L’esempio dei coniugi Beltrame

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Nonostante la mancanza del Vescovo titolare, la diocesi di Avellino – attualmente curata con significativo impegno dall’amministratore diocesano Mons. Vincenzo De Stefano – negli ultimi tre mesi sta svolgendo un programma pastorale di tutto rispetto. In particolare, a cura dell’Ufficio Famiglia e Vita della stessa diocesi – dal 31 marzo al primo aprile scorsi – è stato organizzato un evento di grande spessore, non solo ecclesiale, ma sociale e culturale. La famiglia come luogo di santità e grande intensità umana – accoglienza delle reliquie dei beati coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi. L’attualissimo e controverso dibattito sulla centralità della famiglia per ricostruire la trama di un tessuto comunitario profondamente sconnessa, con il triduo preparatorio di riflessione, catechesi e testimonianza citato, ha scoperto una via esemplare di vita coniugale di coniugi che hanno vissuto la loro esperienza familiare come laici cristiani impegnati costantemente non solo all’interno della loro famiglia, ma nella vita professionale, realtà sociopolitica e nel volontariato del loro tempo, fino a raggiungere la mirabile vetta della beatificazione. Avvocato Generale dello Stato lui, Luigi, scrittrice assai feconda lei, Maria, i coniugi Beltrame – vissuti nella prima metà del secolo scorso – hanno anticipato tappe significative di impegno cristiano laicale che il Concilio Vaticano II ha successivamente evidenziato con chiarezza e speranza per il futuro della Chiesa e la rinascita umana, sociale e spirituale delle comunità dell’intero villaggio globale. Genitori di ben quattro figli, i coniugi beati Beltrame Quattrocchi, in tempi non facili per i cristiani praticanti, hanno operato al servizio degli ultimi, dei perseguitati politici, dei malati non curati, dei coniugi in crisi, per tutti coloro emarginati da una società che – nel clima torbido dal patriottismo elitario prima e del fascismo dopo – determinava lo «scarto» sociale di cui parla ripetutamente Papa Francesco. Le vie della loro beatitudine andavano oltre la famiglia, la parrocchia e il loro ambito lavorativo, ma percorrevano i sentieri impegnativi dell’Associazione Scoutistica Cattolica Italiana, dell’UNITALSI, Movimento per un Mondo Migliore, la Croce Rossa, l’Azione Cattolica, Fronte delle Famiglia: da laici cristiani, erano ovunque presenti dove c’era una domanda di solidarietà, di formazione umana e sociale. Nel linguaggio socioculturale attuale diremmo che l’attivismo, umile e fecondo, dei beati Beltrame Quattrocchi costituiva un mirabile esempio di cittadinanza attiva e responsabile. Proiettando ad oggi il loro beatifico percorso esistenziale potremmo dire, con non poca consapevolezza, che la loro azione sarebbe preziosa per costruire concretamente – da coniugi, laici cristiani – la Chiesa "in uscita" e "ospedale da campo" che circoscrive mirabilmente il perimetro universale del messaggio pastorale di Papa Francesco. Alle tante famiglie del nostro tempo in difficoltà, per ragioni economiche, per maternità non accettate, per affetti traditi, per l’indifferenza del prossimo, per situazioni di salute malferma, per una imperante cultura di relativismo etico, l’esperienza umana, sociale e beatifica dei coniugi Beltrame Quattrocchi costituisce una testimonianza concreta di famiglia che raggiunge le vette della santità, camminando con e tra i fratelli che la quotidiana esperienza esistenziale ci fa incontrare, soprattutto durante l’attuale settimana santa.
edito dal Quotidiano del Sud