Le ragioni dei movimenti pacifisti

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In queste ultime settimane il fronte dei pacifisti è cresciuto notevolmente sotto la spinta dei cattolici (Papa Francesco e il giornale Avvenire) e la marea dei radical scic della sinistra e non solo (vedi Travaglio e il suo Fatto quotidiano). In primo luogo sono contro l’aumento delle spese militari proposto dl Governo Draghi, non apprezzato dalla maggioranza degli italiani come dicono gli ultimi sondaggi e sono contro l’ulteriore invio delle armi all’Ucraina. Anche in campo politico si vanno smarcando da Draghi, reduce da una positiva missione in Usa, Salvini e Conte che chiedono al Premier di riferire in Parlamento.

Qualcosa sta mutando nella strategia dell’Europa che a lungo andare, rischia di uscire con le ossa rotte per le sanzioni imposte alla Russia che condizionano anche la nostra economia, ragione per la quale si va attenuando la fedeltà all’alleato Biden nella convinzione che se l’America non prende l’iniziativa di parlare con Putin, magari con una telefonata diretta di Biden, la situazione non si sblocca. Non è facile arrivare alla pace ma si potrebbe cominciare con il cessate il fuoco, con l’apertura di corridoi umanitari per poi sedersi intorno ad un tavolo con Usa Cina Onu per ridisegnare un nuovo assetto mondiale.

Cosa dicono i pacifisti? Innanzitutto che le guerre non hanno mai risolto le situazioni.  Gli ultimi esempi dell’Iraq, della Siria, dell’Afghanistan e dei Balcani sono lì a dimostrarlo. Pensare di fermare la guerra “vincendola” con l’invio di altre armi significa prolungarla esponendo la popolazione ucraina ad una ulteriore carneficina inutile e feroce. Dalla guerra si esce solo con una soluzione politica coinvolgendo l’Europa, le Nazioni unite l’Usa e la Cina. A Putin bisogna chiedere il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe, offrire la neutralità dell’Ucraina (no basi militar, no adesione alla Nato, no all’entrata nella Comunità europea, status speciale per le repubbliche di Donetsk e Lugansk nel Donbass, un referendum per la Crimea.

I pacifisti rimarcano la necessità di discutere su un nuovo assetto delle relazioni internazionali in grado fi far emergere un nuovo ordine policentrico, stante il declino del potere americano, una sempre maggiore autonomia europea, l’emergere del ruolo globale della Cina, l’importanza dell’Asia, l’integrazione delle altre aree del mondo. E’ un programma rivoluzionario e innovativo che ha poco a che fare con le armi, ma per la cui realizzazione occorrono anni e anni di discussioni, intese, cambiamenti di rotta, nuovo sviluppo basato sulle relazioni internazionali ed una sorta di sovranità negoziale vietando in ogni caso l’uso delle armi.

Però da che mondo è mondo le armi hanno rappresentato sempre il mezzo internazionale di definizione delle controversie, Intanto si continuano a produrre e a vendersi, Cambiare decisamente la politica internazionale non è facile né agevole e ci vuole tempo. Intanto occorre, e subito, senza utopie e con sano realismo, porre fine alla guerra in Ucraina, che prima di sedersi a qualsiasi tavolo vuole che la Russia metta fine al massacro cessando le ostilità, abbandoni i territori occupati e permetta agli sfollati di tornare nelle loro case, Dicono che senza le armi Putin non si ferma e che se gliela si dà vinta prosegue nel tentativo di conquistare altri territori confinanti per riportare a nuovo fulgore l’impero russo. Gli accordi di Minsk del 2014 che delineavano lo status delle repubbliche autonome del Donbass è fallito per le violazioni di entrambi e occorre riscriverli nuovamente con nuove e più solide garanzie: Per dialogare occorre essere in due e Putin, finora, non ha voluto il dialogo. La pace non è vicina anche se qualche spiraglio sembra aprirsi a nuovi e più favorevoli scenari.

di Nino Lanzetta