Liceo artistico di Ariano, i detenuti diventano designer

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E’ un traguardo che si carica di un valore forte il diploma di maturità conseguito da 5 detenuti della classe quinta della sezione carceraria del Liceo Artistico, indirizzo Design Ceramica, dell’IISS Ruggero II. Lo sottolinea con forza il dirigente scolastico Francesco Caloia: “Un traguardo reso possibile grazie all’impegno dei docenti che hanno svolto anche attività di volontariato per sostenere gli allievi, al direttore della struttura carceraria Gianfranco Marcello e a tutti gli operatori carcerari; non ultimi gli agenti di polizia penitenziaria che nonostante le carenze di personale hanno vissuto con i docenti questa esperienza coinvolgente e in particolare ad Arturo Orlando l’agente preposto alla sorveglianza delle attività scolastiche”. Una sfida vinta che conferma la scelta felice del dirigente Caloia, partita nel 2010/2011: “A guidarci la volontà di diffondere l’educazione artistica sul territorio e di dare un’opportunità formativa ai detenuti della Casa Circondariale di Ariano Irpino, in collaborazione con il collaboratore vicario prof. Ciccarelli Domenico, con l’allora Direttore della Casa Circondariale Iuliani Salvatore e con l’educatrice sig.ra Anna Nazzaro. Fu quindi presentata la richiesta per l’attivazione del Liceo Artistico indirizzo Design . Ottenute tutte le autorizzazioni le attività didattiche furono avviate nell’anno scolastico 2011/12 sotto la direzione del dott. Gianfranco Marcello. La scelta dell’indirizzo Design non è stata casuale ma è stata frutto di una scelta ponderata, determinata anche la dalla mia formazione artistica e maturata come insegnante e preside negli istituti d’Arte di Modena, Reggio Emilia e Mantova. Sono convinto che la formazione nell’ambito del Design dà all’allievo la possibilità di esercitarsi su supporti e prodotti bidimensionali e tridimensionali, offrendo l’opportunità di “progettare”, un’esperienza entusiasmante in cui si ha la possibilità di dare forma alle proprie idee. Sulla base di queste convinzioni il nostro orientamento è stato quello di dare agli studenti della sezione carceraria gli strumenti per operare ai limiti tra l’arte ed il design per fornire loro competenze e conoscenze che favorissero le possibilità di inserimento nel tessuto economico-produttivo, coniugando insieme diversità espressive. dalla capacità di indagare su forma e sul suo concetto, sul ritaglio di porzioni di realtà, alla capacità di riflettere su aspetti esistenziali, su temi sociali e urgenze del quotidiano, affrontando il tutto con una consapevolezza che è di per sé mezza bellezza”. Grande attenzione è stata rivolta, in particolare, alla progettazione verso l’arte sacra, “Uno dei primi lavori svolti dagli allievi della sezione carceraria – prosegue Caloia – è stata la produzione di bassorilievi, per la realizzazione di una Via Crucis. L’obiettivo era quello di specializzare gli alunni della sezione nel settore dell’arte sacra, un’espressione artistica che non è fine a se stessa ma che necessita di formazione e riflessione sui testi sacri, sul bene, sul bello, sul vero, tre generi supremi di valori elencati già da Platone e da allora rimasti nel pensiero europeo. I nostri antenati greci avevano un sistema di valori, fatto di giustizia e bellezza. La bellezza aiutava ad assicurare un consenso anche alla morale. La massa si abitua alla bruttezza come condizione normale. Ma il cinismo verso i valori della giustizia potrebbe derivare anche dall’aver eliminato quelli della bellezza. Sono convinto che riflettere su questi temi può aiutare i detenuti nel difficile cammino della rieducazione cui deve tendere la loro permanenza in carcere. La reclusione non non dovrebbe essere una punizione ma un’occasione offerta al detenuto per capire l’errore e porvi rimedio così da poter iniziare una vita diversa una volta scontata la pena”.

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