L’Europa riacquisti credibilità

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L’ormai imminente espressione dl voto amministrativo ha assorbito quasi totalmente lo spazio del dibattito politico, relegando nell’angolo l’importanza del voto europeo che dal 23 al 26 maggio prossimo interesserà circa 400 milioni di cittadini europei. È opinione diffusa, nell’ambito nazionale italiano, anche a fronte dell’acuirsi dei rapporti Salvini-Di Maio, che il responso elettorale europeo sarà un misuratore del consenso dei maggiori partiti al governo del Paese. In realtà il voto europeo, quest’anno, sarà un momento di più ampio respiro politico che certamente s’intreccia con le tante questioni italiane aperte, ma riguarderà davvero il grande progetto politico europeo. Riguarderà prioritariamente la sua credibilità in un momento in cui viene percepito distante dei cittadini, ma soprattutto distante e stanco rispetto alle tante emergenza comuni e, in particolare, rispetto a quelle nazionali come il lavoro, immigrazione, il complessivo sviluppo sociale ed economico. Gli europei non più giovani ricorderanno che per lungo tempo il progetto di una casa comune europea ha costituito un terreno di incontro dei Paesi membri, ma costituiva anche un momento di festa e di positiva attesa, soprattutto le giovani generazioni che, con la cinquantennale esperienza del progetto Erasmus, scambiavano esperienze e intravedono nuove speranze, sostenute da una cultura e da un progresso umano e tecnologico aggregante e credibile. In sostanza, all’interno della Unione Europea, c’era un ampio consenso popolare che oggi non esiste più e la prospettiva dell’integrazione è diventata una questione irrisolta. Da questo dato culturale e politico da tutti avvertito, nasce l’esigenza di una seria riflessione che approda alla consapevolezza che l’Unione senza una percepibile credibilità possa a lungo esistere. Da questa consapevolezza, non ancora del tutto opacizzate dai facili e deliranti sovranismi, bisogna vagliare le alternative e fare utile memoria delle radici del progetto europeo, a cominciare da quanto Robert Schuman scrisse nel suo testamento umano e politico del 1963: “Noi ci sentiamo solidali gli uni con gli altri nel preservare la pace, nella difesa contro l’aggressione, nella lotta contro la miseria, nel rispetto dei trattati, nella salvaguardia della giustizia e della dignità umana”. Queste finalità comunitarie vanno ancora costruite autenticamente e l’impegno di tutti gli europei convinti e responsabili dev’essere profuso lungo le direttrici di marcia del grande padre fondatore, senza cedere alla tentazione di demolire la struttura di un edificio ancora incompleto, culla di una civiltà che si è liberata dal bisogno, ma non dalle paure. Riconoscere l’importanza del nostro prossimo voto europeo significa superare le tentazioni dei nostri egoismi dal corto respiro ed evitare la trappola dell’astensionismo. I tanti adulti e i pensosi cittadini europei lo facciano per i loro figli e i loro nipoti.

di Gerardo Salvatore