Lettera a Meloni: il Pnrr, Pietrastornina, le cattedrali nel deserto

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Si rivolge al Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, per sollevare un argomento di strettissima attualità qual è la progettazione legata al Pnrr. Il consigliere comunale di Pietrastornina, Giovanni De Lisa, ricorda in premessa che cosa sta diventando intanto questa terra, l’Irpinia: «Per la nostra provincia, anche il 2022 è risultato, secondo gli ultimi dati Istat, negativo dal punto di vista del calo demografico – scrive De Lisa nella sua nota – La popolazione in 365 giorni è passata da 402.929 a 401.451 mila abitanti, facendo registrare -1478 residenti. È come se, ancora una volta, un intero paese fosse scomparso dalla Provincia di Avellino. E, di fronte a una tale realtà alcuni  Sindaci Irpini che fanno? Chiedono  e ottengono, con l’assenso del Miur, una pioggia di fondi, grazie alla specifica misura inserita nel PNRR, per la realizzazione di oltre una quarantina di asili nido e poli scolastici per l’infanzia.

In uno scenario del genere, viene spontaneo chiedersi se questi amministratori abbiano tenuto conto della qualità della spesa e della sostenibilità degli investimenti che hanno richiesto per le comunità che amministrano (nella quasi totalità dei casi, si tratta di Comuni in difficoltà economiche, in pre-dissesto se non addirittura in dissesto) dal momento che manca sia possibilità di sostenere la spesa per mantenere aperte queste strutture, che i bambini che dovrebbero usufruirne. Evidentemente no. Si è badato esclusivamente ad ottenere il finanziamento purchessia».

Giovanni De Lisa entra nello specifico.

«Una di queste realtà è Pietrastornina. Un Comune in dissesto finanziario dal 2020, con una popolazione effettiva di un poco più di migliaio di abitanti e con un plesso scolastico a rischio di chiusura: per l’anno scolastico 2023-2024, si prevede una pluriclasse per la scuola dell’infanzia, due pluriclasse per la primaria e  due per secondaria. Ad uno scenario così critico, per non dire disastroso, va aggiunto il particolare di una popolazione con una forte disoccupazione femminile e composta per larga parte da pensionati. Senza considerare, inoltre, che la “capacità” di spesa del Comune di Pietrastornina che, allo stato attuale, ha una carenza di personale tale da riuscire a malapena a garantire i sevizi essenziali… quando ci riesce!

In un simile contesto, il primo significativo finanziamento richiesto e ottenuto dal suddetto Comune con  il PNRR, nell’ambito della Missione 4 “ISTRUZIONE E RICERCA” (che  ha come obiettivo quello di consentire la realizzazione di asili nido e scuole dell’infanzia al fine di potenziare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie) è relativo ad un intervento di demolizione e ricostruzione con efficientamento energetico dell’immobile ex asilo in via Sott’Arco.

E’ di tutta evidenza che, anche in questo caso, si andrebbe a costruire un asilo nido senza aver fatto la benché minima analisi riguardo alla capacità gestionale dell’Ente che dovrà amministrarlo. Ovvero: il Comune di Pietrastornina, nelle condizioni economiche in cui versa, potrà pagare gli stipendi dei tre educatori, degli almeno due collaboratori scolastici e delle quattro utenze necessarie per tenere aperta una struttura di questo genere? Perché le risorse per la costruzione di un asilo nido (a carico dei fondi PNRR) sono spese ben diverse rispetto a quelle di gestione dello stesso che sono, invece, a totale carico del Comune di Pietrastornina.

L’ovvia, per quanto amara risposta è no. Con ogni probabilità, l’asilo nido di Pietrastornina non  verrà mai aperto (ma sicuramente inaugurato) o, se lo sarà, avrà vita breve a causa della mancanza di risorse per la sua gestione. Non è difficile prevedere, date le premesse, che ci apprestiamo a realizzare l’ ennesima cattedrale nel deserto, come d’altronde già avvenuto nel caso della Nautica Tormene, una fabbrica che avrebbe dovuto produrre barche in vetroresina, ma che fu posizionata a Morra De Santis, sullo spartiacque preciso dell’appennino meridionale. Oppure la IATO, che doveva essere la risposta italiana alla Suzuki. A Nusco si creò questo stabilimento che doveva produrre fuoristrada che dovevano essere venduti alle forze dell’ordine e all’esercito. Ne furono prodotti 188 esemplari, ma rimasero tutti allineati sul piazzale dell’azienda, nessuno li volle più. Avevano una particolarità, quando li mettevi in moto, il motore cascava a terra.

Questo è già accaduto in passato nella nostra Irpinia  centinaia di volte con i fondi per la ricostruzione del post terremoto del 1980 e questo rischia di accadere anche oggi con i fondi di alcune misure del PNRR.

A cosa servono tanti investimenti se poi le porte di queste strutture restano sbarrate?».

Una lunga analisi, quella del consigliere comunale di Pietrastornina, che continua:«Intere aree industriali, edifici costruiti ex novo, altri recuperati e restaurati con fondi pubblici, oggi sono chiusi, dimenticati, sottoutilizzati, destinati allo sviluppo del nostro territorio e delle nostre comunità. Ormai, noi delle aree interne del meridione ci  siamo tristemente abituati a questo stato di cose. Tuttavia, non possiamo fare a meno di chiederci: è questa la strategia anche di questo Governo, come dei passati?

Ci può essere un’inversione di rotta? C’è la possibilità che  almeno questi fondi pubblici  siano impiegati seguendo una programmazione chiara, con poche ed essenziali priorità e che – soprattutto – si realizzino opere realmente utili e sostenibili finanziariamente per le nostre comunità?

Io sono un cittadino e un umile “amministratore di minoranza” di un piccolo paese dell’Irpina, Pietrastornina. In questa terra, ho scelto di vivere, di mettere su famiglia e di cercare di dare il mio contributo affinchè le cose cambino. I fondi PNRR sono “l’occasione” – forse l’ultima – per zone come la nostra, per “cambiare le cose”, per “fare la differenza”. Quì e adesso.

Sono certo che non mancherà la Sua attenzione. Nell’attendere un Suo cortese cenno di riscontro e soprattutto, qualora condividesse quanto su esposto, un evidente segnale di discontinuità rispetto ai metodi utilizzati fin’ora che hanno portato nella gran parte dei casi solo allo sperpero di denaro pubblico e alla realizzazione di vere e proprie cattedrali nel deserto, che non sono servite a niente. Andrebbero erogati i finanziamenti solo a coloro che possono dimostrare di avere capacità a garantire la gestione dell’opera per cui chiedono il finanziamento una volta realizzata, altrimenti si tratterà – anche in questo caso – di veri e propri “ soldi buttati”. Bisognerebbe andare oltre le logiche dei partiti che ci hanno fatto assistere al far west amministrativo. Non possiamo più accettare questa gestione scellerata delle opere pubbliche, bisogna mettere fine allo spreco di denaro pubblico, i cittadini sono stanchi e meritano rispetto».

E infine, confidando in una eventuale risposta dalla premier, De Lisa conclude: «Anche noi cittadini delle aree interne del sud vorremmo essere degli “under dog”, e confidiamo in Lei e nei suoi metodi per diventarlo».