questo missile in arrivo e lo fa con tutti i mezzi possibili e disponibili. Inclusi i missile anti missili qualora ne avesse. Ed è in questa fase che la guerra elettronica, con le sue ESM (Misure di Supporto Elettronico), con le sue ECM (Electronic Counter Measures) e in reazione con le sue ECCM (Electronic Counter Counter Measures), interviene, facendo uso di uno o più strumenti a sua disposizione, tipo “ingannatori e intercettori elettronici”; è in questo preciso delicato momento che l’operatore G. E. riesce, nel giro di due tre secondi massimo, a captare il segnale del missile, a clonarlo e a ricostruirne pari pari la consistenza (dna del segnale); dopodiché, procede, sempre nei confronti del missile in avvicinamento, con la messa in atto delle ECM e all’occorrenza con le ECCM che, se effettuate correttamente, gli consentiranno di deviare la traiettoria del missile, esercitando nei suoi confronti l’inganno angolare: che significa spostare il raggio di azione del missile facendogli configurare il bersaglio spostato tutto sulla dx, oppure in alternativa sulla sx, secondo le convenienze del momento; stessa logica vale per l’inganno a distanza, per quello di seduzione, per confusione, eccetera, eccetera…

Tutte azioni che risultano efficaci entro i limiti dei 200 metro dal bersaglio, in un tempo ristretto tra i 36 secondi agli otto secondo: al di sotto di tale tempo e limiti ogni tentativo di abbattere il missile può anche farsi benedire.

Ottaviano De Biase