di Michele Zarrella
Finora ho raccontato i cambiamenti climatici con dati, previsioni, preoccupazioni e imposizioni, come hanno fatto in generale tutti i mezzi di comunicazione. Ora vorrei raccontare il clima in un’altra maniera. Immagino il clima come qualcosa di vivente, come “aria che vive”. In effetti il clima non è un concetto astratto e lontano da noi. Ci siamo dentro: come i pesci sono immersi in un oceano di acqua noi siamo immersi in un oceano di aria. Il clima è l’aria in cui siamo immersi è l’aria che respiriamo, l’aria che attraversa in questo momento le nostre narici e arriva nei nostri polmoni. Fermatevi un attimo ad ascoltare il vostro respiro. Quest’aria è un oceano che avvolge tutto il pianeta come se fosse una pelle, come il piumaggio di un uccello, come la pelliccia di un orso, come la buccia di una mela. E proprio come la buccia di una mela è sottilissima rispetto alla Terra. Anzi in proporzione è più sottile della buccia della mela.
Noi pensiamo che l’atmosfera contenente ossigeno che respiriamo e che sta sopra di noi sia immensamente grande, quasi infinita. Ci sbagliamo! Essa è a pari a 10, 12 km. Se riducessimo la sfera terrestre a un pallone da calcio, l’atmosfera sarebbe inferiore al velo della vernice con cui, ipoteticamente, lo dipingeremmo. L’atmosfera respirabile è un involucro fragile intorno a una palla gigantesca. Dentro questo involucro tutti – esseri viventi e non – siamo connessi. Il respiro che avete appena fatto contiene circa 400.000 degli stessi atomi di argon che Gandhi respirò durante la sua vita. Dentro questo sottile, fluttuante, indefinito involucro tutti gli esseri viventi sono nutriti, protetti e mantenuti. Come la pelle di un uomo, il piumaggio di un uccello, la pelliccia di una volpe, l’atmosfera mitiga e regola la temperatura in modo adeguato dell’aria, delle acque e della vita come la conosciamo. L’atmosfera media il rapporto tra il pianeta e la fredda e oscura immensità dell’Universo dove la temperatura è di 270 °C sotto zero. Le nuvole trasportano miliardi di tonnellate di acqua necessaria al suolo, riempiono i fiumi, dissetano le foreste.
Visto l’aumento globale delle temperature ho raccontato per oltre 20 anni dei rischi e dei pericoli che i nostri comportamenti stanno provocando. Con risultati molto deludenti. Delle centinaia di articoli che ho scritto il titolo più “efficace” è stato quello che ho fatto per gli anni 2021, 2022 e 2023. È stato: “Questa è l’estate più fresca dei prossimi 10 anni”, in controtendenza ai media nazionali e globali. Alcuni giorni fa un mio amico che vive a Foggia mi ha scritto che quest’anno ha sofferto molto ed è stato male per il gran caldo ed ha pensato moltissimo al mio articolo dello scorso anno: “Questa è l’estate più fresca dei prossimi 10 anni”. Quest’anno, nella speranza di risultati meno deludenti, ho voluto cambiare e ho fatto l’articolo che state leggendo.
Ci sono buone ragioni per provare paura e disperazione, ma il primo passo è prendere coscienza, accogliere il dolore e la perdita, e dopo guardare al futuro con occhi sereni e con determinazione. La mia nuova proposta è nel lasciare non la scienza ma tutte le “stampelle” fatte di astrazioni e stupidità e scegliere di raccontare le storie dei passi che io faccio come persona. Quando ho costruito casa, nel 1985 ho utilizzato dei pannelli rigidi da 4 cm di poliuretano espanso inserito nei muri portanti di cemento per coibentare la casa, sul tetto ho montato 3 pannelli solari per produrre acqua calda, sotto pavimento ho messo il riscaldamento a bassa temperatura che sfrutta anche il calore del camino ed ho realizzato una cisterna interrata da 10.000 litri per raccogliere l’acqua piovana che uso per irrigare. Nel corso degli anni ho inserito negli infissi in legno i vetri camera, sostituito la caldaia a gas con una a condensazione e dietro i termosifoni tradizionali ho inserito dei pannelli riflettenti il calore. Nel 2008 ho installato un impianto fotovoltaico da 3 kW di picco, poi ho comprato una piastra a induzione per cucinare per sfruttare al massimo l’energia che produco e ridurre al minimo il consumo di gas. Dal 2010 viaggio con una monovolume che consuma un litro di gasolio ogni 21 km ed emette 90 grammi di anidride carbonica a km. Finora ho percorso quasi 150.000 km immettendo nell’atmosfera 13,5 tonnellate di anidride carbonica. Se avessi utilizzato un SUV ne avrei immessi circa 67,5. Cioè cinque volte in più. Da sempre in famiglia mangiamo il più possibile con cibi a km zero. L’acqua: bevo quella del rubinetto, faccio la doccia e raccolgo l’acqua piovana nei secchi che uso per lo sciacquone. Facciamo in famiglia la raccolta differenziata (umido, vetro, plastica, lattine, carta, ferro) e riutilizziamo quanto più possibile ogni cosa. Questi sono i passi che faccio e che facciamo in famiglia come persone. Questi sono i comportamenti che facciamo e che mostrano la nostra condizione umana di terrestri coscienti di vivere dentro un involucro di aria viva.