Le parole che servono

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Di Franco Festa

Rimbalzano. Sono poche parole, che arrivano da ogni angolo della città. Partono dai quartieri popolari, dal Corso, dai vicoli del centro storico, dalle frazioni, dalle fabbriche del nucleo industriale, dalle scuole, dalle campagne. Partono da persone adulte, ragazzi, donne, giovani, vecchi, bambini. Partono dagli uffici, dai supermercati, dalle botteghe. Partono dai bar, dalle pizzerie, dai pub, dai circoli musicali. Partono in ogni ora del giorno e della notte, con il sole o con le nuvole cupe. Partono da destra, dal centro, da sinistra. Partono dagli uomini, dalle donne, dai gay, dai trans. Partono dai bianchi e dai neri, partono dagli avellinesi e dagli immigrati che vivono con noi. Sono poche dignitose parole, che rimbalzano contro i vetri del Comune assediato, contro le porte d’ingresso dei partiti, contro i muri dietro cui s’incontrano coloro che lavorano alle prossime elezioni comunali, nei corridoi del palazzo di giustizia, nelle stanze del palazzo vescovile, in ogni parrocchia, in ogni club, in ogni associazione di cittadini . Poche parole che si distinguono chiare nel frastuono di quelli che scalpitano per un posto al sole, di quelli che tramano per la gestione del potere nei prossimi cinque anni, di quelli che promettono il cielo e la terra senza mai dire no alla camorra in doppio petto, di quelli che corrono in prima fila, di quelli che fanno il palo a chi manca, di quelli che usano per i propri fini le nostalgie del passa to, che scalpitano per un’intervista, per un cenno sui giornali, per un like sotto un post, di quelli che mentono, di quelli che si ritengono furbi, di quelli che sono convinti di aver capito tutto e non hanno capito nulla. Sono poche parole che vengono spinte di qua e di là, tradite, travisate, ingannate, deformate, prese in giro, derise, e che pure ritornano, forti e libere, giuste e resistenti, chiare e tenaci, in ogni possibile occasione, ad ogni angolo di strada, ogni volta che persone oneste s’incontrano, ogni volta che sguardi puliti s’incrociano. Poche parole, da scolpire dovunque. PENSATE PRIMA AL BENE COMUNE. Lasciate stare i vostri calcoli, le vostre risse, le finte rotture, le riappacificazioni che durano un’ora, lasciate stare i vostri proclami bugiardi. Pensate prima al bene comune. La città è in crisi, in agonia, sconvolta, stremata da venditori di fumo che hanno alla fine hanno lasciato solo il vuoto, da inchieste che l’ hanno scoperchiata, da meschinità che l’ hanno sfinita. Pensate prima al bene comune, se ne siete capaci, se l’amate davvero, se avete ancora un cuore. Pensate prima al bene comune, se avete dignità. Altrimenti lasciate stare, liberate il campo, meglio un commissario prefettizio per i prossimi trent’anni che le vostre facce di bronzo.