AVELLINO – Il Tar di Salerno ha dato ragione alla famiglia Bruno: il liceo artistico De Luca di Avellino deve accettare l’iscrizione della studentessa affetta da disturbi dello spettro autistico. Il dirigente scolastico si era inizialmente rifiutato di iscriverla perché la ragazza ha compiuto il 30 marzo scorso i 18 anni e quindi avrebbe perso il diritto all’assistenza dei terapisti specializzati (operatori che, fino al compimento della maggiore età, erano assicurati dall’Asl). E perdendo i terapisti avrebbe avuto bisogno, in classe, di insegnanti di sostegno specializzati. Che non ci sono al De Luca e che la preside non ha evidentemente potuto reperire altrove tramite il Provveditorato o il Ministero. “Per noi – dice il padre della ragazza, l’ingegnere Pellegrino Bruno – quel 30 marzo scorso è stata una festa a metà. Tutti sono sempre contenti di festeggiare la maggiore età di un figlio, ma noi non avremmo voluto festeggiare, perché sapevamo che in quel momento, diventando maggiorenne, mia figlia avrebbe perso tutte quelle cure che negli anni le erano state assicurate dal servizio sanitario nazionale, ed era negata anche la possibilità di andare a scuola, viste le comunicazioni già ricevute dalla dirigente. Cure che peraltro già in passato avevamo dovuto conquistare a suon di battaglie legali. E anche questa volta abbiamo ottenuto il riconoscimento di un diritto, in questo caso il diritto allo studio, ma solo perché non ci siamo arresi alle consuetudini e ai no che ci venivano detti. Ora la scuola dovrà accettare l’iscrizione di mia figlia. Ma sappiamo che dovremo continuare a lottare, perché dalla preside ci è già arrivata una lettera nella quale ribadisce che l’istituto non è dotato di insegnanti di sostegno specializzati, né di personale ausiliario specializzato, sottintendendo che quindi il 12 settembre (domani per chi legge, ndr.), quando ripartirà l’anno scolastico, siamo invitati a rimanere a casa. E che se la portiamo a scuola, in caso di difficoltà nella gestione della ragazza, gli insegnanti chiameranno le forze dell’ordine”. Sembra tutto assurdo. Sembra di trovarsi all’interno di un’ambientazione kafkiana: numeri, codici e codicilli che il sistema sembra brandire contro una famiglia e contro una ragazza autistica: avendo compiuto 18 anni è diventata maggiorenne e quindi ha perso tutta una serie di cure e assistenze che fino ad aprile scorso le erano state riconosciute: “Per questo – spiega il padre – anche con l’Asl di Avellino abbiamo dovuto ricorrere ai giudici e alla fine abbiamo vinto la battaglia. Ma permettetemi di dire che queste istituzioni che dovrebbero essere dalla parte dei cittadini non ci stanno facendo una bella figura. Per la preside del liceo De Luca gli studi di mia figlia si sarebbero dovuti fermare qui solo perché ha compiuto i 18 anni. Per lei non contava il fatto che mia figlia dovrebbe invece fare altri tre anni per completare questo ciclo di studi superiori. Meno male che il Tar è stato veloce a prendere questa decisione. Abbiamo presentato il ricorso ad aprile e, proprio in vista della ripartenza dell’anno scolastico, sono riusciti ad arrivare a sentenza in tempo”.
I giudici del tribunale amministrativo hanno anche riconosciuto le motivazioni della preside del De Luca, ma hanno anche detto che questa mancanza di personale specializzato non può e non deve impedire il diritto della ragazza a completare il ciclo di studi. A seguire dal punto di vista legale la studentessa è l’avvocato Gherardo Maria Marenghi, docente di Diritto amministrativo presso l’Università di Salerno: “Anche grazie a lui abbiamo raggiunto questi risultati – aggiunge l’ingegnere Bruno – e spero che si tratti di una battaglia utile anche per altre famiglie che si trovano nelle nostre condizioni. Sapendo che ci sono questo tipo di difficoltà la maggior parte dei genitori rinuncia a combattere. Noi invece ci siamo ribellati a questa consuetudine. Mi dispiace che adesso la preside sia in difficoltà perché è obbligata a reperire in poco tempo il personale specializzato, ma magari se avesse accettato un maggiore dialogo con noi, avrebbe avuto mesi e mesi a disposizione per fare tutto con calma”. Ora la scuola potrebbe impugnare questa prima sentenza del Tar: “Noi siamo pronti ad andare fino in fondo – dice il papà della studentessa -. Se la scuola dovesse continuare a respingerci, in modo diretto o indiretto, procederemo con ulteriori azioni giudiziarie. Non è semplice, ma ci hanno costretto a seguire questo sentiero e noi lo percorreremo fino in fondo”. Intanto, conclude l’ingegnere Bruno, “durante un recente colloquio con il nostro legale, la dirigente ha dichiarato di avere provveduto a reperire ‘bravi’ insegnanti di sostegno per accogliere nostra figlia, ma di non essere riuscita ad ottenere personale ausiliario specializzato. Giudicheremo durante la frequenza se gli obiettivi minimi indispensabili sono stati raggiunti”.
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